Il 25 settembre 2024, l’Unione europea ha compiuto un passo decisivo verso la regolamentazione dell’intelligenza artificiale (IA) con la firma dell’AI Pact, un accordo strategico pensato per preparare le imprese all’entrata in vigore del tanto atteso Artificial intelligence act.
In un contesto caratterizzato da una rapida diffusione dell’IA, accompagnata da sfide etiche e di sicurezza, il patto si propone come una risposta concreta e mirata: trattasi di uno strumento ad adesione volontaria, che coinvolge imprese, istituzioni e organizzazioni civili, fornendo un primo quadro di riferimento per lo sviluppo di tecnologie IA conformi ai principi normativi europei, con l’obiettivo di bilanciare innovazione e tutela dei diritti fondamentali.
Il patto, in un’ottica particolarmente ambiziosa, si pone come tentativo di “anticipare il regolatore“, cercando di governare l’IA prima dell’effettiva entrata in vigore del regolamento a ciò dedicato.
Cos’è l’AI Pact e perché è necessario
L’AI Pact si configura come un impegno volontario che coinvolge imprese, istituzioni e altre parti interessate, tra cui il mondo accademico e la società civile.
Il suo scopo è promuovere l’adozione di tecnologie IA in modo responsabile, anticipando le norme vincolanti dell’AI Act: la sua importanza risiede dunque nella funzione di “ponte” tra l’innovazione tecnologica e le esigenze normative, poiché fornisce un contesto di riferimento per chi opera nell’IA, incoraggiando lo sviluppo di soluzioni etiche e sicure ancor prima che il regolamento europeo diventi pienamente operativo.
D’altronde, con la rapidità con cui le tecnologie di intelligenza artificiale si stanno diffondendo nei settori produttivi e nei servizi, il rischio che le relative normative non riescano a tenere il passo è concreto: in tal senso, il patto fornisce una struttura di governance agile che consenta agli sviluppatori di adattarsi progressivamente ai futuri standard, riducendo i rischi di applicazioni dannose o non conformi e rafforzando, al contempo, la fiducia dei consumatori e delle istituzioni.
Monitoraggio e aggiornamento continuo del quadro normativo
Un aspetto fondamentale dell’AI Pact risiede nella sua natura flessibile, che risponde alle rapide trasformazioni tecnologiche: viene infatti previsto un monitoraggio costante da parte della Commissione europea e dei firmatari per garantire che gli standard di conformità evolvano in parallelo con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Dunque, attraverso meccanismi di feedback continui e l’interazione tra stakeholder, vengono progressivamente identificati i nuovi adempimenti per garantire che le normative restino allineate alle innovazioni tecnologiche.
In quest’ottica, la Commissione europea assume il ruolo cruciale di coordinare tali aggiornamenti normativi, avvalendosi di gruppi di esperti intersettoriali e rapporti tecnici redatti dagli Stati membri.
Chi sono i firmatari dell’AI Pact
Ad oggi, oltre 100 imprese hanno aderito all’AI Pact, tra cui multinazionali di spicco come Google, Microsoft, Amazon, nonché numerose pmi europee che operano in ambiti come l’informatica, le telecomunicazioni, la sanità, l’automotive e l’aerospaziale.
I vantaggi della firma per le imprese aderenti
Lungi dall’essere un patto “di facciata”, l’AI Pact conferisce alle imprese aderenti numerosi vantaggi: in primo luogo, la firma è da intendersi come affermazione d’impegno verso un’innovazione etica, centrando un aspetto che rafforza la reputazione e competitività sui mercati internazionali.
Inoltre, partecipare al patto consente alle imprese di accedere a un ecosistema regolatorio che facilita la conformità futura con l’AI Act, riducendo il rischio di sanzioni e migliorando i processi di governance aziendale.
Governance dell’IA e mappatura dei sistemi ad alto rischio
Più particolarmente, le principali azioni volontarie a cui si impegnano i firmatari sono quelle sottostanti
- Governance dell’IA: strutturazione di meccanismi interni volti a promuovere l’adozione di soluzioni IA in modo sicuro e responsabile;
- Mappatura dei sistemi IA ad alto rischio: identificazione di quei sistemi che, secondo l’AI Act, potrebbero essere classificati come ad alto rischio e gestione dell’applicazione in modo conforme alla fitta attività di compliance per essi prevista;
- Educazione e consapevolezza: formare adeguatamente il personale sui rischi etici e tecnici legati all’intelligenza artificiale, promuovendo una cultura aziendale orientata alla responsabilità digitale.
