i nuovi dirigenti di Phillips dopo le dimissioni del ceo
La casa d’aste Phillips ha annunciato una nuova struttura di leadership in seguito alle dimissioni «per motivi personali» del ceo Stephen Brooks. Il nuovo corso prende il via con la creazione di un “ufficio dell’amministratore delegato”, al cui vertice vi è Edward Dolman, nominato presidente esecutivo e amministratore delegato (ruolo quest’ultimo che aveva già ricoperto dal 2014 al 2021); Amanda Lo Iacono ha assunto il nuovo ruolo di vice amministratore delegato.
Cheyenne Westphal rimane invece presidente globale della casa d’aste. Le nuove nomine – fa sapere la casa d’aste – arrivano nel momento in cui Phillips sta attraversando un periodo di «crescita straordinaria». In realtà i ricavi del 2023 dovrebbero essere scesi sotto al miliardo di dollari (840,7 milioni, secondo le indiscrezioni), raggiunto e superato per la prima volta nel 2021 (1,2 miliardi di dollari) e poi nel 2022 (1,3 miliardi).
Nel complesso comunque la società negli ultimi tre anni ha registrato «i tre totali di vendite più alti nella storia dell’azienda», ampliando il giro d’affari alle persone più giovani: il 50% di chi nel 2023 ha acquistato da Phillips, lo ha fatto per la prima volta. Fra questi, un terzo apparteneva alle fasce demografiche millennial e gen Z.
La nuova vice ad di Phillips aste
Amanda Lo Iacono vanta oltre un decennio di esperienza nel mondo dell’arte e della finanza (da Jp Morgan ha gestito masse per 3,5 miliardi di dollari). Da Phillips, il suo ruolo è stato fondamentale nel guidare la crescita del dipartimento di arte del XX secolo e contemporanea. Sotto la sua responsabilità, le vendite serali newyorkesi hanno raggiunto numerosi record, con tassi di vendita superiori al 90% per lotto e valore (Mark Rothko, Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Barbara Hepworth, Jean Dubuffet, Carmen Herrera, Damien Hirst, Amy Sherald sono stati alcuni degli artisti consegnatile). Nel 2023, Lo Iacono è stata responsabile del lancio della piattaforma digitale Dropshop.
La presidente globale, Cheyenne Westphal
Cheyenne Westphal è entrata a far parte di Phillips come presidente globale nel marzo 2017. Sotto la guida di Cheyenne, Phillips ha raggiunto nuovi traguardi e record, tra cui quelli di Peter Doig (Rosedale, 28,8 milioni di dollari), Mark Bradford (Helter Skelter I, 11,9 milioni di dollari) e Robert Motherwell (At Five in the Afternoon, 12 milioni di dollari. 6 milioni di dollari), oltre ai prezzi più alti per Jean-Michel Basquiat (Untitled, 85 milioni di dollari), Pablo Picasso (La Dormeuse, 57 milioni di dollari), Martin Kippenberger (Ohne Titel (aus der Serie Das Floß der Medusa), 11 milioni di dollari) e Gerhard Richter (Dϋsenjäger, 20 milioni di dollari).
In precedenza lavorava da Sotheby’s, dove ha supervisionato tutte le principali aste di arte contemporanea di in Europa, ottenendo record d’asta che resistono ancora oggi per artisti come Gerhard Richter, Sigmar Polke, Piero Manzoni e Alberto Burri, tra i tanti.
Gli 840,7 milioni di dollari di volumi d’asta che Phillips dovrebbe comunicare per il 2023 sono una cifra che segna un calo del 15% rispetto al 2023. Ce lo si poteva aspettare già dal primo semestre, quando la casa d’asta aveva comunicato un fatturato globale di 453 milioni di dollari, in riduzione del 39% rispetto ai 746 milioni ottenuti nell’analogo periodo del 2022.
Guardando ai top lot, la situazione non migliora: nel corso del 2023, le cinque opere più costose vendute da Phillips (fra cui Gerhard Richter e Fernand Léger), hanno fatturato 87,6 milioni di dollari. Non poco. Ma si tratta della metà rispetto ai 173 milioni di dollari fruttati dai lotti più cari venduti nel 2022, anno in cui due opere di Jean-Michel Basquiat e Yves Klein da sole avevano reso 126 milioni di dollari.
Anche due annate brillanti in termini di ricavi come il 2021 e il 2022 nascondono però problemi di bilancio: guardando ai conti, nel 2022 l’aumento dei costi ha sfiorato il 26%, con conseguente erosione della marginalità. Starà alla nuova squadra raddrizzare la rotta.