Il vento dell’ottimismo, agitato dalla fine del ciclo di rialzi dei tassi e dall’andamento positivo della crescita negli Stati Uniti, sta gonfiando le vele dell’oro e delle azioni nello stesso momento. Lunedì mattina il metallo giallo, ha raggiunto il massimo da sei mesi arrivando a un massimo di 2.018,90 dollari l’oncia. Negli ultimi cinque giorni al 27 novembre l’oro ha messo a segno un rialzo dell’1,7%. Nel frattempo Wall Street si è affacciata all’apertura di lunedì a poca distanza dai massimi storici. Il Nasdaq 100, al termine della sessione di venerdì, si attestava a soli 3,7 punti percentuali al di sotto del suo record storico, registrando un notevole aumento del 13,27% nell’ultimo mese. Allo stesso tempo, l’S&P 500, l’indice di riferimento della Borsa americana, si distanziava appena del 4,34% dal suo massimo precedente, evidenziando un incremento superiore al 10% nel corso dell’ultimo mese.
“L’oro sta salendo per il cambio di aspettative sulle suo future mosse nel 2024. I dati sull’inflazione americana hanno confermato una discesa dei prezzi e ci sono al momento il 60-70% di possibilità che già nel secondo trimestre torni a scendere il costo del denaro”, ha commentato per We Wealth Carlo Alberto De Casa, analista e autore per Hoepli de ‘I segreti per investire sull’oro’. “Da un lato questa aspettativa sta contribuendo alla discesa del dollaro: il cambio euro dollaro è sopra 1,09, mentre anche la sterlina è sopra 1,26. Dall’altro i rendimenti sia sulle brevi sia sulle lunghe scadenze iniziano a scendere”, ha proseguito l’analista, “questi fattori fanno sì che l’oro, un asset che non stacca cedole né distribuisce dividendi, si stia apprezzando”.
L’aspetto peculiare di quest’ultima fase di mercato è che un bene difensivo come l’oro sta crescendo di pari passo con le azioni, l’asset rischioso per eccellenza. La crescita coordinata di oro e azionario, “una cosa un po’ insolita,” è giustificata in questo caso dall’attesa delle politiche monetarie più accomodanti, ma anche perché ci si aspetta che i tassi scenderanno senza che si verifichi una forte contrazione degli utili societari, ha precisato De Casa.
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Previsioni euforiche?
Alcuni analisti, di fronte al rally delle ultime settimane pensano che il mercato stia guardando al 2024 con le lenti rosa. “Le attese dei mercati sono a nostro avviso molto ottimistiche e prevedono un soft landing dell’economia statunitense, un veloce ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% e la possibilità che la Federal Reserve possa decidere di tagliare i tassi di interesse già in primavera 2024”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich.
“Tali prospettive dipendono quindi molto dall’andamento dell’economia Usa e dei prezzi al consumo. La nostra opinione converge sulla forza della ripresa economica negli Stati Uniti ma diverge su un ritorno veloce dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%”, ha aggiunto Diodovich, “crediamo che l’inflazione sarà persistente su livelli alti nel primo semestre 2024 posticipando notevolmente il possibile cambio di rotta in politica monetaria da parte della Fed. A dicembre sarà possibile un prolungamento del movimento rialzista (rally di Natale) ma nei primi mesi del prossimo anno dovremmo assistere a nuove correzioni”.
L’ultimo outlook per il 2024 presentato da Bank of America ha stimato a 5.000 punti il livello obiettivo dell’S&P 500, il che implicherebbe un rialzo del 9,7% rispetto ai livelli di venerdì.
La tesi rialzista di Bofa non si regge sui previsti tagli dei tassi nel 2024, “ma per ciò che la Fed ha già fatto e per il modo in cui le aziende si sono adattate”, si legge in una nota diramata il 27 novembre, “l’Eps può accelerare, e lo ha fatto, in presenza di un rallentamento del Pil, e il reshoring è stato identificato dalle aziende come un vento a favore”. Altre banche sono state più caute nei rispettivi outlook: per Ubs e Goldman Sachs il target è a 4.700 punti (+3,09%), mentre Morgan Stanley vede l’indice a 4.500 per fine 2024 (-1,29%).
“L’indice S&P 500 si sta avvicinando al massimo storico toccato a gennaio 2022, dopo quasi due anni, spinto da fattori sia fondamentali sia tecnici. E’ stato un lungo processo, e la fase di attesa attuale è una fra le più prolungate da quando, nel 1952, il Nyse è passato alla settimana di negoziazione di cinque giorni (abolendo i sabati lavorativi)”, ha dichiarato a We Wealth il global market strategist di eToro, Ben Laidler, “questa attesa di 476 giorni di negoziazione è inferiore ai record stabiliti durante la bolla tecnologica di fine millennio e la crisi finanziaria del 2008. Tuttavia, abbiamo percorso molta strada dal crollo del -25% toccato lo scorso ottobre, con un rendimento del 21% nell’anno successivo, ben superiore al 15% di media. E’ incoraggiante notare come i picchi tendano a generare a loro volta nuovi massimi, con i mercati storicamente quasi sempre positivi nei sei e dodici mesi successivi”.