2025: Make Equity Great Again? Il ruolo dell’azionario in portafoglio

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Ospiti di questa puntata di We Talk: Gianluca Cerone, head of advisory distribution di Nordea Asset Management e Filippo Casolari, Responsabile Wealth Management Private e Retail di Crédit Agricole Italia.

Anche in questo 2025 la parola d’ordine, quando si parla di investimenti, è una sola: diversificazione. A differenza dello scorso anno, però, lo scenario in cui farlo si presenta completamente nuovo e anche in continua (e velocissima) evoluzione. Le banche centrali hanno intrapreso strade divergenti, mentre il contesto geopolitico cambia e si delinea anche in base alle scelte di Trump. Il Presidente Usa, appena insediato, è passato dalle parole ai fatti, insistendo su diversi temi come l’immigrazione, l’ambiente e i dazi che stanno tenendo tutti con il fiato sospeso.

In un contesto simile, la volatilità, che non sembra pronta per abbandonare i mercati finanziari, diventa uno scoglio grande e anche difficile da superare. È arrivato il momento per gli investitori di rivedere la propria asset allocation? Sembra proprio di sì. E sembra anche che in questa revisione di portafoglio l’azionario potrebbe avere un ruolo molto importante, come hanno raccontato Gianluca Cerone e Filippo Casolari.

Diversificazione e pianificazione: le basi per il 2025

Secondo Filippo Casolari, la parola chiave per affrontare questo anno è pianificazione finanziaria. “Indipendentemente dall’orizzonte temporale, è fondamentale definire una strategia d’investimento in base ai propri obiettivi e alla propria propensione al rischio. Solo così si può affrontare l’inevitabile volatilità dei mercati.”

Un aspetto cruciale da considerare è il rendimento reale, ovvero il rendimento al netto dell’inflazione. “Nel 2025 – spiega Casolari – i rendimenti reali delle asset class più a breve termine, come il monetario, sono prossimi allo zero o addirittura negativi. Questo significa che gli investitori dovranno riconsiderare l’elevata componente di liquidità presente nei portafogli italiani e orientarsi verso asset class con rendimenti attesi reali positivi.”

Azionario: tra opportunità e strategie difensive

L’attuale contesto geopolitico ed economico presenta forti contrasti. “Da un lato – osserva Gianluca Cerone – abbiamo tensioni geopolitiche diffuse, dall’altro un mercato che sembra ignorarle, con ottimismo in America e maggiore pessimismo in Europa.”

Questa apparente dicotomia richiede un approccio attento e diversificato. “Gli investitori italiani storicamente hanno un’esposizione azionaria molto bassa, intorno al 10%, rispetto al 40% degli americani e al 30% degli europei. È essenziale aumentare gradualmente questa componente attraverso strategie di accumulo e strumenti che riducano l’impatto della volatilità.”

A tal proposito, Filippo Casolari cita un principio antico, ma sempre valido: “Aggiungi poco al poco, ma spesso, e presto il poco diventerà molto”, una massima di Esiodo che ben si applica all’investimento azionario. “La strategia dell’accumulazione progressiva permette di costruire un’esposizione azionaria coerente, riducendo il rischio di entrare sul mercato nel momento sbagliato.”

Obbligazionario: un asset da ripensare

Dopo l’azionario è il momento di parlare di obbligazionario. Perché, dopo anni di tassi elevati, nel 2025 questo comparto dovrà essere pronto ad affrontare nuove sfide. “Nel breve termine, i ritorni reali delle obbligazioni a breve scadenza stanno diventando negativi – spiega Cerone – e questo impatta un mercato italiano storicamente orientato alla liquidità. È essenziale ridistribuire questi capitali su soluzioni obbligazionarie più efficienti.”

Tra le opzioni più interessanti ci sono le obbligazioni investment grade europee e il segmento subordinato, che offrono rendimenti tra il 4% e il 6%. “È un contesto in cui serve prudenza e un attento bilanciamento tra rischio di credito e duration“, aggiunge Casolari.

In tutto questo – e visto anche il successo del Btp Più – quale sarà il ruolo dei Btp in portafoglio? “Il BTP rimane un pilastro nei portafogli degli italiani, ma deve essere visto con un’ottica di complementarietà – afferma Casolari. Il Mef ha fatto un ottimo lavoro di marketing con le ultime emissioni, ma gli investitori devono capire che il Btp è solo una delle tante possibilità che il mondo obbligazionario offre”.

Continuando a parlare di Btp, Cerone ha sottolineato il fatto che sembra quasi di assistere a una ‘giapponesizzazione’ del debito italiano, con sempre più retail che acquistano Btp. “Tuttavia – aggiunge – la maturità degli investitori sta crescendo e oggi si iniziano a integrare questi Titoli di stato con strumenti di consulenza e pianificazione a lungo termine.”

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