Il primo semestre 2022 non è stato certo un buon semestre per i mercati globali. L’inflazione, il rialzo dei tassi, la guerra in Ucraina e ora i timori di una recessione – che secondo alcuni è ormai imminente – sono stati tutti fattori che hanno appesantito gli indici azionari. Alcuni più di altri. Da ultimo tra gli indici che si sono tinti di rosso c’è anche l’S&P 500 che a metà giugno è entrato ufficialmente in un mercato orso, per tale intendendosi un calo del 20% da un precedente massimo. Cosa aspettarsi per i prossimi mesi?
L’outlook di mercato non è dei migliori. Lo spettro che si aggira per le borse di tutto il mondo porta il nome di recessione. Secondo l’ultimo sondaggio mensile di Bloomberg tra gli economisti, la probabilità che si verifichi una contrazione dell’attività economica è ora infatti al 30%, la percentuale più alta dal 2020. Si tratta di un aumento di 2,5 punti percentuali rispetto ad aprile e del doppio delle probabilità previste dagli economisti tre mesi fa. Al contempo c’è da fare i conti con un’inflazione che non accenna ad arrestarsi, nonostante i rialzi dei tassi annunciati dalle principali banche centrali, in primis la Fed che a giugno ha alzato i tassi di 0,75 punti percentuali, il più alto rialzo dal 1994. La combo di inflazione e assenza di crescita economica si chiama stagflazione – entità vista l’ultima volta negli anni settanta – e per Vincent Manuel, chief investment officer di Indosuez Wealth Management, è già qua.
“Nell’area euro l’inflazione è arrivata all’8% e i numeri rimarranno elevati per un paio di mesi, con il picco che probabilmente verrà raggiunto nel terzo trimestre del 2022. Al contempo, se si confronta la crescita del PIL su base trimestrale piuttosto che annuale, si osserva come, nell’area euro, non ci sia quasi più crescita” commenta Vincent Manuel, che è dell’avviso che l’aggiustamento dei prezzi richiederà più tempo in Europa rispetto che negli Stati Uniti. “Nel Vecchio Continente c’è una maggiore rigidità dei prezzi, con l’inflazione che è originata, a differenza di quella statunitense, dai prezzi energetici e si trasferisce sui servizi e sui salari” continua Manuel. Ad ogni modo, a partire dal 2023 il cielo sopra Wall Street e le borse europee si dovrebbe rischiarare, sia fronte inflazione che lato crescita economica. “Pur rimanendo relativamente prudenti sulle prospettive macroeconomiche, una recessione severa rimane poco probabile in entrambi i continenti. Nell’area euro, per il 2022, il supporto fiscale è forte e pari al 1,75% del PIL e prende diverse forme: dal Next Generation EU, Re-Power EU agli stabilizzatori automatici, passando per i singoli piani nazionali. Negli Stati Uniti il peggio sarà evitato poiché i tassi di interesse rimarranno contenuti. La nostra aspettativa è infatti che la Fed, nel momento in cui le pressioni inflazionistiche.