A Mariano del Friuli, paese che qualcuno conosce di fama perché diede i natali a Dino Zoff, nella denominazione Friuli Isonzo che forse non ha il blasone di denominazioni quali il Collio o i Colli Orientali del Friuli, troviamo una delle tante perle del panorama vitivinicolo italiano: Vie di Romans, di proprietà della famiglia Gallo dai primi del ‘900.
La storia dell’azienda friulana della famiglia Gallo
Dal 1978 si occupa dell’azienda Gianfranco, che, appena finiti gli studi, giovanissimo, ne raccoglie il testimone dal papà Stelio. Anno di svolta il 1990 in cui viene costruita una nuova e moderna cantina e cambiato il nome dell’azienda (anche in seguito all’azione della omonima famiglia di produttori americani che aveva fatto valere i propri diritti di esclusiva del marchio), da Gallo a Vie di Romans, termine che deriva dal toponimo del tratto di strada che in tempi passati univa Aquileia a Cividale del Friuli. Conscio di avere a disposizione un grande terroir, in un territorio vocato alla viticoltura in cui si coltiva la vite e si produce vino dal 1500, con un suolo ideale per esaltare la vite, e un clima ottimale che garantisce maturazioni costanti e lente con notevoli escursioni termiche, nel 1990 Gianfranco prende alcune decisioni, allora audaci, tra cui quella di valorizzare ed esaltare il concetto di cru su tutti i vini prodotti, secondo un modello culturale, tipico della Borgogna, non certo in voga ai tempi, e quella di prolungare di un anno l’affinamento dei vini prima di essere commercializzati (i vini dell’azienda, da allora, non escono se non sono passati almeno due anni dalla vendemmia). E ai vini, rappresentativi dei singoli cru, non vengono dati nomi di fantasia, ma i nomi, in lingua friulana, adottati da generazioni e usati per identificare le diverse vigne.
Affermare nel vino uno stile qualitativo di grande personalità
L’obiettivo perseguito, e il risultato a mio avviso ampiamente raggiunto, è stato quello di affermare, in tutte le etichette, uno stile qualitativo di grande personalità come nei sauvignon blanc “Pière” e “Vieris”, negli chardonnay “Vie di Romans” e “Ciampagnis”, nel pinot grigio “Dessimis”, nel tocai friulano “Dolee”, nella malvasia istriana “Dis Cumieris” e nei blend “Flor di Uis”, “Dut Un” e “Mauris”. Nei 60 ettari vitati, l’azienda produce in grande prevalenza vini bianchi con vigne dall’alta densità d’impianto a cui corrisponde una inversamente proporzionale produzione per pianta (e una conseguente bassa resa per ettaro) al fine di raggiungere un elevato livello qualitativo delle uve. Le pratiche in cantina includono criomacerazione, vinificazione in acciaio, affinamento sui lieviti, in acciaio o in barrique a seconda dei casi, e a seguire in bottiglia per quasi un anno, per vini capaci di esprimere i profumi tipici del vitigno vinificato, nel solco di una ricerca di eleganza e di equilibrio, oltre che di capacità d’invecchiamento.
Tutte la qualità del sauvignon blanc “Pière”
Tra i vini dell’azienda sopra citati, devo dire tutti meritevoli di essere bevuti e molto apprezzati dalle guide di settore che normalmente attribuiscono loro voti elevati, mi soffermerei sul sauvignon blanc “Pière”, forse quello che conosco meglio essendo uno dei miei sauvignon blanc preferiti. È stato il primo vino che Gianfranco ha identificato e vinificato come singolo cru, già a partire da metà degli anni ’80. Le uve provengono dal vigneto Pière (“pietre” in friulano), una vigna pianeggiante di circa 12 ettari, piena di pietre, situata nella zona dell’Isonzo Rive Alte, con suoli composti da argille ricche di silicio, conglomerati e abbondante scheletro. La vendemmia si svolge tra la fine di agosto e le prime settimane di settembre e i migliori grappoli sono sottoposti a una macerazione a freddo di alcune ore. Segue la fermentazione a bassa temperatura con lieviti selezionati, che dura una ventina di giorni. Il vino matura in vasche d’acciaio sui propri lieviti per nove mesi e completa l’affinamento con dieci mesi in bottiglia.
Ho recentemente assaggiato l’annata 2013 che ho trovato eccellente e con potenzialità di beva per almeno i prossimi dieci anni. L’ultima annata in commercio è la 2021. Nel calice si presenta di un colore giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli. Al naso si esprime con sentori di fiori bianchi, scorza d’agrumi, pesca bianca, ananas, mango e kiwi con cenni di ortica, erbe officinali e una leggera nota affumicata data dalla lisi dei lieviti. Il sorso è avvolgente, ricco e allo stesso tempo scorrevole, dotato di freschezza, sapidità e un finale persistente. Un gran de sauvignon blanc, adatto all’invecchiamento, elegante e con le note erbacee espresse normalmente da questo vitigno, appena avvertibili, un vino che oggi si trova a circa 26 euro.
Articolo pubblicato sul numero 61 del magazine di We Wealth