In Italia l’età effettiva di pensionamento è variabile e muta al mutare della categoria di lavoro svolto
Sono numerosi gli strumenti che consentono di anticipare la pensione di vecchiaia
Ebbene, per tentare di fare chiarezza sugli orizzonti dell’ambito pensionistico italiano e comprendere, ad esempio, quali sono le misure che consentono di andare in pensione prima dell’età statutaria oggi attive e, ancora, qual è l’età che consente di maturare il diritto alla pensione in funzione della categoria di appartenenza, è interessante il recente lavoro pubblicato dall’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (Ocpi) dell’Università Cattolica di Milano, dal titolo “Qual è l’età effettiva di pensionamento in Italia?”.
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Per rispondere al quesito, occorre partire da due dati, tra loro divergenti: a parere dell’Ocse, si dovrebbe maturare il diritto ad andare in pensione a 61,8 anni. Tuttavia, ad avviso dell’Inps, l’età effettiva di pensionamento in Italia corrisponde a 63,8 anni.
Questa divergenza, di circa due anni, si spiegherebbe con il fatto che i dati Inps e Ocse si basano su parametri diversi: quelli elaborati dall’Inps considerano l’età delle persone nell’anno in cui maturano il diritto alla prima erogazione; i dati Ocse, invece, strutturano la stima tenendo conto di fattori diversi e prendendo in considerazione ogni fattore che consente l’uscita dal mercato del lavoro.
Un simile ragionamento porta a ritenere, ad avviso dell’Ocpi, più attendibili i dati Inps e a considerare, conseguentemente, che il diritto alla pensione si matura, in media, a 63,8 anni.
Ma questo dato è, a sua volta, attendibile solo se si approfondisce il discorso. Come evidenzia l’Osservatorio Conti Pubblici, nel report in commento, in Italia l’età effettiva di pensionamento è variabile e muta al mutare della categoria di lavoro svolto.
Nonostante l’età statutaria di pensionamento prevista per le pensioni di vecchiaia è individuata a 67 anni (età in cui va in pensione il 35 per cento dei lavoratori), una buona parte degli italiani va in pensione a 62 anni, beneficiando degli strumenti di pensionamento anticipato. Si pensi a Quota 100 per il triennio 2019-21.
Tra i principali strumenti che consentono di anticipare la pensione di vecchiaia troviamo la pensione anticipata “standard”, destinata a chi ha un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (35 dei quali effettivi per entrambi i generi), a prescindere dall’età anagrafica; la pensione anticipata contributiva rivolta ai soggetti il cui primo contributo è successivo al 31/12/1995, con almeno 64 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno pensionistico maturato di importo mensile maggiore o uguale a 2,8 quello dell’assegno sociale; Quota 100, strumento operativo che fino al 2021 ha consentito il pensionamento anticipato per coloro che avevano almeno 62 anni d’età e 38 anni di contributi (oggi sostituito da Quota 102); contratto di espansione, misura a carico dell’impresa (con almeno 100 dipendenti) che consente a fronte di un piano di riorganizzazione, l’accompagnamento alla pensione per i dipendenti a cui non mancano più di 5 anni dal conseguimento del diritto alla pensione; opzione donna, strumento che permette il pensionamento anticipato alle lavoratrici dipendenti con 58 anni d’età (59 per le autonome) e 35 anni di contributi.