Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è necessario che le emissioni di gas a effetto serra diminuiscano di almeno il 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019
Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc: “Le decisioni che prendiamo ora potrebbero garantirci un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari”
Un’innovazione che dovrebbe coinvolgere tutti i settori, puntando non solo su un minor ricorso alle fonti fossili ma anche su una migliore efficienza energetica e l’utilizzo di combustibili alternativi (come l’idrogeno). Scommettere sulle giuste politiche, infrastrutture e tecnologie che consentano un cambiamento degli stili di vita e dei comportamenti potrebbe tra l’altro generare una contrazione del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050, secondo l’Ipcc. Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, spiegano gli scienziati, è necessario infatti che tali emissioni raggiungano un picco al più tardi entro il 2025 e diminuiscano di almeno il 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. E anche le emissioni di metano, allo stesso tempo, dovrebbero essere tagliate di circa un terzo. Entro la metà del secolo, invece, occorrerebbe ridurre del 95% l’uso del carbone, del 60% quello del petrolio e del 45% quello del metano rispetto a tre anni fa.
In questo contesto, i flussi finanziari impiegati nella lotta al cambiamento climatico risultano da tre a sei volte inferiori rispetto ai livelli da raggiungere entro il 2030 per limitare il global warming sotto la soglia dei 2°C. Il discorso è che tali flussi sarebbero rimasti fortemente incentrati sul tema della mitigazione, tra l’altro diffusi in modo irregolare tra regioni e settori (sebbene il mercato della finanza sostenibile si sia “notevolmente ampliato”, riconoscono i ricercatori). Eppure, si legge nel rapporto, vi è sufficiente liquidità a livello globale per limitare tali divari d’investimento.
“Il prodotto interno lordo globale sarebbe solo di pochi punti percentuali inferiore nel 2050 se intraprendessimo le azioni necessarie a limitare il riscaldamento globale a 2°C rispetto al mantenimento delle politiche attuali”, spiega Priyadarshi Shukla (co-presidente del gruppo di lavoro dell’Ipcc che ha lavorato alle oltre 3mila pagine di rapporto). “Senza tenere conto dei vantaggi economici della riduzione dei costi di adattamento o dell’evitare gli impatti del climate change”.