- Infine, oltre la metà dei firmatari si è impegnata in azioni aggiuntive, quali la supervisione umana dei sistemi IA, la mitigazione dei rischi e la trasparenza nell’etichettatura di contenuti generati dall’IA, come i deepfake.
Il legame tra AI Pact e AI Act per la governance europea dell’IA
Il legame tra l’AI Pact e l’AI Act è essenziale per comprendere a fondo l’evoluzione del quadro normativo europeo sull’intelligenza artificiale. Il noto AI Act, entrato ufficialmente in vigore il 1° agosto 2024, costituisce la prima normativa globale a regolamentare l’IA in modo sistematico: esso introduce una classificazione dei sistemi in base al rischio, vieta tout court una serie di pratiche e comportamenti, e stabilisce obblighi stringenti per i sistemi considerati ad alto rischio, come quelli impiegati in ambiti critici quali la giustizia, la sanità, la sicurezza e i trasporti.
Obblighi e tempi di attuazione dell’AI Act
Nonostante tale regolamento sia già formalmente in vigore, la sua piena attuazione sarà graduale e si concluderà entro il 2027: alcune disposizioni entreranno in vigore già a febbraio 2025, come i divieti su specifiche applicazioni di IA, mentre altri obblighi, quali quelli relativi ai modelli Gpai e ai sistemi IA incorporati nei prodotti regolamentati, saranno pienamente applicabili rispettivamente entro 12 e 36 mesi.
Questa transizione graduale è concepita allo scopo di consentire alle aziende di adattarsi alle nuove normative in modo sostenibile, evitando interruzioni improvvise e permettendo al contempo di continuare a innovare. In tale contesto, aderire all’AI Pact offre un ulteriore vantaggio: le imprese che vi partecipano possono anticipare i futuri obblighi normativi, ponendosi all’avanguardia nella governance dell’intelligenza artificiale e facendo da “apripista” nella elaborazione di prassi e best practices che guideranno le implementazioni dell’IA.
L’Ue come pioniere nella regolamentazione dell’IA
L’AI Pact e l’AI Act posizionano l’Unione europea come avanguardia nel campo della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. A differenza di altre potenze mondiali come gli Stati Uniti, che mantengono un approccio più laissez-faire e si affidano a una regolamentazione settoriale frammentata, l’Unione Europea ha scelto di adottare una visione olistica e proattiva.
La Cina, invece, ha optato per un modello altamente centralizzato e regolamentato, con un focus sul controllo governativo.
L’approccio europeo, equilibrato tra innovazione e tutela dei diritti fondamentali, potrebbe fungere da modello per altri Paesi, spingendo per l’adozione di un codice deontologico internazionale sull’intelligenza artificiale.
Un interessante sviluppo potrebbe riguardare il coordinamento di un codice di condotta internazionale o la creazione di standard Iso specifici per l’intelligenza artificiale, che potrebbero integrare gli sforzi dell’Ue e facilitare la cooperazione globale nel settore.
Conclusioni: il vantaggio competitivo per le aziende aderenti
In sostanza, l’AI Pact si configura come uno strumento strategico di grande rilevanza per le imprese, in un contesto dove la regolamentazione dell’intelligenza artificiale non è più solo una possibilità, ma una realtà imminente.
Con l’entrata in vigore dell’AI Act ormai alle porte, il patto diventa una piattaforma per consentire alle aziende di sperimentare in anticipo pratiche di conformità e affrontare proattivamente le sfide legate alla gestione dei rischi tecnologici e reputazionali. L’adesione al patto rappresenta un’opportunità concreta di ridurre l’incertezza normativa, creando un vantaggio competitivo per chi si impegna da subito nel percorso di compliance.
Le imprese che sottoscrivono l’accordo non solo dimostrano di essere pronte a gestire le responsabilità derivanti dall’uso dell’IA, ma beneficiano di un margine di manovra per adattarsi gradualmente alle disposizioni dell’AI Act, minimizzando potenziali contraccolpi operativi.
In definitiva, si tratta di un coup de maître per chi desidera anticipare il cambiamento e posizionarsi in vantaggio, ponendo solide basi per una transizione fluida verso il nuovo assetto normativo.
(Articolo scritto in collaborazione con Jacopo Piemonte e Federico Aluigi, studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani)