Che Sotheby’s e il fondo sovrano di Abu Dhabi ADQ erano prossimi a un importante accordo, lo si sapeva dalla scorsa estate. Adesso, ADQ e il proprietario della casa d’aste Patrick Drahi, lo hanno portato a termine: il fondo sovrano emiratino ha acquistato azioni di nuova emissione della società per un valore pari a un miliardo di dollari. Con l’acquisizione del magnate franco-israeliano Patrick Drahi nel 2019 per 3,7 miliardi di dollari, Sotheby’s si è delistata dalla Borsa di New York dopo 31 anni. L’investimento di Drahi/ADQ è il maggiore nel mercato globale dell’arte da quando l’imprenditore ha acquistato Sotheby’s nel 2019 per.
Quello che si sa dell’accordo fra Sotheby’s e il fondo sovrano di Abu Dhabi ADQ
I termini precisi dell’accordo non sono noti, così come la nuova valutazione della società. Tuttavia è trapelato dalla stessa casa d’aste che 800 milioni di dollari provenienti dall’operazione sono destinati al pagamento del debito a lungo termine di Sotheby’s (1,65 miliardi di dollari al momento). Il resto del denaro sarà utilizzato per sostenere i suoi piani di espansione, sia in termini di nuove sedi negli Stati Uniti e all’estero, sia per lo sviluppo di nuovi mercati. A cosa corrisponde l’investimento del fondo sovrano di Abu Dhabi in nella casa d’aste in termini di governance? Comporta tre posti nel consiglio di amministrazione di Sotheby’s.
L’iniezione di liquidità giunge in un momento che non poteva essere migliore. Nel primo semestre 2024, l’utile della casa d’aste risulta essere sceso dell’88%, con un calo delle vendite pari al 25%. Del resto, nel 2023 la società registrava vendite consolidate per 7,8 miliardi di dollari; nel primo semestre del 2024 sono crollate a 3,2 miliardi. Certo Sotheby’s non è l’unica in difficoltà. Anche la rivale Christie’s ha annunciato a luglio un calo simile delle vendite all’asta per il primo semestre 2024 (circa il 23%) rispetto al 2023. A giugno inoltre S&P Global Ratings aveva abbassato il rating del credito di Sotheby’s a B-, una valutazione che pone l’azienda nel pericoloso territorio della “spazzatura”.
La verve della casa d’aste nonostante le vendite calanti in tutto il settore
Tuttavia i segnali che la casa d’aste ha inviato al mercato non sono stati scoraggianti. Anzi. Una manciata di settimane addietro Sotheby’s ha aperto le porte della sua nuova sede parigina al numero 83 di Rue du Faubourg Saint-Honoré (foto apertura, ndr). A luglio inoltre “ha piantato una bandiera” nel mercato dell’estremo oriente aprendo una lussuosa sede ammiraglia a Hong Kong (anche Christie’s ha provveduto a inaugurarvi una nuova sede). Entro la fine dell’anno inoltre la casa dovrebbe concludere l’accordo per l’edificio Breuer di Madison Avenue a New York, già sede del Whitney Museum of American Art.
Sotheby’s inoltre afferma ufficialmente che il nuovo denaro la aiuterà a costruire «una presenza ancora più forte in Medio Oriente», proprio mentre Abu Dhabi continua a rafforzare la sua offerta artistica e culturale a livello nazionale».
Le mosse del nuovo ceo di Sotheby’s Charles Stewart, uno che viene dall’investment banking
L’amministratore delegato di Sotheby’s Charles Stewart ha dichiarato: «Questo investimento giunge in un momento perfetto in cui vediamo i nostri mercati consolidarsi e muoversi verso la crescita. Abbiamo fatto investimenti significativi negli ultimi cinque anni e questo miliardo di dollari ci mette in una posizione di capitale totalmente differenziata per vincere nei nostri mercati e sostenere allo stesso tempo il nostro programma di innovazione e crescita». Programma che già in febbraio si è fatto sentire, con la riduzione del premio per l’acquirente e la conseguente apposizione di un tetto alla commissione del venditore.

Si deve al primo ceo dell’era Drahi anche la grande attenzione al mercato secondario dei beni di lusso. Ossia alle scarpe da ginnastica da centinaia di migliaia di dollari (quando non milioni) e degli altri oggetti da collezione, attività fondamentale per dare una maggiore allure digitale a una casa d’aste che nasce nel XVIII secolo. Charles Stewart era arrivato in Sotheby’s da estraneo al mondo dell’arte e delle aste: laureato in storia a Yale, vanta un passato nell’investment banking (Morgan Stanley). Non sappiamo se dargli ragione, ma ama affermare che l’investment banking gli è servito come terreno di prova per il tipo di negoziazioni e di costruzione di relazioni proprie del mercato dell’arte.