- Guardando ai contratti futures sui Fed fund, il mercato sconta attualmente un 67% di probabilità che si verifichi un taglio da 50 punti base
- Cui (Pictet wealth management): “Ci aspettiamo che Powell mantenga un atteggiamento accomodante e aperto alla possibilità di tagli più consistenti”
Sale la scommessa degli operatori su una maxi-sforbiciata ai tassi di interesse firmata Federal Reserve. Guardando ai contratti futures sui Fed fund, il mercato sconta attualmente un 67% di probabilità che si verifichi un taglio da 50 punti base in occasione della riunione del 18 settembre. Un cambio di rotta rispetto alle attese della scorsa settimana: il dato sull’inflazione statunitense di agosto, diffuso mercoledì, aveva evidenziato infatti un rialzo maggiore della componente core rispetto alle attese (+0,3% mese su mese contro lo 0,2% previsto dal consensus) fomentando l’ipotesi di un calo di 25 punti base. Ma i segnali di un rallentamento del mercato del lavoro americano hanno contribuito a rimescolare le carte in tavola.
“Nelle ultime settimane il dibattito si è concentrato su come la Fed potesse centrare il famoso soft landing (atterraggio morbido dell’economia, ndr) abbassando i tassi al livello neutrale”, spiega a We Wealth Marco Giordano, investment director di Wellington Management intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell. “Da una parte alcuni investitori considerano un maxi-taglio una specie di ammissione di colpa di un ritardo della banca centrale statunitense nell’abbassare i tagli, evidenziando l’assenza di un rallentamento tale da giustificare un intervento di questo tipo. Dall’altra parte c’è chi – come Wellington – intravede due motivi che lo motiverebbero: l’improvviso aumento della disoccupazione negli ultimi mesi, affiancato però a una discesa costante dell’inflazione”.
Verso la Fed: recessione sì o recessione no?
I dati storici indicano una probabile recessione nei prossimi 6-12 mesi, ma secondo Giordano non è stata ancora evidenziata l’impennata di licenziamenti che normalmente accompagna uno scenario di questo tipo. Per Xiao Cui, senior economist di Pictet wealth management, il Federal open market committee inizierà con una sforbiciata da 25 punti base e le stime sui tassi indicheranno un ritmo graduale di allentamento coerente con la normalizzazione della politica monetaria e non con un salvataggio del mercato del lavoro. “Prevediamo che le proiezioni mediane sui tassi mostreranno tagli per 75 punti base quest’anno, seguiti da altri 125 punti base nel 2025, entrambi superiori alle previsioni dei mercati”, dice Cui. Inoltre, le proiezioni economiche mediane riveleranno un incremento della disoccupazione e una discesa dell’inflazione da qui a fine anno e resteranno coerenti con un atterraggio morbido dell’economia, secondo l’esperto.
Usa: vendite al dettaglio oltre le attese
“Anche se un taglio di 25 punti percentuali potrebbe essere visto come un errore di policy o come la prova che la Fed sia in ritardo rispetto alla curva, ci aspettiamo che Powell mantenga un atteggiamento accomodante e aperto alla possibilità di tagli più consistenti, sottolineando la flessibilità per un allentamento più aggressivo nel caso in cui il mercato del lavoro dovesse indebolirsi”, continua Cui. Intanto, l’ultimo dato dell’Us Census Bureau sulle vendite al dettaglio di agosto mostra una variazione positiva dello 0,1% su base mensile. Un valore in calo rispetto al +1,1% di luglio, ma superiore rispetto alle previsioni degli analisti che ipotizzavano un decremento dello 0,2%.
“Se ci sbagliamo e la Fed decidesse di iniziare con un taglio di 50 punti base, ciò probabilmente incoraggerebbe le aspettative che la banca centrale si porti molto rapidamente verso un punto di neutralità”, aggiunge Cui. Sarebbe insomma un indizio che la Fed “è disposta a essere veramente preventiva e valuta come più elevati i rischi di un rallentamento più marcato del mercato del lavoro rispetto a noi. In tal caso, un altro taglio dei tassi di 50 punti base a novembre e/o dicembre, come ipotesi di base, sembrerebbe ragionevole”, osserva l’esperto. Anche Michael Krautzberger, global cio fixed income di Allianz Global Investors, si attende una sforbiciata di 25 punti base nella riunione del 18 settembre; ma non esclude un taglio di mezzo punto, visto il recente indebolimento dell’attività del mercato del lavoro e i commenti di alcuni esponenti della Fed sulla possibilità di anticipare i tagli dei tassi. “Anche se la Fed tagliasse i tassi di soli 25 punti base nella riunione di settembre, pensiamo che lascerà la porta aperta a tagli più consistenti nelle riunioni successive, se continueranno a emergere segnali di un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro”, afferma Krautzberger.
Gli impatti sul mercato obbligazionario
Fatte queste premesse, per Giordano potrebbe essere un buon momento per guardare al mercato obbligazionario che a lungo – contro le previsioni di molti analisti – ha deluso le aspettative degli investitori in termini di performance proprio a causa di uno scenario di tassi higher for longer. “Storicamente è sempre stata una buona scelta per gli investitori inserire in portafoglio un po’ più di obbligazionario, soprattutto quando si entra in una fase di rallentamento dell’economia”, osserva l’esperto. “I titoli di Stato globali sembrano un’ottima scelta, come lo è stato nell’ultimo anno e mezzo il credito high yield”, ricorda Giordano. Secondo Krautzberger, lo scenario macro e delle politiche continua a favorire l’espressione di un irripidimento della curva dei rendimenti Usa nei portafogli. “Privilegiamo una posizione di duration lunga sui tassi d’interesse in diversi mercati obbligazionari sovrani e preferiamo posizionarci su curve dei rendimenti più ripide, soprattutto negli Stati Uniti e nell’area dell’euro”, conclude l’analista.