Una volta di più, i dati di mercato confermano che l’arte è un asset rifugio. Lo certifica la pubblicazione miliare A Survey of Global Collecting in 2022, il rapporto di cui Art Basel e UBS sono coautori dal 2014. La spesa mediana dei collezionisti si è attestata intorno ai 180.000 nell’anno in corso (il report arriva ad agosto 2022). Commenta l’economista dell’arte Clare McAndrew, supervisora e coordinatrice dell’indagine: “Nonostante la volatilità del contesto, i collezionisti HNW hanno dimostrato una sorprendente capacità di recupero. Senza dubbio ritengono che l’arte sia un rifugio relativamente sicuro o comunque una riserva di valore per tempi finanziari turbolenti”.
Il campione analizzato si compone di oltre 2.700 collezionisti high-net-worth (HNW), definiti come coloro che spendono almeno 10.000 dollari in beni d’arte. I Paesi di provenienza: Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Cina continentale, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Giappone, Brasile. Lo studio valuta ciò che i collezionisti acquistano, in che modo e perché. Le principali tendenze di mercato che emergono sono quattro: dinamicità, dualità degli effetti pandemici, maturazione degli nft, relatività delle preoccupazioni ecologiche. Vediamole in dettaglio.
Dinamismo transfrontaliero
Dopo il gelo pandemico degli scambi internazionali, il commercio transfrontaliero di opere d’arte è tornato a muoversi. Dal 2020, le importazioni e le esportazioni globali sono cresciute del 41%, dal 2021, del 38%. Uno slancio destinato a proseguire e che, se mantenuto, farà raggiungere agli scambi probabilmente livelli record. È inoltre cresciuta la quota di acquisti con valore superiore a 1 milione di dollari, passando dal 12% del 2021 al 23% di quest’anno, aumento favorito dal ritorno a pieno ritmo delle vendite delle case d’asta e delle fiere.
La pandemia ha avuto un impatto contrastante
Rimane tuttora incerto l’effetto della pandemia sul comportamento dei collezionisti. Da un lato, le fiere d’arte in presenza sono tornate più fulgide che mai, a dispetto delle più lugubri previsioni che le avrebbero volute sulla fase calante della popolarità in favore delle piattaforme digitali. Il 74% dei collezionisti intervistati ha infatti ammesso di fare acquisti agli eventi. Dall’altro, la frequentazione digitale sviluppata negli ultimi due anni permane, con le vendite online che hanno raggiunto i 12,4 miliardi di dollari, il livello più alto mai raggiunto. Coloro che dichiarano di preferire l’acquisto online sono il 37%, otto punti percentuali in più rispetto al 2020. Ciò non esclude che gli stessi acquistino anche nelle sedi fisiche preposte al commercio di arte.
Ancora McAndrew: “Il commercio d’arte stesso è stato determinante nel migliorare l’esperienza dei collezionisti online”, con la pandemia che “ha dato la possibilità a più persone di provarla”. La crisi pandemica sembra anche aver stimolato la generosità dei collezionisti. Il 45% di loro è intenzionato a donare opere alle istituzioni culturali in difficoltà nel prossimo anno. Nel 2020 la quota era del 30%.
Nft, un affare da boomer
Nonostante il calo vertiginoso del valore di Ethereum (positivo nello scoraggiare i movimenti speculativi) e la discesa del volume di scambi di non fungible token rispetto alle vette del 2021, la criptoarte continua a essere una categoria collezionistica stabilmente in crescita: la quota complessiva destinata all’arte digitale è cresciuta del 5% rispetto all’anno precedente. Gli nft costituiscono il 9% delle collezioni, superando in popolarità film, videoarte e fotografia. Il Brasile è il paese più entusiasta, con il 65% dei collezionisti che prevede di acquistare nft nel prossimo anno. La quota più consistente di arte digitale si registra nelle collezioni di Taiwan (21%) e del Brasile (18%). Questi mercati sono anche quelli in cui si riscontra la quota più alta di arte digitale associata a non fungible token (rispettivamente 14% e 12%).
Nel primo semestre 2022, il mercato ha raggiunto i 610 milioni di dollari. Dato in calo rispetto ai 2,4 miliardi di dollari della seconda metà del 2021, ma significativamente maggiore rispetto ai primi sei mesi del 2020 (e all’intero anno), quando misurava 240 milioni di dollari.
La propensione a collezionare nft è condivisa in egual misura da tutte le generazioni, anche se, curiosamente, la spesa mediana dei boomer è stata doppia rispetto a quella della Gen Z e tripla rispetto a quella degli acquirenti millennial e Gen X. L’importo medio speso dai collezionisti per gli nft ha raggiunto i 46.000 dollari. Il 12% ha speso più di 1 milione di dollari.
Le preoccupazioni ambientali sono importanti per i collezionisti, ma…
La sostenibilità è importante. Ma solo in teoria. O solo per gli altri. I collezionisti hnw dicono di essere motivati da preoccupazioni di sostenibilità nell’acquisto e nella gestione delle opere. Tuttavia non si preoccupano dell’impatto ambientale dei viaggi che intraprendono per vedere le opere di persona. Circa il 60% dei collezionisti è disposto a pagare un premio del 25% per la sostenibilità, ma oltre i tre quarti (77%) prevedono di viaggiare di più per eventi legati all’arte nel 2023, pur con una leggera preferenza di spostamento verso eventi più locali. Conclude Clare McAndrew, “Quando si tratta di acquistare, collezionare, ricercare e spedire, i collezionisti pagheranno di più per le opzioni sostenibili. Ma entro certi limiti, e devono esserci più opzioni”.
*Articolo apparso sul numero 52 del magazine We Wealth