La strada da recuperare su Wall Street, ma anche sul listino europeo è ancora lunga, ma il Ftse 100 londinese sembra aver ingranato la marcia nelle ultime due sedute che hanno riportato l’indice azionario britannico ai massimi da oltre un anno e a un passo dal massimo storico. Il 22 marzo il Ftse 100 ha chiuso a quota 7.930,92. Considerando l’ultimo massimo intraday è mancato un ulteriore 1% per superare il record storico raggiunto dal Ftse 100 nel febbraio 2023. La settimana, segnata da una presa di posizione più aperturista sui tagli dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra, si è chiusa in rialzo del 2,6% per l’indice di riferimento delle blue chip britanniche.
Dopo la grande corsa degli indici americani, che hanno aggiornato ripetutamente i massimi nel corso di quest’anno, il risultato del Regno Unito non suona come una grande notizia. Da inizio 2024, l’S&P 500 ha realizzato una performance del 10,5%, lo Stoxx Euro 600 dell 6,5%, mentre il Ftse 100 ha aggiunto solo solo il 2,7%. Il confronto sull’orizzonte a 12 mesi è ancora più impietoso con una performance dei tre indici, rispettivamente, a +33,2%, +14,2% e +5,75%.
Nonostante un recente passato disastroso per le azioni britanniche, la previsione dei gestori di fondi europei sembra di segno opposto guardando ai prossimi 12 mesi. In questo momento, la Borsa inglese è valutata come quella più interessante fra le piazze del Vecchio continente, a pari merito con Parigi. Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Bank of America, infatti, le percentuali di “sovrappeso” in portafoglio hanno raggiunto un 15% netto per Londra, mentre Piazza Affari, dopo il rally dello scorso anno, si trova nella posizione diametralmente opposta, con un “sottopeso” netto vicino al 25%.
Una svolta per la BoE
La recente schiarita sul listino londinese è coincisa con l’esito dell’ultima riunione della Banca d’Inghilterra dello scorso giovedì. Pur mantenendo inalterato il tasso di riferimento al 5,25%, la composizione del voto ha rivelato che due membri del consiglio, fino ad allora a favore di nuovi rialzi, hanno cambiato idea. “Gli sviluppi economici recenti hanno permesso alla BoE di compiere un altro (piccolo) passo verso l’inizio del ciclo di tagli”, hanno commentato gli analisti di Bank of America, che però hanno mantenuto ferma la previsione sulle tempistiche del primo taglio al prossimo agosto. “Non crediamo che i dati permetteranno un ciclo di tagli precoce”, hanno aggiunto, “l’inflazione dei servizi rimane alta e stabile, mentre l’inflazione domestica è lontana dal mostrare anche solo una convergenza verso livelli confortevoli”. A febbraio l’inflazione britannica è stata inferiore alle attese, posizionandosi al 3,4%, il dato più basso degli ultimi due anni e mezzo. Con il salario minimo di sussistenza nel Regno Unito che aumenterà del 9,8% il primo aprile, continuiamo a ritenere che le pressioni salariali rimarranno elevate per qualche tempo”, ha precisato il Cio di Blue Bay, Mark Dowding, “in primavera, l’inflazione al consumo dovrebbe scendere al 2% grazie agli effetti base. Tuttavia, vorremmo sottolineare che l’inflazione di fondo rimarrà sostanzialmente più elevata e che l’inflazione dei prezzi dei servizi continua a mantenersi intorno al 6%”.
Per gli analisti, dunque, il Regno Unito resta un po’ in ritardo nella lotta all’inflazione – un fattore che ha contribuito, fra le altre cose, a rafforzare la sterlina sull’euro di oltre l’1% da inizio anno.
“L’atmosfera nel Regno Unito è stata aiutata anche dalle vendite al dettaglio migliori del previsto a febbraio”, ha sottolineato Sophie Lund-Yates, lead equity analyst di Hargreaves Lansdown, “il volume di articoli acquistati è rimasto stabile su base mensile, il che è stato migliore rispetto alle aspettative degli economisti di una contrazione dello 0,3%… “La fiducia dei consumatori in generale è rimasta stabile, attestandosi a -21, secondo i dati di GfK”, anche se fra le pieghe dei dati sembra migliorato il giudizio sulle proprie finanze personali “il che potrebbe aiutare a dare una spinta alle spese discrezionali e ai servizi”.
I gestori che credono nella rimonta
Lo scorso gennaio Lazard era fra i gestori che si era espresso a favore di un possibile ritorno in voga delle azioni britanniche. “Il pessimismo attorno alle azioni britanniche è pienamente incorporato nei prezzi”, avevano affermato, “a differenza del mercato statunitense storicamente costoso, le azioni britanniche rimangono economiche in generale sia rispetto alla storia che rispetto alle loro omologhe internazionali” avevano affermato da Lazard, “inoltre, con i tassi di interesse britannici probabilmente destinati a rimanere alti, a nostro avviso, il differenziale dei tassi di interesse dovrebbe sostenere una sterlina più forte”.
“Gli Stati Uniti sono scambiati a più di 20 volte gli utili attesi; il Regno Unito è valutato solo 11 volte i profitti previsti. Un mercato è eccessivamente valutato, forse nelle prime fasi di una bolla. L’altro è innegabilmente economico”, ha scritto lo scorso 14 marzo l’investment director di Fidelity International, Tom Stevenson. Parte di questo divario nelle valutazioni deriva dalla composizione settoriale del Ftse 100, che è ricco di titoli energetici, minerari, farmaceutici – settori considerati piuttosto difensivi e adatti all’investimento focalizzato sul dividendo. Secondo Stevenson, tuttavia, alle costanti sottoperformance del listino londinese hanno contribuito soprattutto le instabilità politiche in seguito al voto sulla Brexit. “La ragione più probabile è che negli ultimi otto anni ci sia stato semplicemente un generale pessimismo sull’economia e sul mercato azionario del Regno Unito, scatenato da anni di incertezza politica”, ha affermato, “la buona notizia è che il Regno Unito sta iniziando a sembrare noioso sia sul fronte economico che su quello politico”. Il Paese sarà chiamato alle urne nella seconda metà del 2024, ha previsto il premier Rishi Sunak, anche se non è ancora stata indicata una data ufficiale per le nuove elezioni generali.
Indice | Price to earnings (P/E) | Rendimento dividendo | Price-to-Book Ratio | 5-year Average Annual Earnings Growth |
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FTSE 250 | 12,1x | 3,4% | 1,2x | 9,2% |
FTSE 100 | 11,8x | 3,9% | 1,7x | 8,9% |