A cinque anni dall’irogazione delle sanzioni Usa, la Russia spicca come uno dei pochi grandi mercati emergenti che può vantare un surplus “gemello”, per parafrasare l’opposta situazione americana
Il tasso di interesse ufficiale è ancora oggi superiore al 7%. L’elevato rendimento dei titoli ha sostenuto il rublo, anche grazie alle scelte degli investitori internazionali
Il governo può attingere ai notevoli risparmi fiscali, così come la Banca Centrale di Russia gode di ingenti riserve monetarie. La questione però, come sempre nei mercati, non è “dove si è”, ma “dove si sta andando”. Ecco le prospettive
Gli investimenti in Russia, a cinque anni dalle sanzioni
Oggi, la Russia “spicca come uno dei pochi grandi mercati emergenti che può vantare un surplus sia fiscale che nelle partite correnti”, dice Alberto Boquin, research analyst di Brandywine Global (affiliata Legg Mason). Una situazione che beffardamente potrebbe essere parafrasata come “surplus gemello”, per sottolineare l’opposto frangente Usa.
Da inizio 2019 il rublo è stata la valuta più performante in termini di rendimento totale tra quelle dei mercati emergenti. A riprova dell’ottimo quadro creditizio russo, i rendimenti obbligazionari in valuta locale stanno toccando nuovi minimi.
Investimenti in Russia, oggi: qualche caveat
Ma, “la domanda non è tanto da dove veniamo, ma dove stiamo andando“, sottolinea Boquin. Sono in aumento infatti i segnali che indicano come la politica economica stia per cambiare orientamento, potenzialmente a discapito del prezzo degli asset. Ecco perché.
L’impatto della Banca Centrale di Russia sugli investimenti
La Banca Centrale di Russia gode oggi di una solida credibilità grazie al modo in cui ha reagito alla crisi del 2014. A fine 2014, aveva innalzato il tasso di riferimento al 17%, per poi passarlo al più “normale” 11% nel 2016.
Da allora, l’allentamento monetario è stato molto graduale. Il tasso di interesse ufficiale è infatti ancora oggi superiore al 7%. L’elevato rendimento dei titoli ha dunque sostenuto il rublo, anche grazie alle scelte degli investitori internazionali, al di là delle incertezze geopolitiche.
Al momento, la politica monetaria potrebbe diventare molto meno restrittiva, se l’inflazione scendesse al di sotto del target del 4%. “Il 2020 sarà probabilmente un altro anno di moderata inflazione, grazie agli effetti di base favorevoli dovuti all’aumento dell’imposta sul valore aggiunto deciso quest’anno”.
Ad ogni modo, la Banca Centrale russa gode di un margine di manovra per avviare un importante ciclo di allentamento, con i tassi che probabilmente raggiungeranno il 5,5% entro l’estate 2020. Il previsto allentamento monetario avrà un impatto favorevole sulla crescita dell’economia russa, pagando sulle prime lo scotto di un’erosione al supporto al rendimento del rublo, probablimente.
La bilancia dei pagamenti russa resterà in equilibrio?
Le dinamiche della bilancia dei pagamenti hanno iniziato a invertirsi. Dopo un forte declino nel 2014-15, le importazioni sembrano sembrano essere destinate ad aumentare. Le esportazioni non energetiche sono migliorate con decisione dalla metà del 2016, ma stanno calando per la debolezza dell’Europa, principale mercato di sbocco della Russia.
Il principale bene di esportazione del Paese, l’energia, ha un prezzo incerto in quanto le preoccupazioni per la domanda globale fanno da contrappeso ai tagli Opec. Non giocheranno poi a favore del reddito delle società russe i pagamenti dei dividendi. Per questo, gli analisti prevedono che il surplus della bilancia commerciale diminuirà dal 7% del Pil a quasi il 4% entro il 2020.
Le prospettive attuali, in sintesi
La Russia rimane però in una buona posizione per gli investimenti. Il governo può attingere agli ingenti risparmi fiscali per investire in infrastrutture e spronare la crescita economica. I prestiti risultano inoltre più convenienti, dopo “anni di dolorosa riduzione della leva finanziaria”. La Banca Centrale può inoltre contare su ampie riserve monetarie in caso di un’altra crisi. Resta da capire “in che misura queste buone notizie siano già incorporato nel rublo e, soprattutto, cosa ci riserverà il futuro”.