In un contesto economico globalizzato e caratterizzato da crescente volatilità dei mercati valutari, la gestione del rischio di cambio è divenuta una componente cruciale per gli investitori con portafogli diversificati a livello internazionale. Le strategie di currency overlay rispondono a questa esigenza, offrendo una copertura dinamica o statica delle esposizioni valutarie, spesso svincolata dalla gestione del sottostante.
Ma se le logiche finanziarie sono ben note, meno esplorate risultano le implicazioni giuridiche e fiscali di tali mandati.
Cos’è il currency overlay
Il currency overlay è un mandato separato – e spesso esternalizzato – per la gestione dell’esposizione valutaria di un portafoglio.
Il gestore overlay agisce sul solo rischio di cambio, tipicamente mediante derivati (forward su valute, opzioni plain vanilla, non-deliverable forwards), senza interferire con le scelte di asset allocation.
La strategia può essere passiva, con copertura sistematica del rischio valutario, o attiva, volta a generare alpha valutario attraverso scelte discrezionali sul mercato Fx.
Tale struttura è particolarmente apprezzata da fondi pensione, assicurazioni e investitori istituzionali, ma sta trovando crescente applicazione anche nella gestione patrimoniale privata, soprattutto nei servizi di advisory avanzata e consulenza patrimoniale cross-border.
Currency overlay: il quadro giuridico europeo
Dal punto di vista giuridico, il currency overlay rappresenta una forma autonoma di gestione patrimoniale in delega o sub-delega, soggetta ai requisiti di adeguatezza, disclosure e rendicontazione imposti dalla MiFid II (Dir. 2014/65/Ue) e dai relativi regolamenti attuativi.
Nei fondi Ucits o Aif, la funzione overlay può essere oggetto di delega a terzi (art. 20 Dir. Aifmd) purché siano rispettate le condizioni di controllo e trasparenza.
Aspetti contrattuali da chiarire nei mandati
Sotto il profilo contrattuale, è essenziale distinguere tra:
- mandati di gestione attiva, dove il gestore overlay assume discrezionalità sul timing e sull’ampiezza della copertura;
- mandati passivi, che impongono regole prestabilite (es. copertura al 100% di tutte le esposizioni in divisa estera).
Il contratto deve inoltre chiarire le responsabilità in caso di slippage, costi di marginazione, impatti sugli attivi sottostanti e interazione con altri gestori.
Trattamento fiscale del currency overlay in Italia
Il trattamento fiscale delle operazioni di currency overlay in Italia dipende dalla natura del soggetto e dal regime di detenzione del portafoglio.
Per i privati non imprenditori:
- se i derivati valutari sono negoziati nel quadro di un regime gestito (art. 7 D. Lgs. 461/1997), le plus/minusvalenze concorrono al risultato di gestione, con tassazione finale del 26%;
- in regime dichiarativo, la tassazione avviene per competenza al momento della chiusura dei contratti, con obbligo di indicazione nel quadro Rt del modello Redditi.
Il monitoraggio fiscale e le implicazioni operative
Particolare attenzione va riservata al monitoraggio fiscale: se il gestore overlay è estero e utilizza conti segregati non residenti, possono sorgere obblighi di indicazione nel quadro Rw, anche in assenza di titolarità piena del sottostante. L’Agenzia delle Entrate ha più volte sottolineato la rilevanza dell’effettivo controllo o disponibilità dell’investimento ai fini del monitoraggio (circ. 38/E/2013).
Per i soggetti imprenditori o gli intermediari vigilati, le operazioni in derivati valutari sono inquadrate nell’ambito del reddito d’impresa e valutate secondo i principi contabili (Oic/Ias), con tassazione secondo le ordinarie regole Ires / Irap.
Rilievi operativi e strategici per studi legali e wealth advisor
Per studi legali e consulenti patrimoniali, il tema del currency overlay rappresenta una leva per la differenziazione dei servizi in ambito cross-border. La crescente attenzione delle famiglie Hnwi alla protezione del patrimonio in valuta estera (Usd, Chf, GbpBP) impone un approccio integrato, in cui la strategia finanziaria sia coordinata con la compliance normativa e fiscale.
Alcune best practice operative:
- Inserire clausole chiare sulla facoltà di hedging, sui limiti operativi e sulla governance del mandato;
- Prevedere l’adeguata informativa al cliente circa i rischi impliciti (leva finanziaria, costo della copertura, rischio basis);
- Coordinare la due diligence fiscale del portafoglio estero con il mandato di overlay, per evitare doppie imposizioni o omissioni dichiarative.
Conclusioni: dal rischio di cambio alla strategia
In sintesi, il currency overlay non è solo una tecnica di gestione finanziaria, ma un terreno in cui competenze legali, fiscali e patrimoniali devono dialogare. Solo in questo modo è possibile trasformare il rischio di cambio da minaccia a opportunità strategica.