Una schiera di hedge fund minaccia di abbandonare l’India sulla scia della nuova stretta annunciata dalla Sebi. L’autorità di regolamentazione dei mercati indiani, in risposta all’attacco dei venditori allo scoperto contro Adani Group dello scorso anno, richiederà ai grandi investitori stranieri – inclusi gli hedge fund – di rivelare “dettagli granulari” sui loro investitori finali. Una richiesta, secondo quanto dichiarato al Financial Times, che creerebbe gravi difficoltà pratiche e segnerebbe un netto distacco dalla prassi internazionale.
India: cosa prevede la nuova stretta per chi investe
Banche come JpMorgan, Goldman Sachs, Bnp Paribas, Société Générale e Ubs hanno scritto alla Sebi a gennaio avvertendo che c’erano “motivi legali e normativi rilevanti” per cui sarebbe stato “molto difficile” fornire le informazioni richieste. Tuttavia, le loro preoccupazioni sono state parzialmente placate dopo che l’autorità di regolamentazione ha chiarito l’esclusione di molti fondi con cui i colossi operano. Nel mirino della nuova normativa sono finiti infatti gli investitori esteri con più di tre miliardi di dollari di asset nel mercato indiano e coloro che hanno concentrato il 50% dei loro investimenti in India su una singola società.
Quanto pesano gli investitori esteri sul mercato indiano
Ad ogni modo, laddove la ritirata degli hedge fund venisse confermata, ci si domanda quali potrebbero essere gli effetti sul mercato. Come rivelato a We Wealth da Fabio Massellani, sales associate Italy di HANetf, recenti analisi mostrano come la percentuale di partecipazione degli investitori esteri attraverso conti fpi (foreign portfolio investor) nelle società del Nifty50 si aggira oggi intorno al 37%. Inoltre, secondo Icici Securities, le partecipazioni estere complessive nei titoli a media capitalizzazione dell’India hanno raggiunto a fine 2023 il 17%, mentre resta più basso il valore nelle small cap che ha toccato quota 9%, con i titoli finanziari, industriali e informatici che hanno attirato i maggiori afflussi.
“L’importanza degli investitori esteri sta tuttavia diminuendo per via della forte crescita dell’investimento interno”, spiega Massellani. “Basti pensare che 10 anni fa i flussi mensili in ingresso al mercato dei capitali attraverso modalità Sip (assimilabili al nostro Pac) erano nell’ordine di circa 240 milioni di dollari, mentre a dicembre 2023 il flusso mensile ha raggiunto i 2,1 miliardi di dollari”. Va tra l’altro sottolineato, secondo l’esperto, che l’iniziativa regolatoria portata avanti dalla Sepi è tesa a limitare l’attività di attivisti short e non dei grandi investitori che investono tramite fondi comuni d’investimento, attivi o passivi che siano. “Questo è reso evidente dai risultati del dialogo con le grandi istituzioni finanziarie internazionali che veicolano i capitali esteri”, dice Massellani. “Esiste una chiara volontà del regolatore di protezione del mercato contro episodi di volatilità che si inserisce in un contesto di forte accelerazione economica interna”, aggiunge.
Investitori esteri in ritirata? I rischi per le azioni indiane
Tra l’altro, i principali investitori stranieri in India oggi non sono hedge fund, a cui la normativa è mirata, ma gestori di grandi fondi attivi e passivi in costante contatto con il regolatore. “Una frenata (del mercato indiano, ndr) risulta sempre possibile, vista l’importanza storica dei flussi di investimento esteri, ma qualsiasi movimento va contestualizzato correttamente”, osserva Massellani. “Il potenziale di crescita per il Paese è altissimo, con il ministero delle Finanze indiano che di recente ha annunciato che prevede una robusta crescita economica del +7% nel prossimo anno fiscale proprio grazie agli incentivi e alla riforma normativa in corso. Questo dato posizionerebbe l’India come una delle principali economie in più rapida crescita a livello globale. Il Paese si trova inoltre nella vantaggiosa posizione di avere una popolazione numerosa e giovane. Il governo pone grande attenzione allo sviluppo di infrastrutture fisiche e digitali. In più, il Paese offre una solida base per quelle società che nel post-covid e, alla luce delle sfide geopolitiche del nostro tempo, hanno scelto di diversificare la propria catena di approvvigionamento”.
L’India ha tra l’altro sorpassato la Cina per numero di abitanti e continua a registrare dati con segno più quando si parla di crescita della spesa domestica o dello sviluppo delle infrastrutture. Si prevede un’economia da 7mila miliardi di dollari entro il 2030, rispetto agli attuali 3.700 miliardi. Tutti fattori che stanno spingendo gli investimenti, secondo Massellani, considerato anche che sta beneficiando della sua estraneità dallo scontro tra Cina e Stati Uniti. Guardando alle performance a un anno, per esempio, risulta evidente come l’India si sia avvicinata agli Usa con un +33,86%, mentre la Cina sta incassando una contrazione di circa il 13%.
India: come posizionare i portafogli
“Si tratta quindi di un mercato di grande interesse per quegli investitori che fino a pochi anni fa guardavano alla Cina come mercato emergente di riferimento”, dice Massellani. “Per cogliere pienamente il potenziale di crescita del Paese bisogna puntare in società con ricavi domestici. Particolarmente interessanti sono poi le realtà dell’internet economy indiana, per la quale è previsto un +570% entro il 2030, un valore pari a più di cinque volte quello attuale”, conclude. “L’India sta beneficiando di due forze: i suoi solidi fondamentali, con una crescita economica vicina al 7%, 1,4 miliardi di abitanti e un mercato azionario ampio e vivace incentrato sul settore dei consumi; e una rivalutazione dei mercati emergenti da parte degli investitori, dove ha un peso del 18%”, interviene Ben Laidler, global markets strategist di eToro. “Dopo 15 anni di sottoperformance dei mercati emergenti rispetto agli Stati Uniti, si profilano tagli ai tassi d’interesse globali e un indebolimento del dollaro Usa. Questi aspetti positivi compensano la già elevata valutazione del rapporto prezzo/utili, che non ha nulla da invidiare a quella degli Stati Uniti. Gli investitori dovrebbero includerla in un portafoglio ben diversificato”.