Il prossimo 8 febbraio la Corte Suprema degli Stati Uniti si riunirà per ascoltare le testimonianze sul caso legale che potrebbe decidere le prossime elezioni presidenziali americane: la candidabilità di Donald Trump. L’opposizione è stata sollevata dai giudici del Colorado, che lo scorso dicembre hanno vietato a Trump la partecipazione alle primarie repubblicane nello stato, in quanto “coinvolto” nell’insurrezione del 6 gennaio 2021, che ha portato all’invasione del palazzo del Congresso americano, a Washington DC. Questa partecipazione attiva all’insurrezione, qualora attestata, sarebbe incompatibile con la Costituzione americana; l’ex presidente, tuttavia, non ha mai subito una condanna per insurrezione.
Come investire se Trump dovesse tornare presidente?
Se Trump dovesse superare lo scoglio della Corte Suprema, in pochi dubitano che andrebbe facilmente a conquistare la nomination per il partito, dopo due comode vittorie in Iowa e in New Hampshire, rispettivamente con 30 e 11 punti di scarto sul secondo candidato. In caso di testa a testa con il presidente Joe Biden, i numerosi sondaggi realizzati nella seconda metà di gennaio hanno dato per vincente Trump in quasi tutte le rilevazioni. Secondo il più recente sondaggio di Morning Consult, realizzato fra il 26 e il 28 gennaio, l’ex presidente risulta in vantaggio di due punti; la precedente indagine Ipsos condotta il 24 gennaio ha calcolato un vantaggio di cinque punti. In passato, i sondaggi hanno sottostimato il reale consenso raccolto da Trump, che ha sempre fatto meglio delle previsioni sia nel 2016 (con una vittoria a sorpresa) sia nel 2020 (la cui sconfitta è stata più modesta del previsto).
Di conseguenza, è legittimo affermare che, al momento, gli elettori americani sono orientati a una rielezione di Trump, uno scenario che inizia a raccogliere anche l’attenzione degli analisti finanziari.
Secondo il team di ricerca di Goldman Sachs la rielezione di Donald Trump sarebbe un importante evento per il mercato, dal momento che l’orientamento politico degli Stati Uniti cambierebbe in importanti aree come l’impegno nella politica estera, la politica protezionistica e la minore attenzione al contenimento della spesa pubblica.
Diversi comparti dell’azionario europeo potrebbero uscire svantaggiati da una vittoria di Trump, ha argomentato la banca d’affari americana. Un aumento dei rischi legati all’incremento dei dazi sull’Europa e una riduzione del sostegno finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina, contribuirebbero soprattutto a colpire il Dax, l’indice azionario tedesco e, più in generale, i settori ciclici con un’elevata correlazione al commercio mondiale, come l’industria, la chimica e l’automotive. Un altro settore particolarmente vulnerabile sarebbe quello siderurgico, già oggetto di dazi durante la prima presidenza Trump: secondo Goldman Sachs, nuove barriere commerciali fra l’Europa e gli Usa potrebbero creare un eccesso di volumi di produzione che potrebbero portare a cali di prezzo e riduzione dei margini, in particolare nel settore dell’acciaio. In considerazione di un possibile disimpegno militare statunitense sul fianco occidentale europeo, Goldman Sachs ritiene che la sovraperformance dei titoli europei attivi nel comparto della difesa potrebbe proseguire il trend positivo avviato nel 2022.
Sull’altro versante dell’Atlantico, la manifattura statunitense potrebbe vedere in Trump un alleato, in previsione di maggiori sussidi per la produzione industriale nazionale, che accrescerebbe l’attrattiva per le azioni del comparto negli Usa.
Una maggiore spesa pubblica, che sarebbe tanto più prevedibile qualora i repubblicani conquistassero anche la maggioranza al Congresso, comporterebbe un aumento dei rendimenti dei Buoni del Tesoro Usa, e un rafforzamento del cambio del dollaro.
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Trump, la storia delle elezioni è positiva per le azioni Usa
Non per tutti gli osservatori, però, l’ipotesi di un secondo termine per Donald Trump farebbe una grande differenza nei prossimi mesi di mercato. “Non vedo particolari variazioni nelle preferenze di investimento in previsione di una potenziale vittoria di Trump. Il mercato azionario, nonostante possa essere soggetto a una maggiore volatilità, rimane ancora ben posizionato per un anno positivo, specialmente nella seconda metà dell’anno con un’attesa di maggiore rotazione”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “Nonostante le sue promesse confermino la linea America First, con possibili nuovi negoziati e dazi e contro dazi come sfondo, una politica energetica filoamericana, l’abbandono di politiche climatiche e temi già in passato ascoltati, di fatto i titoli si sono mosso proprio nell’opposto, basti pensare che proprio il settore dell’energia solare (misurato dall’Etf TAN) è cresciuto durante il suo mandato di oltre il 360%”.
Anche Debach, tuttavia, concorda con l’idea che i titoli europei e messicani attivi nella chimica, nell’industria e le automobili potrebbero subire impatti negativi dalla rielezione, mentre il comparto difesa potrebbe beneficiare di maggiori investimenti da parte dei governi appartenenti alla Nato – un’organizzazione che Trump non ha mai sostenuto con convinzione, ventilando un possibile disimpegno.
Per gli appassionati di confronti storici, poi, gli anni di elezioni presidenziali sono statisticamente positivi (per 20 volte nelle ultime 24 annate elettorali). Inoltre, “quando un democratico era in carica e un nuovo democratico è stato eletto, il rendimento totale dell’anno è stato in media del 12%”, ha affermato Debach.
Alcuni giorni fa anche i responsabili per gli investimenti di Vontobel avevano espresso poche preoccupazioni, in termini di mercato, sulla possibile rielezione di Trump, sottolineando però che questa contribuirebbe a favorire un sovrappeso strategico sugli Stati Uniti, in favore dell’Europa e dei mercati asiatici.
Le ipotesi protezionistiche ventilate da Trump, che avanzato l’idea di introdurre un dazio del 10% su tutti i beni importati sarebbe “la più palpabile preoccupazione” dei Ceo delle imprese americane, che privatamente hanno espresso ben pochi entusiasmi allo scenario di una rielezione, ha riferito l’Economist lo scorso 16 gennaio. Gli argomenti di chi in questa fase sostiene i democratici, tuttavia, non sembrano fare leva sulle possibili reazioni negative dei mercati in caso di rielezione di Trump – che al suo primo mandato aveva trascinato l’azionario Usa su nuovi massimi. “Larry Summers, l’ex segretario del Tesoro pro-Biden, ha esortato i Ceo a respingere Trump”, ha riferito l’Economist, “notando che i mercati italiani erano andati bene nei primi anni al potere di Benito Mussolini, fino a quando, a un certo punto, non è stato più così”.