L’analisi di Paolo Zucca, responsabile Tax per il settore Wealth & Asset Management di EY
In poco tempo si è profilata all’orizzonte la necessità di fare i conti, tra le altre cose, con le inedite modalità di lavoro dei propri dipendenti e con le mutate esigenze dei clienti. Il panorama, probabilmente, non è mai stato così impegnativo per le imprese. In questo scenario, pertanto, solo le realtà imprenditoriali che sono in grado di adattarsi in tempo ad una realtà che cambia sapranno affrontare al meglio le sfide del futuro.
La via obbligata sembra segnata: investimenti in fiscalità e tecnologia. Per fare luce sul perché l’ambito fiscale, se associato a quello digitale, può fare la differenza per un’impresa, We Wealth ha interpellato Paolo Zucca, responsabile Tax per il settore Wealth & Asset Management di EY.
La fiscalità è spesso considerata un ostacolo alla crescita dell’impresa. Può essere, tuttavia, anche un suo potente alleato. In che termini è possibile, per un’azienda, trasformare questo tema in un vantaggio strategico?
In effetti era e, per alcuni limitati aspetti, è ancora così: la fiscalità è percepita come un ostacolo e il fiscalista d’impresa è spesso coinvolto solo alla fine del processo decisionale. Oggi, in ambito nazionale, assistiamo però ad una evoluzione positiva del ruolo e del peso della fiscalità nello sviluppo strategico dell’impresa. In questo processo un ruolo fondamentale lo ha giocato invero il nostro legislatore fiscale che, ispirandosi a quanto già avveniva in altri paesi, ha trasformato, o in alcuni casi ha tentato di trasformare, la fiscalità da un complesso di regole meramente afflittive in termini di costi e oneri, a strumento finalizzato allo sviluppo e alla crescita dell’impresa. Pensiamo infatti alle tante agevolazioni introdotte nel nostro ordinamento, ad esempio Industria 4.0, Ricerca & Sviluppo, Patent Box, solo per citarne alcune, o ai benefici legati alla particolare localizzazione di un nuovo insediamento produttivo, dove gli investimenti sostenuti vengono premiati e quindi preventivamente incentivati con il diritto a fruire di rilevanti crediti fiscali liberamente utilizzabili o cedibili oppure con la detassazione di parte del reddito. Certo poi vi è anche l’italico vizio del cambio delle regole del gioco durante la partita ma quello, ahinoi, è un altro tema…
La funzione fiscale andrà a rivestire una primaria importanza nella pianificazione del business d’impresa. Da ostacolo a stimolo per l’investimento, sembra essere questo il nuovo filo conduttore. La capacità di avere una pianificazione fiscale, ovviamente “sostenibile”, trasparente, pronta a cogliere e massimizzare gli incentivi e le possibilità offerte dalle varie giurisdizioni nel mondo sarà un elemento caratterizzante del panorama imprenditoriale nei prossimi anni e su cui si dovranno focalizzare tutti i più grandi gruppi industriali e finanziari internazionali.
La digitalizzazione è una strada obbligata in molti settori, tra processi di automazione, applicazione di intelligenza artificiale e machine learning. La tecnologia però è ancora vista come un mondo lontano da quello della fiscalità. È un errore?
Nell’attuale contesto economico, politico, normativo e sociale la digitalizzazione della funzione fiscale di un’impresa non si può più considerare uno scenario opzionale. Si tratta di una necessità imposta dalla natura sempre più connessa di un mondo in cui la normativa evolve verso principi di crescente trasparenza fiscale, i modelli di business si moltiplicano, nascono nuove dinamiche di organizzazione del lavoro e, in generale, si osserva un incremento esponenziale dei dati da gestire da parte della funzione fiscale. La mancanza di competenze tecnologiche e l’incapacità di analizzare e sfruttare l’enorme quantità di dati a disposizione per prendere decisioni informate moltiplicherà in futuro la probabilità di verifiche e sanzioni e, conseguentemente, aumenterà il rischio reputazionale per le imprese.
Ogni azienda dovrà sviluppare una propria strategia di lungo termine per la digitalizzazione della funzione fiscale, in modo da rendere anch’essa “connessa” alle altre funzioni aziendali. Il futuro tax department sarà costituito da un mix di risorse con competenze professionali e tecnologiche. La trasformazione dei processi fiscali dovrà coinvolgere persone e strumenti, secondo un principio di sostenibilità, realizzabile attraverso il rapido efficientamento delle attività “best in cost”, ossia eseguendo a costi minimi le attività di minore valore, attraverso la centralizzazione, l’automazione o l’approvvigionamento tramite partner specializzati.
Le aziende che si adatteranno rapidamente e sfrutteranno i dati e il digitale per sostenere la propria strategia fiscale avranno l’opportunità di rendere la funzione fiscale un asset strategico, efficiente e reattivo rispetto alle esigenze del business.
Può evidenziare qualche esempio di come la tax technology possa diventare una formula vincente?
Esistono molteplici casi d’uso e scenari di applicazione della tecnologia in ambito fiscale e legale, grazie ai quali le aziende controllano i rischi operativi e incrementano l’efficienza dei propri processi. Piattaforme integrate per la tax compliance, sviluppate da terze parti leader nelle tecnologie fiscali a livello globale, sono adottate per la gestione del provisioning e del reporting delle imposte dirette e indirette. Si tratta di soluzioni che standardizzano il processo operativo attraverso flussi di lavoro e favoriscono la collaborazione integrandosi automaticamente con i principali software di produttività individuale, consentendo agli utenti di collaborare in tempo reale su dati e documenti rilevanti per gli adempimenti fiscali. Anche la gestione del contenzioso tributario può essere supportata da piattaforme software dedicate all’orchestrazione dei processi di pre-contenzioso e contenzioso, alla gestione dei relativi accantonamenti per i fondi rischi ed al calcolo automatizzato di interessi attivi e passivi. Soluzioni di data analytics sono applicate ai processi di data quality, per l’analisi e la stima di KPI fiscali rilevanti, a processi di riconciliazione delle transazioni (transfer pricing) e come acceleratori per le decisioni di business (e.g. stima della futura tax capacity), per abilitare il Tax Control Framework e supportare i modelli di cooperative compliance.
E poi ci sono le applicazioni dell’intelligenza artificiale…
L’AI si integra sempre più frequentemente nelle diverse fasi dei pro cessi di compliance e contenzioso, consentendo l’identificazione e la classificazione automatica di dati fiscali, riconoscendo pattern ricorrenti per semplificare l’operatività e suggerire le procedure operative più adatte. Sempre in ambito AI, le soluzioni di machine learning e natural language processing (Nlp) sono applicate con successo ai processi che richiedono l’analisi completa di masse rilevanti di dati non strutturati (documenti, fatture, ordini di acquisto). Ampia diffusione hanno anche gli strumenti di automazione Rpa (Robotic process automation) e Rda (Robotic desktop automation), utilizzati per efficientare le procedure fiscali ripetitive e ad alta frequenza, oltre che per mantenere l’intero perabilità tra software attuali e sistemi legacy. È infine necessario citare il ruolo del cloud, nelle sue diverse declinazioni (pubblico, privato, managed, ibrido) sempre più architettura di riferimento per il rilascio rapido di servizi scalabili per la fiscalità, a ridotto o nullo impatto sull’infrastruttura IT del cliente, e per la gestione sicura dei dati.
Articolo Pubblicato sul numero di Febbraio 2022 del magazine di We Wealth