La forza dell’economia americana ha contibuito a ridurre il senso di urgenza per la Fed, che non ha anticipato imminenti tagli dei tassi
Tuttavia, il mercato, a poche ore dall’annuncio delle decisioni del Fomc, prezzava una probabilità del 66% di taglio ai tassi in occasione della riunione del 19-20 marzo
Le probabilità di un taglio dei tassi a marzo, dopo la pubblicazione del comunicato Fed, sono scese al 48%
La Federal Reserve ha deciso di
lasciare invariata la politica monetaria e i tassi sui massimi
storici, nonostante i progressi osservati nel rientro
dell’inflazione. La dichiarazione, però, ha introdotto un tono più ottimista sull’avvicinamento degli obiettivi, indicando come inflazione e piena occupazione “stiano raggiungendo un miglior equilibrio” e che “il Comitato è pronto a regolare la posizione della politica monetaria, se appropriato, nel caso emergano rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi”. Nella precedente formulazione erano presenti riferimenti a ulteriori strette e non l’espressione, più neutra, relativa a un “aggiustamento”.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha apertamente dichiarato che sara “probabilmente appropriato arretrare la stretta monetaria a un certo punto nel corso dell’anno” se il quadro macroeconomico continuerà a “procedere come previsto”. Il target del 2%, ha ribadito Powell, “non è assicurato”, ricordando come l’economia ha sorpreso gli economisti negli ultimi tempi.
Il Comitato (Fomc) ha affermato che “gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica sta crescendo a un ritmo solido”, che “gli aumenti dei posti di lavoro si sono moderati dall’inizio dell’anno scorso” pur rimanendo “robusti” e che “il tasso di disoccupazione è rimasto basso”.
I tassi sui fondi federali restano dunque nella forchetta compresa fra 5,25% e 5,5%. L’euro, dopo la pubblicazione del comunicato, ha ceduto leggermente quota, con un calo dello 0,1% a 1,0833.
“L’inflazione
si è attenuata nell’ultimo anno, ma rimane elevata”,ha aggiunto il
Fomc nella sua nota, “il Comitato ritiene che i rischi per il
raggiungimento dei suoi obiettivi di occupazione e inflazione stiano raggiungendo un miglior equilibrio”, tuttavia, “le prospettive economiche
sono incerte, e il Comitato resta altamente attento ai rischi legati
all’inflazione”.
“Il Comitato non prevede che sarà appropriato ridurre” i tassi, “fino a quando non avrà acquisito maggiore fiducia che l’inflazione si stia spostando in modo sostenibile verso il 2%”.
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La decisione della Fed è stata preceduta da una serie di dati incoraggianti sull’andamento dell’economia e il rientro dell’inflazione. Nel quarto trimestre del 2023 il Pil americano è cresciuto del 3,3% su base trimestrale superando le previsioni al +2% del consenso degli economisti sondati dal Wsj. A questo dato è corrisposto un incremento su base annua del 2,5% per tutto il 2023, in ulteriore accelerazione dal +1,9% del 2022 – nonostante i ripetuti rialzi dei tassi.
Nel frattempo l’indicatore sui prezzi più monitorato dalla Fed, l’indice Pce core, è avanzato dello 0,2% a dicembre con un incremento annuo del 2,9%, inferiore di un decimale rispetto alle previsioni. L’indice Pce complessivo, che include alimenti ed energia, è rimasto stabile su un tasso annuo del 2,6%. Nel frattempo il più generale indice dei prezzi al consumo (Cpi) si è attestato al 3,4%, complice una ripresa dei costi energetici su base mensile.
La forza dell’economia americana ha contibuito a ridurre il senso di urgenza per la Fed, che non ha anticipato imminenti tagli dei tassi. Tuttavia, il mercato, a poche ore dall’annuncio delle decisioni del Fomc, prezzava una probabilità del 66% di taglio ai tassi in occasione della riunione del 19-20 marzo.
A far sperare gli analisti di Ing in una possibile svolta “colomba” è stata l’ultima lettura sul costo del lavoro negli Stati Uniti, che ha segnato un aumento dello 0,9% nel quarto trimestre, inferiore alle attese attestate al +1%. Si tratta del dato più “Questo indicatore, seguito attentamente dalla Federal Reserve, rappresenta il più ampio misuratore di tutti i costi legati all’impiego”; ad esso si è unita la diminuzione del tasso di abbandono del lavoro, un altro elemento in grado di anticipare una crescita più moderata dei salari e, in ultima analisi, dell’inflazione.
In questa fase, avevano sostenuto gli analisti di Ebury a ridosso della riunione, la Fed intende “chiarire ai mercati che i tagli sono in arrivo, anche se una riduzione dei tassi già nella riunione di marzo non è probabilmente in programma”, nonostante le scommesse degli investitori, “un semplice comunicato di Powell durante la conferenza stampa, che indichi che la banca ha bisogno di vedere ulteriori prove nei dati prima di impegnarsi nel ciclo di allentamento. In questa fase, non vediamo uno scenario in cui la Fed approvi una mossa a marzo, soprattutto vista la forza degli ultimi dati sul Pil e sul mercato del lavoro”.
Alcuni membri del Comitato avevano anticipato come gli sviluppi di politica monetaria avrebbero potuto presto cambiare corso. “Da questo momento in poi, l’impostazione della politica [monetaria] avrà bisogno di procedere con più cautela, per evitare una stretta eccessiva”, aveva dichiarato lo scorso 16 gennaio il falco Christopher Warren, membro votante del Fomc.