Giada e collezionismo: 6 punti per approcciarsi al mercato
1. Il materiale
Se il grande pubblico allude al minerale giada, i collezionisti sanno che vi sono in realtà diversi tipi di cristalli comunemente chiamati in questo modo. Questo perché con la parola yu (?) i cinesi indicano un numero di pietre tra cui la nefrite, la giadeite, il serpentino e la bowenite. La prima è la varietà più utilizzata in Cina sin dal neolitico, un silicato di calcio e magnesio dalle spiccate proprietà di durezza, durabilità e superficie liscia e levigata. La seconda, invece, è anch’essa un silicato dalle caratteristiche mineralogiche simili alla nefrite, ma a differenza di questa è una pietra non naturalmente presente in Cina: il minerale venne infatti importato dalla regione del Burma (l’odierno Myanmar) solamente per 200 anni, durante la dinastia Qing (1644-1911). Questo rende gli oggetti in giadeite più rari, ma non necessariamente più preziosi.
2. Il colore
Mineralogicamente, la nefrite si presenta in natura di colore bianco, ma la presenza di rame, cromo e ferro le dona tonalità dal grigio-verde al giallo e rosso. Una gamma di colori simili la si ritrova anche nella giadeite, il cui colore più caratteristico è il verde smeraldo. Sebbene la varietà cromatica prediletta vari di epoca in epoca, attualmente gli esemplari più apprezzati dal mercato sono quelli in giada di nefrite bianca e non presentano impurità di colore all’interno. Di questo tipo il mercato distingue tra la “mutton fat jade” (giada grasso di montone), dal colore bianco traslucido fino al giallo chiaro, e la “chicken bone jade” (giada osso di pollo), dal colore bianco opaco fino al marrone chiaro o grigio. Se la giada bianca è la più pregiata, quella nera è la più rara, fino a risalire al marrone, il verde spinacio, il verde pallido, il verde smeraldo e il giallo.
3. L’epoca
Gli oggetti intagliati in giada rappresentano un continuum della storia cinese, dal neolitico al novecento. Gli esemplari più antichi oggi presenti sul mercato sono relativi al periodo compreso tra l’epoca Shang (1600-1046 a.C.) e quella Han (202 a.C. – 220 d.C.). Si tratta principalmente di oggetti con funzioni rituali, come coppe e incensieri. Dalla dinastia Ming (1368-1644) la giada viene invece associata allo stile di vita degli intellettuali e intagliata per diventare vari accessori di scrittura come lava pennelli, pesi per la carta e sigilli. Di questo periodo sono tipici gli esemplari in giada colorata. Dalla dinastia Qing (1644-1911) viene invece preferita la giada bianca traslucida, così come quella smeraldo. In questo periodo gli oggetti ricoprono anche funzioni decorative (intagli raffiguranti animali simbolici come gru, cavalli e uccelli), di utilità (vasi, fibbie, piatti) e cerimoniali (sigilli, scettri). Mentre la giada arcaica è la più difficile da collezionare (attenzione alla provenienza e alla presenza di un certificato), quella del XVIII secolo attira un pubblico più vasto e non solamente orientale.
4. Le dimensioni
Quando si parla di giada, non sempre sono da preferire gli esemplari dalle dimensioni elevate. Gli oggetti più piccoli mostrano infatti la maestria degli artigiani, oltre ad essere più abbordabili in quanto a fascia di prezzo.
5. I significati nascosti
La giada è ritenuta in Cina tra le pietre più chiare e preziose e tradizionalmente racchiude le cinque virtù: carità (per lo smalto, brillante ma dal sottotono caldo), rettitudine (per la traslucidità, che mostra le imperfezioni all’interno), saggezza (per la purezza e la qualità quando essa viene scalfita), coraggio (perché può essere rotta ma non piegata) ed equità (perché ha spigoli taglienti che tuttavia non feriscono). Dalla dinastia Qing, la decorazione diventa anch’essa simbolica: ad esempio, il fiore di loto è spesso utilizzato per gli oggetti riconducibili al matrimonio e alla fertilità. Il loto è infatti una delle poche piante i cui semi sono visibili quando comincia la fioritura ed è per questo associato all’arrivo precoce dei figli.
6. Il mercato
Essendo una categoria di nicchia, il mercato della giada attira collezionisti per lo più orientali, anche se oggetti dalle dimensioni ridotte e realizzati in tempi più moderni sono facilmente acquistabili anche in occidente.
Il top lot a livello mondiale è un sigillo imperiale in giada di nefrite rossa e beige, all’incanto nel dicembre 2016 dalla parigina Drouot per 21 milioni di euro, pari a 20 volte la stima pre-asta. L’oggetto venne usato dall’imperatore Qianlong, il secondo più longevo della storia cinese, per firmare le opere calligrafiche e dipinte dell’imperatore. Decorato da nove draghi (simbolo dell’autorità imperiale), il sigillo venne probabilmente acquistato da un medico francese di servizio sulle navi del paese che viaggiò diverse volte verso il Dragone alla fine del XIX secolo. Da allora rimasto nella sua famiglia, l’oggetto è stato acquistato da un collezionista cinese.
Sigillo imperiale in giada di nefrite rossa e beige,
dicembre 2016, 21 milioni di euro. Courtesy: Drouot.
Segue un secondo sigillo in giada di nefrite bianca, anch’esso appartenuto all’imperatore Qianlong, venduto da Sotheby’s Hong Kong nell’aprile 2021 per 14,6 milioni di dollari di Hong Kong (circa 16,3 milioni di euro). L’oggetto è composto da una base sormontata da due dragoni e iscritta con una poesia intitolata Ji’entangji, cui segue la data 1766 (periodo Qing). La particolarità dell’oggetto? Alcune venature rosso mattone e nere, conseguenze di un incendio.
Sigillo imperiale in giada di nefrite bianca,
aprile 2021, 16,3 milioni di euro. Courtesy: Sotheby’s Hong Kong.
Da segnare, in calendario, le prossime date delle aste dedicate agli oggetti in giada. Per prima Christie’s New York (Important Chinese ceramics and works of art) il 24-25 marzo. Segue Sotheby’s Hong Kong (Important Chinese art) ad aprile. In Italia, si segnalano le aste primaverili di Cambi casa d’aste e Wannenes dedicate alle sculture e agli oggetti d’arte antichi.
Foto copertina: sigillo imperiale in giada di nefrite bianca, aprile 2021, 16,3 milioni di euro. Courtesy: Sotheby’s Hong Kong.