Non sembra fare quasi più notizia: nell’ultima settimana l’oro ha raggiunto un nuovo livello record, grazie alle prospettive, poi concretizzate, di un robusto taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. L’oro è un bene rifugio che non paga cedole o dividendi: tassi più bassi significa meno concorrenza da parte di altri investimenti “sicuri” come Buoni del Tesoro Usa, il cui rendimento tende a calare assieme ai tassi di riferimento Fed. Nel corso dell’anno la prospettiva di un abbassamento dei tassi ha sostenuto con forza il metallo giallo, assieme alle crescenti tensioni internazionali e alla sempre forte domanda d’acquisto delle banche centrali che hanno incrementato le proprie riserve auree di altre 184 tonnellate solo nel secondo trimestre.
Anche i risparmiatori tendono ad apprezzare la sicurezza percepita dell’oro, un investimento antico e facile da capire – elemento non secondario quando si tratta di impegnare somme importanti. Chi avesse acquistato fra 2023 e inizio 2024 a questo punto avrebbe messo a segno un bel risultato: solo dall’inizio di quest’anno, al 19 settembre, l’oro ha guadagnato oltre il 25%, contro l’11% di Piazza Affari. “L’oro mostra una performance robusta, consolidandosi stabilmente sopra la soglia dei 2.500 dollari l’oncia, con i contratti future che hanno superato quota 2.600 dollari”, ha dichiarato We Wealth l’analista di Swissquote ed esperto del mercato aureo, Carlo Alberto De Casa, “il metallo prezioso ha registrato nuovi massimi storici, alimentato dall’entusiasmo degli investitori in risposta all’approccio accomodante della Federal Reserve”.
Le proiezioni mediane dei membri del Federal Open Market Committee (FOMC) indicano potenziali tagli dei tassi di interesse per un totale di 50 punti base entro la fine dell’anno in corso, seguiti da ulteriori 100 punti base nel 2025. Tuttavia, i mercati sembrano anticipare uno scenario ancora più aggressivo, prezzando riduzioni complessive di 75 punti base entro il termine del 2024.
“Nonostante queste aspettative, ritengo improbabile assistere a ulteriori tagli ‘jumbo’ nel corso di quest’anno, non ravvisandone la necessità economica”, ha sottolineato De Casa, “considerando le dichiarazioni del presidente Powell sulla ‘buona posizione’ dell’economia statunitense, il dollaro appare al momento eccessivamente svalutato, fattore che ha finora favorito le quotazioni dell’oro”.
Oro, come interpretare il rally
Il contesto macroeconomico rimane il punto di partenza fondamentale per l’analisi: i dati indicano che l’economia Usa mantiene una traiettoria positiva, il che dovrebbe sostenere la forza del dollaro. Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea (Bce), non si può immaginare che resterà immobile mentre dall’altra parte dell’Oceano Powell e colleghi continueranno a tagliare: “Mi aspetto che l’Europa mantenga sostanzialmente invariato il differenziale dei tassi rispetto agli Stati Uniti”, ha affermato l’analista, “questa dinamica non dovrebbe contribuire a un’ulteriore svalutazione del dollaro sull’euro, elemento che potrebbe altrimenti favorire nell’immediato le quotazioni dell’oro”. In sintesi, lo slancio dell’oro degli ultimi giorni sembrerebbe una fiammata potenzialmente difficile da consolidare o incrementare a breve termine.
Tuttavia, a uno sguardo più ampio, la forza dell’oro sembra ben sostenuta da una serie di altri fattori.
Un aspetto strutturale da considerare è la correlazione inversa tra i prezzi dell’oro e i tassi di interesse: storicamente, l’oro tende ad apprezzarsi in fasi di riduzione dei tassi. “È significativo notare come il metallo prezioso abbia mantenuto la sua solidità anche durante il recente ciclo di rialzo dei tassi, rendendo difficile prospettare una significativa perdita di valore ora che è iniziata la fase di allentamento monetario”.
La domanda delle banche centrali è un altro catalizzatore per gli aumenti di prezzo dell’oro, per cui non era affatto scontato che il rialzo dell’oro sarebbe proseguito dopo l’interruzione degli acquisti ufficiali da parte della banca centrale cinese, a partire da giugno. In generale, i paesi Brics continuano a sostenere la domanda di oro, in linea con il progetto di sviluppare una valuta di riserva alternativa al dollaro, ancorata in parte all’oro.
Per quanto concerne il fattore geopolitico, gli ultimi sviluppi in Medio Oriente, incluso il potenziale di escalation militare tra Israele e Libano, non sembrano aver inciso significativamente sulle quotazioni attuali. Sebbene sia possibile che in futuro questi eventi possano avere ripercussioni maggiori, al momento non appaiono come un rischio particolarmente prezzato dal mercato.
Un’opportunità di realizzo, per chi ha comprato oro
“In termini di strategie di investimento, per chi detiene posizioni in oro da diversi mesi, non ritengo consigliabile incrementare ulteriormente l’esposizione a questi livelli di prezzo”, ha dichiarato De Casa, “al contrario, gli investitori che hanno assunto posizioni attraverso Cfd o altri strumenti finanziari potrebbero considerare di ridurre l’esposizione del 10-20%, realizzando parte delle plusvalenze accumulate, considerando la mia valutazione di un dollaro attualmente sovrasvenduto. Questa strategia di presa di profitto risulta più complessa per gli investitori che hanno optato per l’acquisto di oro fisico in forme meno divisibili, come i lingotti”.
Correzione: una precedente versione di questo articolo riferiva erroneamente il prezzo dell’oro nella forchetta 1500-1600 dollari, la cifra è stata corretta a 2500-2600.