Un nuovo report di Goldman Sachs individua nel probabile tramonto del piano Build Back Better e sul suo impatto in termini di minore supporto fiscale il più importante elemento da considerare per l’economia americana 2022
La banca d’affari americana si aspetta tre rialzi dei tassi nel 2022, nel 2023 e nel 2024. Entro la fine del prossimo anno, inoltre, la Fed dovrebbe iniziare a ridurre il suo bilancio
- Questa assenza, unita a tutti gli altri pezzi di legislazione che a causa delle rimostranze del senatore Manchin verranno rimosse dal piano, ridurranno “in modo più drastico il supporto fiscale dal 6% del Pil attuale all’1,5-2% nel quarto trimestre del 2022”.
- “In gran parte per questa ragione, ci aspettiamo che la crescita del Pil americano rallenti al di sotto della stima del consenso, al 2,4%” nel confronto fra il quarto trimestre 2022 con il medesimo periodo del 2021. Il tasso di crescita per l’intero anno si attesterebbe, invece, al 3,5%. Sono revisioni al ribasso notevoli, se si pensa che appena qualche settimana fa Goldman Sachs prevedeva per, gli Usa, una crescita tendenziale del 2,9% (per il quarto trimestre) e del 3,8% (per l’intero anno). Al momento, il consenso prevede una crescita del 3,4% per l’ultimo trimestre del 2022, mentre il Federal open market committee un ancor più generoso 4%. “Un’ulteriore riapertura del settore dei servizi, una spinta per la spesa dei consumatori dovuta risparmi messi da parte e la ricostituzione delle scorte dovrebbero sostenere la crescita l’anno prossimo, almeno una volta che i rischi legati alla omicron diminuiranno”, affermano gli analisti di Goldman Sachs, “ma pensiamo che il consenso sottovaluti la forza del vento contrario sulla spesa pubblica”.
- Come accennato, Goldman Sachs ritiene che tasso di risparmio delle famiglie americane continuerà a diminuire nel 2022. Se parte della ricchezza accumulata durante i mesi della pandemia tornerà in circolo sotto forma di consumi, si tratterà di un supporto per la crescita del Pil (che vede nei consumi la sua componente più rilevante). Mentre il reddito disponibile si ridurrà del 3,4% nel 2022, al lordo dei trasferimenti fiscali, Goldman Sachs ritiene che le spese degli americani potranno essere sostenute dall’ulteriore riduzione del tasso di risparmio (la quota di reddito che non viene messa da parte, ma spesa immediatamente).
- Secondo la banca d’affari, il mercato del lavoro proseguirà il suo percorso di rafforzamento, con un tasso di disoccupazione che toccherà nuovamente il minimo degli ultimi 50 anni, passando dal 4,2% attuale al 3,5% entro la fine del 2022.
- Parallelamente al calo della disoccupazione, tuttavia, Goldman Sachs ritiene che gli incrementi nelle retribuzioni si faranno meno ampi rispetto ai tassi di crescita annua del 5-6% osservati nel secondo e terzo trimestre del 2021, per assestarsi su incrementi nell’ordine del 4%. A questo raffreddamento contribuirà il minore supporto pubblico ai redditi, che aveva scoraggiato nei mesi scorsi la ricerca di un’occupazione, in particolare da parte delle fasce poco specializzate.
- La moderazione della crescita dei salari, l’allargamento dei colli di bottiglia che hanno frenato l’offerta di determinati prodotti e il calo nella domanda di beni durevoli dovuta al declino della stay-at-home economy, dovrebbero contribuire a un più contenuto tasso d’inflazione core Pce – quello fondamentale per le decisioni della Fed. Secondo Goldman Sachs questo indicatore andrà a ridursi dal 4,7% attuale al 2,5% nel dicembre 2022.
- Anche le aspettative sull’inflazione da parte di famiglie e imprese dovrebbero iniziare a scendere, a patto che “l’economia eviti ulteriori shock inflazionistici l’anno prossimo”, afferma Goldman Sachs. “Man mano che la gente sperimenta aumenti di prezzo più moderati, specialmente su voci come l’energia che sono particolarmente importanti per le aspettative” queste ultime dovrebbero “scendere in modo sostanziale”. Lo ricordiamo: parte del fenomeno inflazionistico è legato anche alle aspettative sul futuro andamento dei prezzi, che può diventare in parte una profezia che si auto-realizza.
- Con tutte queste premesse, Goldman Sachs prevede che la Fed arriverà a portare il tasso sui fondi federali fino a quota 0,75% – con un primo rialzo già a marzo 2022 e altri due a seguire nel corso dell’anno.
- Entro la fine dell’anno, inoltre, la Fed annuncerà e darà inizio alla riduzione del suo bilancio, lievitato nei mesi del supporto monetario anti-covid. Secondo Goldman Sachs si procederà dapprima con un compassato ritmo di contrazione di 10 miliardi di dollari al mese per poi andare a salire almeno fino a 50 miliardi mensili. La riduzione del bilancio della Fed, che vede fra le attività i titoli e fra le passività la liquidità immessa nell’economia, comporterebbe un aumento dei rendimenti per i Treasury decennali di circa 30 punti base. Tale previsione assume una riduzione del bilancio pari al 15% del Pil americano. “In breve”, scrive Goldman Sachs, “l’impatto del deflusso del bilancio dovrebbe essere modesto rispetto all’impatto degli aumenti dei tassi d’interesse che ci aspettiamo, che a loro volta dovrebbero essere modesti rispetto all’impatto economico del ritiro fiscale nel 2022”.
- Infine, la banca d’affari si aspetta di osservare un livello finale dei tassi sui fondi federali più elevato rispetto alle attuali previsioni. Dopo i tre rialzi del 2022, la banca d’affari ne prevede altrettanti sia nel 2023 sia nel 2024, fino a raggiungere il range 2,5-2,75% – più elevato di 25 punti base rispetto al livello raggiunto nell’ultimo ciclo di rialzi. Assumendo un’inflazione un po’ più elevata del 2% tasso reale sarebbe sarebbe comunque in linea con quello adottato allora.