Joachim Nagel, 55 anni di cui 17 trascorsi alla Bundesbank ha espresso in passato opinioni di politica monetaria conservatrici in linea con quelle di Weidmann
La convergenza di socialisti e liberali sul suo nome potrebbe far pensare a un nuovo corso più morbido alla Bundesbank
Eppure, le condizioni macroeconomiche tedesche, a partire dal problema dell’inflazione ai massimi da 29 anni spingono parte della stampa tedesca a sperare che che Nagel raccolga l’eredità del suo rispettato predecessore
Ufficialmente, Jens Weidmann ha abbandonato il suo incarico per ragioni personali. In molti, però, hanno visto in questa decisione il senso di un profondo disaccordo con la direzione che la politica monetaria ultra espansiva condotta dalla Bce. La presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, ha sempre reiterato un messaggio di forte supporto alla prosecuzione delle politiche monetarie espansive, proiettando l’orizzonte per il rialzo dei tassi ben più lontano rispetto alle banche centrali britannica (che ha già proceduto a dicembre con il primo rialzo) e americana (che forse lo farà nel secondo trimestre del 2022). Nella visione di Weidmann insistere sul messaggio espansivo rischia di far cambiare le aspettative degli attori economici: se imprese e lavoratori prefigurano prezzi più alti adeguano prezzi e salari di conseguenza, autorealizzando la profezia di un’inflazione più alta. E questo al netto di tutti quegli elementi transitori che attualmente stanno spingendo i rincari in Europa, legati ai prezzi dell’energia e alla difficoltà nel reperimento di alcuni beni importati, sempre a causa della pandemia.
Weidmann, inoltre, è sempre stato fra i più severi interpreti del mandato della Bce, all’interno del quale non è prevista alcuna responsabilità sul contenimento degli spread sovrani o dei costi di finanziamento per la spesa pubblica dei governi. Per Nagel, che ha trascorso alla Bundesbank 17 anni della sua carriera, non sarà facile mantenere intatta la posizione del predecessore: la crescita dei debiti pubblici, dovuta alle misure anti-covid, ha reso più vulnerabili i Paesi europei qualora si verificasse una decisa risalita dei tassi d’interesse sul debito. Per le economie più indebitate, in particolare, il peso del servizio degli interessi sul totale della spesa pubblica potrebbe tornare a crescere nel giro di alcuni anni se l’attuale equilibrio, fatto di tassi decisamente contenuti, dovesse cambiare.
Evitare una nuova crisi di fiducia nei confronti dei membri più vulnerabili dell’Eurozona, fra cui l’Italia, potrebbe finire in cima ai problemi della Bce a dispetto delle disposizioni di mandato. In questo caso, la politica potrebbe mantenersi accomodante per più tempo, rischiando di accettare un’inflazione un po’ più elevata come “male minore” rispetto a una nuova impennata degli spread.
Nel frattempo, per mettere gli stati europei nelle condizioni di gestire i propri debiti in un contesto di rispetto dei vincoli di bilancio, si cercherà una difficile riforma del Patto di Stabilità. Anche in questo caso il ruolo della Germania, privata dei suoi fuoriclasse, Angela Merkel e lo stesso Weidmann, cercherà una nuova voce e, probabilmente, difficili compromessi.