Quasi il 18% degli investitori parla di una crescita compresa tra il 10 e il 20%, mentre appena il 2% di un balzo superiore al 20%
In termini di preferenze sui titoli, il 35% cita i financials, il 27% i ciclici, il 15% le mega-cap tech e il 13% i titoli tecnologici innovativi
Nonostante l’impatto della variante Omicron sulle ultime sedute, l’S&P 500 ha chiuso il 2021 con una crescita superiore al 27%. Un anno da record, insomma, se si considera soltanto che il listino statunitense ha raggiunto nuovi massimi per più di 60 volte in 12 mesi. Ma, per gli investitori, non è il caso di farsi rassicurare da facili ottimismi. Anzi. Nel 2022 la crescita potrebbe rivelarsi ben più contenuta.
Secondo un sondaggio condotto nella settimana del 27 dicembre da Cnbc (su un campione di circa 400 chief investment officer, strategist azionari, gestori di portafoglio e collaboratori del network di notizie economiche e finanziarie) oltre il 50% degli intervistati prevede che l’S&P 500 crescerà di meno del 10% nel 2022. Quasi il 18% parla di una crescita compresa tra il 10 e il 20%, mentre appena il 2% di una crescita superiore al 20%. C’è anche chi ritiene che Wall Street si posizionerà sulla linea della parità (10%), mentre il 13% teme un crollo inferiore al 10% e il 2% un crollo compreso tra il 10 e il 20%.
Guardando alle diverse classi di attivo, le azioni restano la prima scelta degli investitori. “Sebbene l’
inflazione rappresenti una fonte di preoccupazione e di volatilità, rende anche le azioni la scelta più convincente”, osserva al proposito in una nota Tony De Spirito, chief investment officer dell’U.S. fundamental active equity presso BlackRock. In termini di preferenze sui titoli, invece, il 35% degli intervistati cita i
financials, il 27% i
ciclici, il 15% le
mega-cap tech (le società tecnologiche a mega-capitalizzazione) e il 13% punterebbe su
titoli tecnologici innovativi in grado di promettere “una grande crescita futura dei ricavi”. Solo il 10% guarda ai beni di consumo.
In questo contesto, più della metà degli investitori di Wall Street (53%) ritiene che l’inflazione rappresenterà il principale ostacolo per i mercati azionari nel 2022. Il 30% teme un aumento dei tassi al momento sbagliato da parte della Federal Reserve e il 17% la pandemia e il suo impatto economico. A novembre l’indice dei prezzi al consumo americano è aumentato del 6,8% annuo e dello 0,8% mensile, toccando i livelli più elevati dal 1982. La Fed, dal canto proprio, ha annunciato che adotterà politiche monetarie più aggressive in risposta all’aumento dell’inflazione, inclusa l’accelerazione del processo di riduzione degli acquisti mensili di obbligazioni.
I funzionari della banca centrale stimano anche tre rialzi dei tassi in arrivo nel 2022. “Ci sono seri venti contrari di cui preoccuparsi”, interviene Brad McMillan, chief investment officer di Commonwealth financial network. Poi avverte: “L’inflazione è ai livelli più elevati da decenni e i problemi della catena di approvvigionamento sembrano essere irrisolvibili. Se continuassero a peggiorare, potrebbero far deragliare la ripresa”.
Quasi il 18% degli investitori parla di una crescita compresa tra il 10 e il 20%, mentre appena il 2% di un balzo superiore al 20%In termini di preferenze sui titoli, il 35% cita i financials, il 27% i ciclici, il 15% le mega-cap tech e il 13% i titoli tecnologici innovativi
Nonostante l’impatto …