Il mercato azionario statunitense ha toccato un nuovo massimo storico a metà dicembre e, da allora, ha continuato a crescere. A fine gennaio, era quasi il 3% al di sopra del picco precedente, il che ha innervosito molti investitori in riferimento a un possibile ribasso. Lo Standard and Poor’s 500 è arrivato alle soglie del livello di 5150 mentre il Nasdaq si è fermato poco prima di 16.300 punti. Performance comunque estremamente interessanti, soprattutto se consideriamo che l’S&P 500 ha chiuso il quarto mese positivo di fila, un evento che di per sé non sarebbe così raro se non fosse per la crescita numerica segnata, pari a +21.5%. Alla luce di questi dati, l’idea di investire può spaventare. Ma la storia ci insegna che non è il momento di farsi da parte.
L’analisi storica
Il mercato, in realtà, tocca i massimi storici più spesso di quanto si possa pensare. Su 1.176 mesi dal gennaio 1926, il mercato ha raggiunto livelli massimi 354 volte, ovvero nel 30% dei casi. Inoltre, in media, i rendimenti a 12 mesi, a seguito del raggiungimento di un massimo storico, sono stati migliori che non in altri momenti: del 10,3% superiori all’inflazione, rispetto all’8,6% quando il mercato non ha raggiunto i massimi. Anche i rendimenti su un orizzonte di due o tre anni sono stati, in media, leggermente superiori.
Secondo gli analisti di Schroders, dunque, ci possono essere validi motivi per scegliere di non investire in azioni, ma il fatto che il mercato abbia toccato un punto di massimo non dovrebbe essere tra questi.
La bolla
Oggi il Nasdaq è molto caro in termini di multipli di valutazione. Ci sono dei fattori che potrebbero indicare la presenza di una bolla azionaria, ma altri che la negano, quindi non c’è una risposta univoca. Ripensando alla bolla scoppiata nel marzo 2000, passata alla storia come la Bolla delle Dot-com, “oggi i comportamenti sono un po’ diversi e questo potrebbe rassicurarci. Per esempio, ci sono società come Nvidia, legate al boom dell’IA, che hanno un business model prevedibile, mentre all’epoca delle Dot-com le società di internet si quotavano senza avere un solido modello di business” spiega Axa Im.
L’allocazione
Secondo J. Safra Sarasin, nonostante il forte rally dei mercati azionari, sono da sovrappesare le azioni. “Continuiamo a privilegiare i mercati sviluppati e al momento rimaniamo neutrali su regioni e settori. Il forte slancio dei mercati azionari dovrebbe attirare ulteriori capitali finché la crescita economica rimarrà solida e gli utili sorprenderanno al rialzo”.
Per Comgest, invece, il 2023 è stato un anno guidato dai fondamentali: gli utili sottostanti e la traiettoria di crescita delle società. “È quindi molto importante investire in società consolidate che possono continuare a generare crescita in un contesto difficile. Cerchiamo di individuare aziende con una crescita sostenibile, visibile in grado di resistere a un contesto di mercato occasionalmente difficile”. In generale, In un momento è tanto più importante mantenere una buona diversificazione per avere in portafoglio società che possano dribblare le scelte di politica economica attese a giugno