Il messaggio di Xi Jinping è chiaro: gli attuali livelli di sperequazione non sono più gestibili né tollerabili. Bisogna sostenere un’imprenditorialità diffusa.
“La società è compatta”, dice Noci, “e tra i giovani si possono trovare i più orgogliosi sostenitori del nuovo corso”.
“C’è una data simbolo che segna un cambio di paradigma importante per la Cina: è il 17 agosto 2021, quando il Presidente Xi Jinping ha dichiarato che l’obiettivo del Partito Comunista è perseguire la prosperità comune”. Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, è un grande conoscitore di “cose” cinesi. In questa intervista a We Wealth invita a non sottovalutare la portata del cambiamento in atto: siamo di fronte a un “salto cosmico” rispetto al pensiero di Deng Xiao Ping, che aveva sdoganato la corsa al benessere individuale, con il suo celebre slogan: “arricchirsi è glorioso”.
Il sesto plenum del Partito si è concluso con una risoluzione che eleva Xi allo stesso livello dei due “padri fondatori” della Cina, Mao Ze Dong e Deng Xiao Ping. “Ora che il suo pensiero è stato scritto nella Costituzione, il presidente cinese ha l’aura di un leader intoccabile”. Qui la lotta alla disuguaglianza diventa quindi un dictat improcrastinabile. Che getta una luce diversa anche sulla severa stretta regolamentare, avviata più di 12 mesi fa, nel novembre del 2020, con lo stop improvviso alla quotazione da 34 miliardi di dollari di Ant Group, il braccio finanziario dell’e-commerce Alibaba. Obiettivo: mettere ordine nel far west in cui sono proliferate le grandi aziende tecnologiche, partendo dal settore fintech, per gestire i rischi legati al sistema bancario ombra.
Del resto, nei complicati gangli dell’economia cinese, fenomeni distorsivi sono presenti un po’ ovunque: pensiamo al settore immobiliare, scosso dalle vicende di Evergrande, il secondo costruttore di case cinese per fatturato, schiacciato da 300 miliardi di debiti e a rischio default.
Nel corso del 2021, la “campagna” delle autorità di Pechino ha colpito anche pesi massimi come Alibaba e Meituan (consegne a domicilio), accusati dalle autorità antitrust di aver conquistato troppo potere. Fino al capito legato alla sicurezza dei dati sul web e alla privacy: questa volta sono finite nel mirino Didi (la “Uber” cinese), Kanzhun (app cerca lavoro) e altre aziende cinesi quotate a New York. In mezzo, iniziative di varie autorità cinesi che, su mandato del presidente Xi, hanno messo la lente sui diritti dei lavoratori, sul settore della formazione fino al gaming.
“Il messaggio è chiaro: gli attuali livelli di sperequazione non sono più gestibili né tollerabili. Bisogna sostenere un’imprenditorialità diffusa. In fin dei conti, Xi sta dicendo a 500 milioni di cinesi poveri: ci occuperemo di voi”. Molte delle iniziative prese nell’ultimo anno dal governo appaiono coerenti con quell’obiettivo: mirano a garantire un sistema più concorrenziale, a migliorare la giustizia sociale e redistribuire la ricchezza accumulata negli ultimi anni nelle mani di pochi. “Credo che le autorità di Pechino proseguiranno su questa strategia, che ha il supporto della popolazione. La società è compatta, e tra i giovani si possono trovare i più orgogliosi sostenitori del nuovo corso”, conclude Noci. A questo si somma una serie di altre sfide: “Ormai è del tutto chiaro che la conflittualità con gli Stati Uniti non si è esaurita con la presidenza Trump. Nei prossimi anni assisteremo a una forte dialettica tra le due superpotenze. E Taiwan rischia di trasformarsi nella pistola di Sarajevo del Terzo Millennio”.
Intanto l’economia cinese porta avanti la progressiva trasformazione del suo modello di sviluppo: da hub produttivo a basso costo, spiega il professore, cerca di importi come propulsore d’innovazione. E questo avviene proprio mentre la Cina vede progressivamente svanire il suo dividendo demografico: nel 2030, ricorda Noci, il 30% della popolazione cinese sarà rappresentato da over65. “La terza sfida è a ambientale: la popolazione non si accontenta più di avere il pane, vuole state bene e vivere meglio. La crescita economica cinese è andata fortemente a scapito dei fattori ambientali – questo del resto vale anche per l’Occidente -. Qui, però, la progressione è stata così violenta che nelle città più avanzate, la popolazione mostra segni di insofferenza. Risolvere il problema ambientale è una priorità. E non è un caso se la Cina è il primo investitore al mondo sul fronte delle tecnologie pulite”.