Secondo quanto si legge in un nuovo paper scritto a quattro mani dall’italiano Carlo Rosa (professore associato all’Università della Calabria) e Ayelen Banegas (membro del board of governors della Federal Reserve), i fondi momentum hanno avuto performance inferiori alla media del mercato negli ultimi sei anni
Lo studio ha preso in considerazione i soli Etf domiciliati negli Usa, a gestione passiva, focalizzati o in large cap o small cap; il tutto per centrare quanto più possibile i risultati sugli effettivi risultati della strategia momentum (depurati da altri possibili fattori)
Funziona? Non molto, stando a quanto calcolato in un nuovo paper scritto a quattro mani dall’italiano Carlo Rosa (professore associato all’Università della Calabria) e Ayelen Banegas (membro del board of governors della Federal Reserve). Dal 2015 all’ottobre 2021 i fondi d’investimento ispirati sin dal loro nome alla strategia momentum, secondo l’analisi compiuta dai due studiosi, hanno offerto ai sottoscrittori ritorni aggiustati per il rischio inferiori alla media del mercato. E’ qualcosa su cui riflettere, se si pensa che gli asset gestiti dai fondi appartenenti a questa categoria sono passati dall’essere meno di 500 milioni a 25 miliardi di dollari fra il 2006 e il 2021; con un tasso di crescita triplo rispetto a quello osservato per i fondi convenzionali nello stesso periodo.
Lo studio ha preso in considerazione i soli Etf domiciliati negli Usa, a gestione passiva, focalizzati o in large cap o small cap; il tutto per centrare quanto più possibile i risultati sugli effettivi risultati della strategia momentum (depurati da altri possibili fattori). Nel caso degli Etf momentum focalizzati su società ad elevata capitalizzazione l’alpha, il divario rispetto all’andamento medio del mercato è stato negativo dello 0,37% negli ultimi sei anni. Per gli Etf basati sulle small cap, il ritardo è stato più contenuto -0,05%. In entrambi i casi, perlomeno nel periodo considerato, la strategia non ha dato nessun frutto, nessuna sovraperformance: anzi.
Una possibile spiegazione del fenomeno è data dal fatto che negli ultimi anni, i guadagni delle strategie momentum sono stati sono stati in gran parte guidati dalle posizioni corte, ossia quelle relative alle azioni escluse dalla strategia poiché nel periodo precedente avevano sottoperformato.
Dal momento che la gran parte degli investitori che puntano sui fondi momentum si basano su strategie long-only (quelle che puntano a guadagnare solo sui titoli messi in portafoglio nella speranza che salgono e non vendendo allo scoperto quelli che scendono) il valore apportato dalla strategia è stato esiguo.
Perché puntare esclusivamente sullo slancio dei titoli che salgono ha funzionato sempre meno? La risposta ha sicuramente qualcosa a che vedere con la concentrazione degli acquisti su pochi titoli, tipicamente del comparto tecnologico: una volta che questi ultimi entrano degli indici di riferimento, è più difficile sovraperformare. Ad esempio, fino al dicembre 2020 aver messo in portafoglio un titolo come Tesla poteva dare più possibilità di battere l’S&P 500, perché ancora la società non era inclusa in questo indice e non ne influenzava l’andamento.
Un altro punto debole degli Etf momentum consiste nell’eventuale lentezza con la quale vengono operati i ribilanciamenti: se si perde l’attimo quello che è stato lo slancio di una certa serie di titoli rischia di tramutarsi, a seconda delle situazioni, in ritardo rispetto alla media del mercato.
Nelle loro conclusioni, i due autori evitano di tracciare una condanna definitiva alla strategia momentum, ma hanno invitato alla cautela. “Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che gli investitori dovrebbero guardare oltre il nome del fondo o lo stile d’investimento dichiarato”, hanno scritto Rosa e Banegas, “ed esaminare i rendimenti corretti per il rischio del fondo e l’esposizione ai fattori quando si impegnano in investimenti momentum”.