L’anno si avvia alla fine ed è il momento della riflessione sul nuovo anno. Come spesso accade in questa fase dell’anno, gli “oroscopi” si sprecano. Proviamo a mettere alcuni paletti per provare a fornire qualche spunto di meditazione con cui accompagnare le festività. Semplici riflessioni, senza avere l’ambizione di avere la visione perfetta, come sembra suggerire il numero del prossimo anno ossia 20/20, che per il mondo anglosassone rappresenta il punteggio massimo attribuibile alla vista.
Prima riflessione. Alla fine, deal Usa Cina fu, almeno a parole. E tanto bastò per scatenare il rally di fine anno. In tutta onestà, come scritto nel precedente report, aspettavo che i cinesi cercassero di trascinare i negoziati fino al loro Capodanno. Invece il deal è arrivato, anche se con qualche aggiunta “alla cinese”.
Le ultime notizie segnalano che la Cina firmerà l’accordo non tramite il suo Presidente (che non andrà a Davos a fine gennaio) ma tramite il suo Vicepremier che si recherà appositamente negli Usa ad inizio gennaio. Forse un modo per rendere palese che la Cina attribuisce poco peso a questo accordo e probabilmente in parte potrebbe non rispettarlo. Sembra quasi la battuta della celebre commedia di De Filippo Natale in casa Cupiello quando il figlio Tommasino (in arte Luca De Filippo), sotto la spinta forte dal padre (Eduardo De Filippo), a dare gli auguri al non amato zio dice: “cento di questi giorni ma…con qualche malattia”.
Seconda riflessione. Il consenso, che lo scorso anno profetizzava la fine del lungo trend al ribasso dei tassi, immaginando almeno due rialzi della Fed e spingendosi in alcuni casi anche a riesumare manovre del passato (come ad esempio l’operation twist), quest’anno si è arreso. L’ipotesi è che, ormai, i tassi siano destinati a rimanere bassi. Le formule spesso citate a tal proposito sono: “low for longer” o “low forever”. Con tassi bassi le aspettative diventano estremamente rosee, come indicato dall’indicatore Fear&Greed della Cnn.
L’ulteriore logica conseguenza è che il posto migliore dove investire è l’azionario, per il quale le attese medie di rialzo sono pari a circa il 5% in termini di S&P 500.
Terza riflessione: la temuta inversione della curva dei tassi Usa (sul segmento 2-10 anni) si è alla fine verificata durante l’estate. Ma, di fronte a un inarrestabile trend al rialzo delle borse, il povero Laocoonte (alias la curva dei tassi), che prova a mettere in guardia gli operatori al celebre grido “timeo danaos et dona ferentes”, è stato inghiottito dai serpenti intonanti “this time is different”.