Investimenti sostenibili: tutte le prossime tappe della normativa esg

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La Sfdr diventerà più esigente tra poco meno di un anno, a partire dal 1° gennaio 2023. Ma non è l’unica normativa di cui dovranno tenere conto gli operatori dell’industria dei fondi sostenibili. Ecco tutte le date da segnare in calendario

Rodolfo Fracassi, amministratore delegato e co-fondatore di MainStreet Partners: “La regolamentazione Sfdr è entrata in vigore in maniera soft a marzo 2021 (in relazione al Livello 1) ma diventerà più esigente tra poco meno di un anno”

A partire dal 2023 entreranno in gioco anche i “Principles on adverse impact”, vale a dire una serie di metriche ambientali e sociali sulla base delle quali misurare i risultati extra-finanziari dei singoli portafogli e a livello di market participant

A distanza di quasi un anno dall’entrata in vigore della Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr), la normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, un numero crescente di fondi continua a fare il proprio ingresso tra i prodotti che ricadono sotto l’ombrello articolo 8 o articolo 9. Dichiarando, dunque, di promuovere fattori ambientali o sociali attraverso l’integrazione nell’analisi finanziaria tradizionale o di realizzare un esplicito obiettivo sostenibile. Ma, ricordiamo, la regolamentazione diventerà più esigente a partire da gennaio 2023. E non è l’unica di cui dovranno tenere conto gli operatori dell’industria dei fondi sostenibili. A esaminare le prossime tappe della normativa esg nel nuovo osservatorio dell’Associazione italiana per l’analisi finanziaria (Aiaf) è Rodolfo Fracassi, amministratore delegato e co-fondatore di MainStreet Partners.
“Un numero sorprendentemente elevato di fondi si sta classificando come articolo 8 o 9 della Sfdr, dichiarando quindi di promuovere fattori esg o addirittura di realizzare obiettivi di sostenibilità”, racconta Fracassi. “A ciò si aggiunge la Tassonomia dell’Ue, un sistema di classificazione regolamentare in base al quale le imprese possono definire quali delle loro attività economiche siano sostenibili dal punto di vista ambientale” e il cui rispetto impegna da un lato l’azienda stessa nella compilazione di report dettagliati ma rappresenta anche “un’opportunità unica” per chi divulga le informazioni. Essere classificato come sostenibile ai sensi del regolamento, osserva Fracassi, rende infatti la società “più investibile”.
Ma bisogna ricordare, come anticipato in apertura, che dopo essere entrata in vigore in maniera soft a marzo 2021, la Sfdr “diventerà più esigente tra poco meno di un anno”. In una lettera indirizzata al Parlamento europeo, la Commissione europea ha infatti reso noto lo scorso 25 novembre che la data di applicazione del Regolamento delegato che includerà i Regulatory technical standards e gli altri standard tecnici relativi alla disclosure per gli artt. 8 e 9 della Sfdr è stata posticipata al 1° gennaio 2023. In più, aggiunge Fracassi, “la reportistica in linea con la Tassonomia, per cui si è conclusa una consultazione pubblica a maggio 2021, richiede al gestore non solo di fornire un dato sull’allineamento del proprio prodotto alla Tassonomia Ue, ma anche di dar conto di quali siano i propri obiettivi di allineamento ex-ante alla stessa” e questo “porterà a un rafforzato collegamento tra Sfdr e Tassonomia”.

A partire dal 2023 entreranno in gioco anche i “Principles on adverse impact”, vale a dire una serie di metriche ambientali e sociali sulla base delle quali misurare i risultati extra-finanziari dei singoli portafogli e a livello di market participant. Mentre, dal 2 agosto 2022, la “profilatura Mifid 2 dei clienti finali dovrà essere integrata riportando domande e considerazioni relative alle preferenze in ambito esg”. È probabile, aggiunge l’esperto, che la Tassonomia europea e le metriche ambientali “troveranno un posto di primo piano nei modelli gestionali e di risk management da qui al 2030: molte decisioni verranno prese anche sulla base di questi parametri che, oltre ad aiutare immensamente sul piano comunicazionale, ci forniranno importanti indicazioni per migliorare il profilo di rischio e rendimento dei portafogli”.

Di conseguenza, spiega Fracassi, tutta l’industria del risparmio gestito dovrà impegnarsi nel far evolvere sistemi, processi e risorse applicate all’ambito esg secondo un approccio coerente e integrato. “In particolare, l’individuazione dei rischi legati alla sostenibilità imporrà un approccio di valutazione olistica delle strategie d’investimento, dei fondi e dei portafogli in generale”, dichiara, precisando che un’analisi che si limiti alla media aritmetica dei rating delle posizioni in portafoglio risulterà insufficiente. Al contrario, nei prossimi anni, la capacità di “individuare e gestire i rischi extra-finanziari unitamente all’abilità di massimizzare i risultati ambientali, sociali e di governance saranno fattori chiave per distinguersi, attrarre ingenti capitali e crescere nel mercato europeo”. Il che, conclude, richiederà “strumenti che ottimizzino le scelte d’investimento su più dimensioni”.

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