- Pur essendo il capitale investito in premi assicurativi cresciuto nel tempo, l’Italia resta uno dei paesi meno assicurati d’Europa
- Il rapporto che oggi vede 193 over 65 ogni 100 under 15 diventerà 300 a 100 già nel 2050
I dati pubblicati dall’Istat sul 2023 ci dicono che l’anno scorso è ulteriormente diminuita la propensione al risparmio degli italiani, quella stessa popolazione che per decenni è stata la formica d’Europa: bravi a risparmiare e a non indebitarsi troppo con il credito al consumo. Purtroppo, però, questa minor disponibilità a risparmiare si associa pericolosamente con la scarsa volontà o capacità di investire efficacemente quanto risparmiato: quindi il gruzzolo diminuisce e quel che resta continua troppo spesso ad essere lasciato inerte sul conto corrente in attesa di eventuali emergenze future.
Italia tra i paesi meno assicurati d’Europa
Pur essendo il capitale investito in premi assicurativi cresciuto nel tempo, restiamo infatti uno dei paesi meno assicurati d’Europa. Valgano per tutti i dati relativi al mercato della sanità integrativa. Abbiamo raggiunto il 25% di popolazione coperta da qualche forma di tutela sanitaria integrativa, polizze o fondi o casse. Restano però i 43 mld spesi nel 2023, prevista in crescita a 47 mld entro il 2028, per la sanità privata, in gran parte non intermediata ovvero in assenza di ristori da assicurazioni o fondi, cioè per lo più sostenuta da parte di quel 75% di italiani che non ha una tutela sanitaria integrativa. Secondo la relazione della Corte dei Conti al Parlamento per l’esercizio 2022-2023 la spesa privata è stata pari a 624,7 euro pro capite, superiore a quella degli altri Paesi europei, anche di Francia e Germania.
Fondi pensione: sottoscritti da un terzo dei lavoratori
Gli osservatori ritengono che la copertura integrativa attraverso polizze sanitarie aumenterà. La spinta arriverà infatti dall’aumento della aspettativa di vita, che ci porta a sfiorare vite centenarie con tutte le fragilità del caso, e dall’invecchiamento del Paese, inteso come squilibrio tra grande numero anziani e sempre più esiguo di giovani. Il rapporto che oggi vede 193 over 65 ogni 100 under 15, infatti, diventerà 300 a 100 già nel 2050. Ma la mancanza di un numero adeguato di bambini è di così vecchia data in Italia che oramai a mancare non sono solo loro ma anche i 35enni e i 40enni, cioè la parte giovane della forza lavoro che dovrebbero sostenere il nostro welfare pubblico pagando con i propri contributi le pensioni correnti. Come andrà quando nel 2050 mancheranno all’appello 5/6 milioni di lavoratori? Eppure, solo un terzo dei lavoratori ha sottoscritto un fondo pensione e solo un quarto lo mantiene attivo. Meno di tutti le donne, che pure ne avrebbero più bisogno con un gap pensionistico medio, rispetto agli uomini, del 30%.
Polizze long term care: perché sottoscriverle
Questi grandi cambiamenti demografici dovranno portare a una maggiore tutela individuale privata, sia di tipo previdenziale che di tipo sanitario/assistenziale. Ma non sarà tutto. La polemica scatenatasi sull’opportunità di rendere obbligatorie polizze casa per la copertura danni causati dalla grande transizione climatica fa pensare che, obbligatoria o no, questa impellenza che ben conoscono i cittadini delle province romagnole devastate per il secondo anno di seguito porterà a dover valutare polizze danni ma anche purtroppo a riaggiornare il valore delle case costruite sui territori più esposti, come sta già succedendo in ampie aree degli Stati Uniti con i tornado. Obbligatorio, come si sta ventilando, o no, sempre più lavoratori dovranno provvedere a sottoscrivere una forma di previdenza integrativa per colmare quel divario tra l’importo dell’assegno pensionistico calcolato con il sistema contributo e il costo reale del tenore di vita che si vorrebbe mantenere.
Obbligatorio o no, tutti dovremmo sottoscrivere una polizza Long Term Care per permetterci personali specializzato che ha imparato l’attenzione agli anziani in altre culture per sostituire i figli che non facciamo nell’assistenza quando saremo grandi anziani. Il mondo per come esce da queste turbolenze climatiche e demografiche sta svegliando alle proprie responsabilità personali quell’animale figlio di una razza sincretica tra formica e cicala che sono gli italiani. Esattamente come succede da sempre nei Paesi che non hanno un welfare pubblico e familiare potente come quelli cui siamo stati abituati noi, e che però non ci sono più.
Articolo tratto dal n° di novembre di We Wealth.
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