L’84% degli intervistati crede che gli utili societari si ridurranno: questo, per un gestore su quattro sarà la causa più probabile di una fase di ribasso per il mercato azionario europeo
Per quanto riguarda le attese ribassiste sull’azionario europeo, le preferenze dei gestori del Vecchio Continente si concentrano sui settori tipicamente difensivi, mentre i più bistrattati sono immobiliare ed edilizia
I gestori di fondi europei continuano ad avere una visione pessimista sull’azionario del Vecchio continente sia nel breve termine, con una prevalenza del 72%, sia nell’orizzonte dei prossimi 12 mesi, con una maggioranza più contenuta del 51%. Lo rivela l’ultimo sondaggio mensile realizzato da Bank of America, che indica percentuali simili a quelle di aprile (erano rispettivamente 70% e 55%). La quota di gestori che vede sopravvalutato l’azionario europeo è cresciuta dal 15 al 19% netto (ossia, al netto degli intervistati di parere opposto).
Anche se quasi tutti i gestori si aspettano di osservare un calo dell’inflazione, questa previsione si accompagna ad altre, piuttosto negative, sull’andamento dell’economia europea. L’84% degli intervistati crede che gli utili societari si ridurranno: questo, per un gestore su quattro sarà la causa più probabile di una fase di ribasso per il mercato azionario, a pari merito con lo stress finanziario. A tal proposito, un fund manager su tre ritiene che la stretta creditizia del settore bancario sia il principale rischio di coda per i mercati, seguito (secondo il 29% del campione) dall’inflazione persistente e dalle banche centrali restrittive (“falco”). Il tema macroeconomico dominante dei prossimi mesi continua ad essere, per la maggioranza (56%) dei gestori europei, la distruzione della domanda che dovrebbe seguire a condizioni creditizie più difficili, dovute a un maggiore costo del denaro.
Ma la recessione europea sembra meno probabile
Ad essere migliorata rispetto a un mese fa è, comunque, la paura di una vera e propria recessione in Europa: questo rischio si è drasticamente ridotto nelle attese dei gestori passando dal 58 al 37%. In parallelo si è ridotto l’ottimismo intorno alla crescita della Cina: la percentuale di gestori che si aspetta di vedere un’economia cinese più forte nei prossimi 12 mesi è scesa in un mese dal 59 al 39%, la quota più bassa dallo scorso novembre.
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I settori preferiti dai gestori? Le azioni difensive e la tecnologia
Per quanto riguarda le attese ribassiste sull’azionario europeo, le preferenze dei gestori del Vecchio Continente si concentrano sui settori tipicamente difensivi, con un importante balzo in avanti del comparto sanitario nell’ultimo mese. Seguono il settore delle utility e quello tecnologico fra I comparti attualmente in sovrappeso nei portafogli dei gestori. Sul versante opposto, l’immobiliare e l’edilizia sono fra i settori per i quali i professionisti si aspettano i maggiori rischi di ribasso – probabilmente per l’impatto negativo dei rialzi dei tassi sulla domanda di mutui e di abitazioni.
Nel sondaggio realizzato da BofA a livello globale le scommesse dei gestori seguono un orientamento simile a quello dei colleghi europei, ma con una preferenza molto più decisa per il settore tecnologico. In particolare, i trade più comuni di questo maggio è la posizione lunga sul tech (30% netto), la posizione corta (che indica un’attesa di ribasso) sul comparto bancario americano (22%) e la posizione corta sul dollaro (16%). Quest’ultima può parzialmente spiegare l’appeal dell’azionario europeo per gli investitori globali, che hanno incrementato la loro esposizione all’Eurozona nell’attesa di un cambio destinato a favorire l’euro sul dollaro nei prossimi mesi.
In una prospettiva storica, un confronto fra la distribuzione del portafoglio attuale con la media degli ultimi 10 anni, vede la situazione molto sbilanciata a favore della liquidità (che include anche I titoli a brevissima scadenza), del settore sanitario, dell’azionario emergente e dei beni di consumo essenziali. L’appetito sull’azionario, in generale, è molto basso in una prospettiva storica, con le azioni americane e britanniche decisamente meno apprezzate rispetto alla media dell’ultimo decennio. Detto questo, gli ultimi sviluppi del sondaggio globale indicano, un ritorno sull’azionario (l’allocazione è ai massimi degli ultimi cinque mesi), con una “grossa rotazione fuori dalle materie prime in favore delle azioni tecnologiche (ai massimi dal dicembre 2021) e dell’Eurozona”. Inoltre, la preferenza per il segmento azionario growth sul value è ai massimi dal luglio 2020.