Discreti, riservati, solidi: per decenni i family office hanno rappresentato il cuore silenzioso della pianificazione patrimoniale delle grandi famiglie. Oggi, però, nel pieno del più grande trasferimento di ricchezza intergenerazionale – 84.000 miliardi di dollari secondo quel cuore sta cambiando battito. Non più solo strutture tecniche per la protezione del patrimonio, ma piattaforme relazionali, centri di governance, spazi in cui si tengono insieme generazioni, visioni e capitali in cui la la ricchezza è sempre più un progetto da co-progettare, non solo un capitale da custodire.
È sulle sfide e le opportunità di questo scenario che si sono concentrate le tavole rotonde promosse dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali in collaborazione con S&O Multi Family Office, in occasione dell’Annual Meeting Family Office 2025 svoltosi gioved’ 12 giugno presso l’ADI Design Museum di Milano. Un appuntamento che ha riunito professionisti dell’asset e wealth management, family officer, imprenditori e investitori per riflettere su un futuro che non è più ipotesi, ma realtà.
Passaggio generazionale: opportunità e sfida
Secondo le stime presentate nel corso del Meeting, nei prossimi due decenni si assisterà al trasferimento di oltre 84.000 miliardi di dollari a livello globale (Pictet), mentre nel Belpaese la cifra oscilla tra 1.000 e 3.800 (Vanguard e Intesa Sanpaolo). Il cuore del passaggio avverrà dai baby boomer (oggi tra i 60 e gli 80 anni) alle generazioni X (45-60 anni) e millennial (30-45 anni), portando con sé nuove esigenze, visioni e interessi.
Come sottolineato da Gianmaria Fracassi del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali e padrone di casa dell’evento, «il passaggio generazionale rappresenta tanto un’opportunità quanto una sfida». Da un lato, le nuove generazioni introducono una visione più evoluta e tecnologica della gestione patrimoniale; dall’altro, pongono problemi inediti legati alla rapidità dell’innovazione e alla difficoltà di dialogo intergenerazionale. «La tecnologia crea divari linguistici tra generazioni. I trentenni ci sono nati dentro, la usano quotidianamente, ma devono anche imparare a gestirla in modo responsabile», ha osservato.
Fracassi ha poi invitato a rovesciare la prospettiva: «Il millennial può essere una linfa per il baby boomer, finché quest’ultimo è ancora in vita: non solo ricettore di ricchezza, ma anche motore di cambiamento». Una lettura inedita, che spinge i family office a ripensare sé stessi come hub multigenerazionali, in cui i più giovani non sono solo eredi, ma attori protagonisti.
La nuova domanda di consulenza: non solo crescita, ma relazioni
Un altro snodo cruciale, emerso in particolare negli interventi di Emanuela Musci, fondatrice di S&O Multi Family Office e moderatrice dei due panel dedicati proprio al confronto tra i family office, è il progressivo spostamento della domanda di consulenza dal piano esclusivamente tecnico (fiscale, finanziario, legale) a quello relazionale e umano. «La mia prima esperienza in questo mondo fu negli Stati Uniti, dove mi colpì la presenza dello psicologo nel family office. All’epoca pensavo fosse una follia. Dopo vent’anni, ho cambiato idea», ha raccontato, sottolineando come all’interno dell’equazione che regola i meccanismi di gestione del patrimonio delle grandi famiglie vadano incluse sempre più anche le variabili legate al piano emotivo e aspirazionale dei coinvolti.
Musci descrive inoltre una nuova centralità della governance relazionale: la capacità di gestire le dinamiche emotive, valoriali e decisionali tra i membri della famiglia. «Le famiglie che assistiamo cercano sempre più un allineamento emotivo, un’“allocazione relazionale” oltre a quella finanziaria. È più importante arrivare a una decisione condivisa che ottenere un punto percentuale in più di rendimento».
Private markets, VC e impact investing sempre più protagonisti
L’evoluzione della domanda investitiva è un altro punto cardine dell’evento. Il programma ha dedicato ampio spazio a panel sulle nuove forme di investimento, con interventi di rappresentanti di realtà come Flexstone (Natixis IM), Carmignac, Clessidra, Quadrivio, SQ Invest e Italian Tech Alliance. Dalla finanza tradizionale al private equity, dal venture capital agli strumenti ad alto impatto sociale e ambientale, emerge un panorama in rapido mutamento.
Musci ha evidenziato come «i private markets siano entrati nel portafoglio del nostro family office già vent’anni fa», ma che oggi siano proprio i giovani a spingere verso strumenti più audaci. «Occorre lasciare alla next gen un margine di esplorazione con risorse proporzionate e libertà operativa. Per loro, investire vuol dire anche aderire a valori, a visioni, a mondi da costruire».
Le tre leve della transizione: governance, leadership, asset allocation
Tuttavia, ha ammonito Musci, l’entusiasmo e la spinta innovativa da soli non bastano. «Per evitare che il patrimonio si dissolva con la terza generazione, serve un approccio scientifico. Le leve fondamentali sono tre: una governance chiara, capace di prevenire i conflitti attraverso regole e strumenti condivisi; una leadership autorevole, in grado di esprimere una visione strategica e di coinvolgere i membri della famiglia; e, naturalmente, una corretta asset allocation, che da sola però non basta. e’ come un tavolo con tre gambe, che non può stare in piedi se una manca»
Non solo numeri: i family office come spazi di dialogo, cultura e visione
L’incontro promosso da Itinerari Previdenziali ha rappresentato non solo un momento di networking e aggiornamento, ma anche un laboratorio di visione. Se da un lato le nuove generazioni chiedono prodotti tecnologicamente avanzati, sostenibili e coerenti con i propri valori, dall’altro emerge una richiesta crescente di accompagnamento umano, progettazione condivisa, formazione e ascolto intergenerazionale.
Il family office del futuro – quello che già oggi si va delineando – non è più solo una struttura di wealth management, ma un ecosistema ibrido, dove finanza, psicologia, governance e cultura imprenditoriale convivono.
Domande frequenti su Greatest Wealth Transition: Family Office alla prova, parlano i protagonisti
I family office stanno evolvendo da strutture puramente tecniche per la protezione del patrimonio a piattaforme relazionali e centri di governance. Questa trasformazione è guidata dal più grande trasferimento di ricchezza intergenerazionale, stimato in 84.000 miliardi di dollari.
I private markets, il venture capital (VC) e l'impact investing stanno diventando sempre più centrali nelle strategie di investimento dei family office. Questi settori offrono opportunità di crescita e allineamento con i valori delle nuove generazioni.
Le tre leve fondamentali per una transizione efficace sono la governance, la leadership e l'asset allocation. Questi elementi permettono di tenere insieme generazioni, visioni e capitali in modo armonioso.
Oltre alla crescita, la consulenza si concentra sempre più sulle relazioni interpersonali all'interno della famiglia. I family office sono visti come spazi di dialogo, cultura e visione, non solo come gestori di numeri.
Tradizionalmente visti come entità discrete e riservate focalizzate sulla pianificazione patrimoniale, i family office ora si stanno aprendo a un ruolo più attivo. Diventano piattaforme per la comunicazione e la condivisione di valori tra le generazioni.