Le decisioni della Banca centrale europea sembrano già scritte per la prossima riunione di giovedì, alla luce dell’andamento dell’economia europea che, secondo gli ultimi dati, appare in ulteriore rallentamento. Questo incoraggerà la Bce a procedere con il secondo taglio dei tassi da 25 punti base dopo la sforbiciata di giugno. Inoltre, l’Eurotower potrebbe anche a rivedere le sue proiezioni economiche per i prossimi mesi. Ed è dalle interpretazioni delle nuove previsioni che gli analisti contano di poter decifrare le tempistiche della prossima mossa, che farà scendere ulteriormente il costo del denaro – alleggerendo gli oneri di chi ha mutui variabili o di chi prevede di indebitarsi nei prossimi mesi.
Un’economia che non richiede più tassi così elevati
Breve riassunto degli ultimi elementi su cui Christine Lagarde e colleghi saranno chiamati a ragionare: la crescita del Pil dell’Eurozona nel secondo trimestre è stata solo dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, un incremento pari alla metà rispetto alle previsioni della Bce. Allo stesso tempo, il costo del lavoro ha rallentato il suo ritmo di crescita, con l’incremento dei salari negoziati passato dal +4,7% annuo del primo trimestre al +3,6% del secondo trimestre. Questo elemento potrebbe indicare una tendenza al raffreddamento dell’inflazione di fondo, che finora si è mantenuta superiore agli obiettivi della Bce a causa dei rincari osservati nel settore dei servizi – quello più influenzato dai costi del lavoro. Con queste premesse, che indicano in senso più generale un indebolimento graduale dell’economia, sarebbe giustificato ridurre i tassi, dal momento che ciò tende a controbilanciare il rallentamento economico. “Ci sono pochi dubbi sull’esito della riunione della Bce di questo giovedì, con i mercati attenti alla reazione della banca centrale al recente deterioramento dei dati economici dell’Eurozona”, hanno commentato gli analisti di Ebury. “Le revisioni delle proiezioni della Bce sulla crescita e sull’inflazione sintetizzeranno la visione della banca centrale e forniranno chiare indicazioni sull’eventualità di un taglio nella riunione di ottobre”.
“Ci aspettiamo una revisione leggermente al ribasso delle previsioni di crescita da parte della BCE”, ha dichiarato in una nota Nadia Gharbi, Senior Economist di Pictet Wealth Management, secondo la quale il PIL previsto per il 2024 e il 2025 sarà limato di 0,1 punti percentuali. Per l’inflazione di fondo, invece, Pictet WM prevede un rialzo delle previsioni di questo e del prossimo anno di un decimale.
In generale, il mercato sta ora scontando 2-3 tagli dei tassi BCE entro fine anno, ha osservato Ombretta Signori, Head of Macroeconomic Research and Strategy di Ofi Invest AM, il che implicherebbe una riduzione dei tassi dello 0,5-0,75%, inclusa la mossa attesa questo giovedì. “I dati hanno messo in evidenza una straordinaria divergenza tra un settore dei servizi in espansione e un settore manifatturiero che non ha ancora toccato il punto più basso della sua contrazione, il che si traduce in paesi in rapida crescita, come la Spagna, e altri in stagnazione, come la Germania, con stati come la Francia e l’Italia che si trovano in una posizione intermedia”, ha aggiunto Signori.
A influenzare in futuro la Bce saranno anche le prossime mosse della Fed, che si preannunciano più decise dopo i dati sul mercato del lavoro in deterioramento e l’esplicito riferimento del presidente Jerome Powell a un cambio di rotta, durante il simposio di Jackson Hole. “La sessione di Q&A probabilmente si focalizzerà su cosa farebbe la Bce in caso di indebolimento delle prospettive di crescita Usa/globale e di una Fed più aggressiva”, ha affermato Gharbi, per la quale si prospetta “un ulteriore allentamento monetario” per la Bce nei prossimi mesi, con la prospettiva di ridurre da 50 a 15 punti base la differenza fra il tasso di rifinanziamento principale e il tasso sui depositi. Una mossa tecnica che potrebbe sostenere il settore bancario, incentivando l’attività di prestito, che potrebbe aumentare i margini di interesse delle banche.
Come muoversi, fra Btp e conti deposito
L’effetto della politica monetaria della Bce, con il primo taglio eseguito a giugno, si è visto anche sui rendimenti del Btp decennale che, negli ultimi tre mesi, al 10 settembre, si sono ridotti di oltre mezzo punto percentuale, arrivando a scendere al 3,46%, il livello più basso da fine 2023. L’effetto è stato ancora più marcato sui titoli di Stato italiani a un anno, il cui rendimento è sceso di 66 punti base negli ultimi tre mesi, tornando al 2,93%, con un rendimento sui livelli del gennaio 2023. Il fenomeno è comune anche agli altri titoli obbligazionari dell’Eurozona, come testimonia lo spread stabile nei confronti del Bund tedesco nell’arco degli ultimi tre mesi.
L’attesa di tassi di interesse in ulteriore calo potrebbe incoraggiare una prosecuzione della tendenza osservata fin qui in termini di riduzione dei rendimenti delle obbligazioni: per chi dovesse essere alla ricerca di rendimenti programmati, come i flussi di cedole, la prospettiva di buoni guadagni si andrà a ridurre con il tempo, via via che i tassi e l’inflazione si avvicineranno all’obiettivo finale del 2%. Questo vale anche per le offerte sui conti deposito, che da qualche tempo sono state riviste al ribasso, diventando così meno generose – al momento della pubblicazione, pochi istituti offrono un rendimento lordo pari al 4% annuo per un vincolo a 12 mesi.