L’Ue suggerisce di ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita
Nel complesso la Commissione ritiene che il documento programmatico di bilancio dell’Italia sia in linea con gli orientamenti di bilancio contenuti nella raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 2022
Benché, come riportato dal Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, la valutazione della Commissione europea del documento programmatico di bilancio italiano può dirsi pressoché positiva, vi sono ancora dei temi su cui il Governo è chiamato a confrontarsi e tornare a lavorare.
Il documento programmatico di bilancio, infatti, comprende misure che non sono conformi ad alcuni standard europei e, in generale, alle raccomandazioni del Consiglio europeo per l’Italia, con cui si chiedeva – e tuttora chiede – di tenere sotto controllo la spesa pubblica; in particolare in un momento di generalizzata instabilità economico-finanziaria, che discende, come è dato leggere nel Parere della Commissione del 14 dicembre 2022, non solo dal Covid-19 ma anche dall’onda d’urto generata dall’invasione russa dell’Ucraina, che sta avendo un’incidenza diretta e indiretta sull’economia dell’Ue, spingendola su un percorso di minore crescita e maggiore inflazione.
In questi termini se, in linea generale, sono state considerate adatte alle prospettive europee, tra le altre, le misure adottate dal Governo contro il caro energia in favore di famiglie fragili e imprese, non può dirsi lo stesso per quel che concerne pensioni e limite all’utilizzo del Pos.
Il nodo delle pensioni
Nel parere formulato dalla Commissione europea, si apprende che le proposte di manovra presentate dal governo italiano non sono in linea con precedenti raccomandazioni europee. In particolare, le proposte del Governo non sono idonee ed efficaci per quanto concerne l’ambito delle pensioni.
Ad avviso della Commissione, la circostanza che nel documento programmatico di bilancio sia presente l’intento di rinnovare nel 2023 i regimi di accesso anticipato alla pensione in scadenza a fine 2022, con inasprimento dei criteri di età, è indicativo del fatto che il Governo non ha tenuto conto delle richieste – già espresse nel 2019 dal Consiglio europeo – di procedere ad un taglio della spesa pensionistica.
La spesa dell’Italia per le pensioni, evidenziava il Consiglio europeo, è tra le più elevate dell’Unione ed è destinata a crescere nel medio periodo a causa del peggioramento dell’indice di dipendenza degli anziani.
In questi termini, avvertiva (e tuttora avverte) l’Europa occorre limitare il ricorso a meccanismi che consentono l’ampliamento della possibilità di pensionamento anticipato, in quanto questi strumenti si ripercuotono negativamente sull’offerta di lavoro, sull’occupazione, e sulla sostenibilità del debito pubblico.
Al fine di ridurre l’aumento della spesa pubblica per le pensioni, l’Ue suggeriva, e suggerisce, di dare avvio a riforme pensionistiche volte a ridurre le passività implicite derivanti dall’invecchiamento della popolazione e intervenire su pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati, nel rispetto dei principi di equità e di proporzionalità.
Utilizzo del Pos
Già il 9 luglio 2019, il Consiglio europeo aveva raccomandato all’Italia di contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, potenziando – in questo riguardo – i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti.
Tuttavia, osserva la Commissione, alcune misure incluse nel documento programmatico di bilancio non sono in linea con le citate raccomandazioni, posto che il Governo ha proposto:
- di innalzare il massimale delle operazioni in contanti dagli attuali 2 000 euro a 5 000 euro nel 2023
- di dare attuazione (si legge nel parere della Commissione) ad un condono fiscale che consente la cancellazione dei debiti fiscali pregressi fino a 1 000 euro relativi al periodo 2000-2015
- di rendere facoltativo il pagamento mediante Pos per importi inferiori a 60 euro senza incorrere in sanzioni.
A tal riguardo, il Governo è chiamato a ridiscutere sulla soglia per i pagamenti con il Pos, che secondo alcune voci potrebbe scendere dai proposti 60 euro a 30 euro, senza sanzioni.
Il controllo dell’Ue sulla manovra italiana
È bene ricordare che il “controllo” dell’Ue sulle manovre dell’Italia deriva dalle previsioni di cui al regolamento (UE) n. 473/2013, il quale stabilisce disposizioni di monitoraggio rafforzato delle politiche di bilancio nella zona euro per garantire la coerenza dei bilanci nazionali con gli indirizzi di politica economica emanati nel contesto del patto di stabilità e crescita e del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche.
È in forza di detto regolamento che gli Stati membri sono tenuti a trasmettere ogni anno alla Commissione e all’Eurogruppo un documento programmatico di bilancio che illustri i principali aspetti delle prospettive di bilancio delle amministrazioni pubbliche e dei relativi sotto-settori per l’anno successivo.