L’avvocato che non avverte i clienti dei potenziali rischi legati ad un’azione compiuta per conto di questi rischia di rimetterci il compenso
Sull’avvocato incombe il dovere di diligenza a tutela degli interessi dei propri assistiti
L’avvocato che non mette al corrente i propri clienti dai rischi correlati all’azione portata avanti in Tribunale rischia di rimetterci il compenso.
È questo quanto si può ricavare, tra le altre cose, dalla recente sentenza n. 1378 del 2024, della Corte di Cassazione.
Più in particolare, osserva la Corte, l’avvocato deve rendere edotti i clienti non tanto del possibile esito, vittorioso o meno del processo, quanto delle eventuali conseguenze legate all’azione promossa.
Evidenziano i giudici della Suprema Corte che l’avvocato deve avvertire il cliente che il “rischio” del processo non ha a che vedere, esclusivamente, con l’esito dello stesso, quanto con il fatto che il processo stesso è di per sè idoneo a porre (in relazione alle singole specificità del caso concreto e agli interessi delle parti) degli ostacoli alla realizzazione di taluni obiettivi.
Il tema su cui si sono espressi i giudici della Corte di Cassazione attiene quindi, più in generale, al dovere di diligenza che incombe sull’avvocato nell’esercizio della sua professione, a tutela dei propri assistiti.
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Il caso di specie
La questione che è giunta al vaglio di legittimità, attiene al caso di un avvocato che dopo aver predisposto un preliminare di compravendita immobiliare, aveva mancato di avvertire i propri clienti dei potenziali rischi.
In effetti, la Cassazione ha sottolineato che l’avvocato aveva l’obbligo di avvertire i propri clienti della circostanza che un terzo avrebbe potuto avanzare un’azione legale, con tutte le implicazioni discendenti, anche dal punto di vista finanziario.
Le conseguenze
La Cassazione ha perciò riconosciuto che aver mancato di avvertire i propri assistiti dei rischi derivanti da una certa e specifica azione determina la perdita del compenso professionale per l’avvocato.