Lugano sfida l’Italia sulle criptovalute
Il Sole 24 ore del 27 ottobre scorso così titolava in prima pagina: “Sulle criptovalute Lugano sfida l’Italia: zero tasse sui guadagni maturati”. Apparentemente, quindi, si tratterebbe di un’iniziativa elvetica per attrarre investimenti italiani sui nuovi strumenti finanziari digitali, attraverso la consueta leva fiscale.
Qual è la tassazione in Ticino sulle plusvalenze?
In realtà – come emerge, in particolare, dall’intervista al sindaco di Lugano, pubblicata in pari data, sempre dal Sole – in Ticino le persone fisiche (non imprenditori) non scontano da tempo alcuna tassazione su qualunque tipo di plusvalenza, ivi incluse quelle conseguite su criptovalute.
Una non notizia, sembrerebbe, salvo voler intravedere lo scoop nel fatto che il Ticino si guarda bene dal proporre quanto contenuto nel disegno di legge finanziaria italiana, ovvero l’innalzamento della tassazione delle criptovalute.
Manovra 2025: la proposta del governo italiano di tassazione delle criptovalute
Il governo italiano ha invero inserito nella finanziaria 2025, tuttora soggetta a discussione, una imposta del 42% (si era partiti addirittura dal 70%), da applicare sui guadagni su cripto eccedenti i 2.000 euro, soglia evidentemente da intendersi quale spartiacque, superato il quale si entra nel mondo della speculazione.
Speculazione e regolamentazione: un equilibrio difficile
Speculazione, tuttavia – così si legge nei manuali di finanza – indispensabile per dare spessore e liquidità al mercato secondario di qualunque strumento finanziario, e quindi da regolamentare, ma non penalizzare.
Sembra quindi di poter cogliere, in questa proposta di legge, un giudizio di disvalore sulle criptovalute, probabilmente basato sulle caratteristiche intrinseche delle stesse (estrema rischiosità) e sul tema dell’antiriciclaggio connesso, soprattutto, ai transiti dal mondo cripto al mondo delle valute tradizionali (cosiddetta moneta Fiat).
Profili certamente cruciali, ma altrettanto non risolvibili attraverso una tassazione più elevata (salvo volerli risolvere “desertificando” il mondo delle cripto).
Enforcement: il vero problema dell’Italia
Quello che oggi a me sembra assolutamente prioritario è invece il conseguimento di un’effettiva e compiuta applicazione di qualunque normativa; gli inglesi lo chiamano “enforcement”, e a mio avviso è il vero punto debole dell’apparato legislativo e burocratico italiano.
Alzare la tassazione è facile, ma un efficace governo dell’economia passa, mi permetto di dire, da uno sfoltimento delle norme, o quanto meno da una moratoria nella produzione delle stesse, così da spostare l’attenzione, e concentrare gli sforzi, sul vero nodo del nostro Paese, ovvero la credibilità del sistema normativo, che passa da un rigoroso ed effettivo compimento della legge, oggi spesso condannata a rimanere “in mezzo al guado”.
Un esempio pratico: il codice della strada
Il nuovo codice della strada prevede sanzioni pesanti per l’uso del cellulare in auto (fenomeno notoriamente diffusissimo): ennesima norma “in mezzo al guado”, ovvero di incerta e incompleta applicazione, oppure città paralizzate da moltitudini di auto fermate dai vigili per infliggere la sanzione ai conducenti con il telefonino ancora fumante in mano?
A voi la scelta.