Si tratta del settore dei cosiddetti distressed asset, come crediti deteriorati o in sofferenza. Claudio Nardone, Ad di Sagitta Sgr, spiega come investire e perché.
Sagitta Sgr è tra i protagonisti nella gestione dei cosiddetti distressed assets. Perché questo mercato?
Innanzitutto per una ragione insita nel nostro Dna, visto che Sagitta Sgr nasce da un gruppo (Europa Investimenti, ndr) attivo già dal 2007 nell’ambito della ristrutturazione dei debiti e delle procedure concorsuali e quindi ha maturato un’esperienza lunga e specifica da offrire agli investitori che vogliono avvicinarsi a questi assets per coglierne le opportunità. Questo mercato, nato dall’esigenza delle banche di ridurre le esposizioni deteriorate nei propri bilanci dopo la crisi finanziaria del 2008, oggi è diventato più maturo e dinamico. Da cessioni di grandi portafogli in un contesto di asimmetria informativa e valutativa, oggi si è passati più a un approccio “single name” che fa leva sulla capacità del gestore di poter individuare la storia interessante e la strategia specifica di recovery.
Quali opportunità per un investitore?
Il settore dei distressed assets può essere considerato aciclico, ossia che riesce a beneficiare di una fase di rallentamento economico, rispetto ad altri strumenti finanziari tradizionali, come l’obbligazionario e l’azionario. Si tratta quindi di una componente da prendere in considerazione per diversificare in maniera efficace il portafoglio di investimento. Ovviamente occorre considerare un premio per il maggior rischio e la illiquidità che gli attivi distressed incorporano.
I rendimenti dei nostri fondi sono stati molto incoraggianti (a doppia cifra) e ciò ha fatto da volano rispetto al fund raising mondiale che nel settore è cresciuto, con l’accesso di forte liquidità anche da investitori istituzionali che si erano dimostrati finora più restii ad approcciarsi a questo settore. Lo dimostra anche il fatto che il nostro gruppo (Gruppo Arrow Global, ndr) ha recentemente concluso la raccolta del secondo fondo pan-europeo a 2,7 miliardi di euro in meno di un anno.
Quali strumenti Sagitta Sgr mette a disposizione?
Sagitta ha realizzato due prodotti di investimento per i family office e i Hnwi italiani per partecipare ai fondi pan-europei Aco I e Aco II, dedicati al settore dei distressed assets, beneficiando di commissioni di gestioni più basse e di un supporto da parte di un intermediario italiano. Ma non solo distressed assets, perché Sagitta è attiva anche nel settore immobiliare con prodotti particolari quali il net lease fund, che investe acquistando gli immobili strumentali delle aziende che poi restano affittuarie dell’immobile stesso. È una strategia di esperienza tipicamente americana e ancora poco diffusa in Italia, ma in grado di cogliere opportunità di rendimento interessanti. La nostra offerta abbraccia anche il settore infrastrutturale energy con fondi che investono nel fotovoltaico. In quest’ambito stiamo avviando un’iniziativa legata agli investimenti greenfield, ossia lo sviluppo da zero di progetti di energie rinnovabili, con l’obiettivo di offrire agli investitori un cash-flow costante nel medio-lungo termine e rendimenti superiori rispetto ai benchmark di settore.
Novità in cantiere per il prossimo futuro?
Stiamo lavorando anche per lanciare fondi di direct lending in grado di erogare finanziamenti direttamente alle aziende, che sono sia in bonis sia in una situazione di crisi temporanea di liquidità, nell’ambito di special situation. Siamo convinti sia uno strumento di finanziamento innovativo e profittevole, considerato anche il contesto attuale in cui i tassi di interesse più alti rischiano di generare situazioni di stress finanziario che la banca non riesce a gestire.
Articolo tratto dal numero di maggio 2023 del magazine We Wealth