Nuova emissione Unicredit dedicata agli investitori al dettaglio: sul piatto a partire dal 15 novembre, fino al 13 dicembre, è un titolo a 13 anni che prevede un tasso fisso per i primi 2 anni e un tasso variabile per il periodo successivo fino a scadenza, ancorato al tasso Euribor a tre mesi.
Nel dettaglio, le cedole che saranno pagate su base annuale saranno pari al 4,85% lordo per i primi due anni. In seguito il tasso sarà determinato dal tasso Euribor a 3 mesi, che è strettamente collegato alla politica monetaria della Bce in quanto, moltiplicato per 2. Tuttavia, l’escursione massima della parte variabile, tenendo conto della moltiplicazione, dovrà essere compresa fra lo 0 e il 4,85%.
Nella migliore delle ipotesi possibili, il bond renderebbe il 4,85% lordo per 13 anni. Al netto della tassazione al 26%, questo corrisponderebbe al 3,59%.
Per avere un termine di paragone, un Btp a 15 anni di vita residua ha rendimento netto del 3,37% e uno a 10 anni del 3,1%. La principale differenza è che il rendimento del Btp è certo, mentre quello dell’obbligazione Unicredit dipende dall’andamento del costo del denaro nei prossimi 13 anni.
Attualmente le attese del mercato, ricavabili dai Tassi Forward Rate Agreement indicano che fra circa due anni il mercato si aspetta che il tasso Euribor a tre mesi sarà al 2,11% (dato aggiornato al 14 novembre 2024). Supponendo che questo livello sia mantenuto per gli undici anni successivi, si ricaverebbe un rendimento pari al 4,22% lordo dall’obbligazione Unicredit. Al netto delle tasse si scenderebbe al 3,12%.
Considerando nel calcolo complessivo anche i primi due anni con le cedole più generose, il titolo Unicredit genererebbe un rendimento netto a scadenza del 3,19% annuo: un po’ più di un Btp decennale (3,1%) e un po’ meno di uno a 15 anni (3,37%). Insomma, si trova più o meno dove sarebbe legittimo aspettarsi che fosse con i suoi 13 anni di durata complessiva.
Alle condizioni attuali di mercato, il bond Unicredit può essere considerato un’alternativa al Btp a lungo termine, ma con un elemento di incertezza in più: se i tassi Bce dovessero scendere più del previsto, magari perché l’Eurozona andrà in recessione, il confronto con il Btp sarà favorevole a quest’ultimo, nel caso opposto, Unicredit ha messo un tetto al rendimento massimo che sarà disposta a pagare. Un tetto che si tocca già con un Euribor al 2,425% – tutt’altro che difficile da raggiungere se l’inflazione dovesse salire oltre il 2%, constringendo la Bce a far salire i tassi.
Nella migliore delle ipotesi possibili, il premio che Unicredit paga per l’incertezza dovuta alla componente variabile del bond è pari a un extra rendimento dello 0,2% circa all’anno rispetto a un Btp a 15 anni e di uno 0,4% in più rispetto al Btp a 10 anni. Ma nel caso ci fosse un drastico calo dei tassi nei prossimi 13 anni l’investitore in obbligazioni Unicredit andrebbe a perdere potenzialmente molto più rendimento, in rapporto al premio potenziale sul Btp. Considerata la lunga durata del titolo e l’evoluzione imprevedibile del mercato il rischio che le cose vadano peggio del previsto potrebbe non essere compensato dai rendimenti extra in caso di scenario favorevole.