Presentai la lettera di dimissioni all’ufficio del personale e incredula la segretaria di direzione mi disse di attendere. Il direttore del personale mi voleva parlare, ok accettai! Me lo volevo godere quel colloquio nel quale mi sarei tolta tanti sassolini. Avrei chiesto perché le promozioni arrivavano a chi stava in malattia e non si prodigava in mille modi come la sottoscritta, avrei chiesto perché dovevo necessariamente scegliere tra pochi prodotti confezionati senza una mia discrezionalità, perché non potevo mettere a frutto l’esperienza maturata proprio in quelle aule di formazione che mi avrebbero permesso una consulenza personalizzata, avrei chiesto perché il processo era così fortemente burocratizzato e formale, avrei chiesto perché il merito, il talento, i sacrifici non venivano valorizzati! Avrei chiesto infine perché quel colloquio con il capo del personale non era arrivato mesi prima quando lo avevo richiesto, ma solo al ricevimento delle mie dimissioni! E quanta energia quel funzionario nel cercare di convincermi che l’approccio d’ora in avanti sarebbe stato diverso, che i piani aziendali prevedevano per me obiettivi ambiziosi, insomma da lì in avanti a sentir lui sarebbe stata tutta un’altra storia!
C’era quasi da crederci. Ma una nuova vita molto più stimolante mi stava aspettando!
E il tempo dei dubbi era terminato.
Quando lo guardai dritto negli occhi affermando che la mia decisione era presa, mi sentii adulta. Avevo soppesato i rischi e avevo escluso la possibilità di fallire, avevo trascorso notti insonni e sofferto di mal di pancia inenarrabili, ma la SCELTA sarebbe stata solo MIA perché riguardava la MIA VITA e non avrei permesso ad altri di decidere del mio futuro.
I genitori preoccupati, gli amici sorpresi, ma non più di tanto conoscendo la mia personalità. E i colleghi? Alcuni i più stretti, mi raggiunsero subito al telefono dicendomi: “ Sabry per un po’ non ci sentiremo, qui l’ordine e’ di alzare le barricate, preparati, sarà battaglia e noi dovremo difendere ”
Certo già sapevo! Ed è stata davvero una battaglia! Ma io ero più convinta che mai nel volerla affrontare.
Fu dato l’ordine categorico di bloccare ogni trasferimento e sospendere qualsiasi ordine di vendita che fosse pervenuto dai clienti che io seguivo. Mi serviva una buona dose di energia per non farmi sopraffare dal terrore di aver fatto male i miei conti e che forse avevo sopravvalutato la mia leadership con i clienti, ma eravamo solo all’inizio e quella partita la volevo giocare da titolare, non volevo stare in panchina. In ballo c’era il mio futuro!
La nuova banca non aveva ancora il brand riconosciuto di oggi che la vede leader in Italia e sul podio in Europa per il private banking e alcuni clienti intimoriti cominciavano a tentennare.
La ex banca invece primeggiava per storia, visibilità ed era ben radicata sul territorio.
Nel difendere legittimamente le loro posizioni fecero qualche clamoroso autogoal.
Cosi la mia giovane età significava poca esperienza e la partita iva, il lavoro “a provvigione” appariva un’onta, senza contare che per molti imprenditori e professionisti questo era un plus!
Si arrivo’ addirittura ad uno scambio di lettere tra amministratori delegati.
Ero diventata importante all’improvviso!!!
L’avessero compreso prima!
La MIA NUOVA BANCA non mi abbandonò, mi mise il servizio legale a disposizione che mi dava i ragguagli circa gli articoli di legge da citare nelle raccomandate in merito ai tempi, ai rischi di mercato e ai danni patrimoniali che avrebbero poi dovuto risarcire.
Ricordo alcune frasi di clienti che da allora rimasero scolpite nella mia memoria: “Sabrina per seguirla ho dovuto affrontare una battaglia, le ho dimostrato fiducia, d’ora in poi lei non dovrà tradirla!”
Come dimenticare!
Oggi seguo i figli e in alcuni casi pure i nipoti di quei clienti.
Nel 1999 fu un vero “salto” perché lasciavo il certo per l’incerto.
Oggi
Molte realtà del c.d. sistema bancario tradizionale non rappresentano più quel mondo di sicurezza e solidità. La pressione commerciale e’ forte. La visione strategica, quando esiste, non è condivisa.
Il rischio di dover aspettare qualche scivolo prima del pensionamento, di essere trasferito, di essere de mansionato, o in altri casi di non essere valorizzati è quanto molto bancari mi raccontano durante i colloqui!
Dal 2008 mi occupo del processo di selezione di profili bancari ed è stimolante ripercorrere ogni volta la mia storia o quella di molti che nel tempo hanno compiuto con successo questa scelta.
MA ci sono profonde differenze rispetto ad un tempo.
Mi sovviene che nel 1999 la nostra agenzia era un piccolo ufficio, ora è una filiale con sportello bancario, ha continuato ad ampliare gli spazi e ha aperto molte nuove sedi.
Nel 1999 non si facevano i fidi, i mutui, non si aprivano i conti alle società e non c’era l’architettura aperta multi brand.
OGGI
Quando incontro i candidati bancari e mi parlano di timore di fare il SALTO chiedendomi sicurezza perché lasciano delle delle certezze.
Maschero un sorriso ( grazie mascherina!) e spiego che questa banca ha tutto ciò che serve per dare loro sicurezza, che i miei obiettivi sono legati ai loro, esattamente come per i clienti stessa logica del Win-Win ed io sarò al loro fianco dal primo giorno di lavoro.
Con me trovano un team dedicato e strutturato con segretarie, impiegati, sportello bancario e una squadra di colleghi collaudata, di vecchi e nuovi ingressi dove il confronto e’ spontaneo e quotidiano.
Con il candidato costruiamo un percorso di crescita, con un Campus stabile di formazione a Milano che ha sede a Milano, e un processo di digitalizzazione all’avanguardia nel panorama italiano.
Gli obiettivi professionali sin dall’inizio vengono concordati e mai calati dall’alto.
Tra un caffè e un aperitivo lavoriamo insieme assiduamente step by step per costruire delle storie di successo con energia, entusiasmo perché ognuno è portato naturalmente ad esaltare le proprie skills il proprio talento, con una sola avvertenza: per cortesia ….. non parlatemi….di SALTO!!!