La selezione vincente delle azioni è al cuore della professione di chi gestisce fondi a livello professionale. Ma riuscire a fare le scelte giuste per battere la media del mercato continua a essere difficile: al primo giro di boa del 2024, solo il 18% dei fondi azionari europei sono riusciti a superare le performance dell’indice di riferimento S&P Europe 350.
Pertanto, al netto dei costi, copiare l’indice si sarebbe rivelato più redditizio che investire su 8 fondi azionari attivi su 10. Per i fondi denominati in euro che investono sulle azioni globali, la percentuale di chi fa peggio della media del mercato è poco al di sopra dell’80%, mentre il 75% dei fondi in euro con focus sull’azionario USA ha sottoperformato nella prima metà del 2024.
Niente di nuovo per gli addetti ai lavori che, periodicamente, seguono i dati del famoso rapporto Spiva realizzato da S&P, che da anni ricordano, dati alla mano, quanto la gestione attiva fallisca su lunghi orizzonti temporali a battere i mercati – e quindi a giustificare i loro costi maggiori rispetto agli Etf a gestione passiva replica degli indici.
Alcune condizioni di mercato, tuttavia, rendono ancora più difficile per i gestori dei fondi riuscire a fare meglio della media. Una di queste è la cosiddetta concentrazione, ossia il fatto che a trainare gli indici sia un numero ristretto di grandi società. Condizione già osservata nel 2023 e che si sta ripetendo, con forza ancora maggiore, nel 2024.
Per semplificare, quando nell’S&P 500 sono soprattutto titoli come Nvidia o Meta a “tirare”, per battere il mercato il gestore dovrebbe esporre il portafoglio in misura ancora maggiore a questi titoli, rispetto al loro già alto peso specifico all’interno dell’indice di riferimento. Un grosso azzardo. Inoltre, quando il mercato azionario corre veloce, risulta particolarmente difficile fare ancora meglio.
“Il primo semestre del 2024 sarà probabilmente ricordato come un altro periodo generalmente difficile per l’industria della gestione attiva, in particolare per i fondi focalizzati su azioni statunitensi o globali”, ha scritto S&P nel rapporto Spiva di metà anno. “La maggioranza dei fondi ha sottoperformato in oltre due terzi delle categorie riportate”, prosegue il report, “degli 8.417 fondi unici rappresentati in tutte le statistiche semestrali, il 64% ha sottoperformato il proprio benchmark di riferimento… La maggioranza dei fondi azionari globali domiciliati negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone, in Canada e in Australia ha sottoperformato l’Indice S&P World, con tassi di sottoperformance che si sono attestati tutti nell’intervallo del 70%-85%”.
Obbligazioni, l’unica vittoria di metà anno
Fra le pieghe del rapporto Spiva, però, si nota anche un buon risultato dei fondi obbligazionari europei nella prima parte del 2024. Ad esempio, i fondi obbligazionari europei specializzati in titoli governativi hanno superato l’indice in oltre il 66% dei casi in questo periodo, il 64% se si considerano i bond societari e il 73% nel caso delle obbligazioni high yield (ad alto rischio/rendimento). Un risultato che genera relativamente meno entusiasmo se si confrontano questi dati su orizzonti di più ampio periodo: negli ultimi cinque anni, nessuna di queste tre categorie ha complessivamente sovraperformato i relativi indici. Battere il mercato con i fondi obbligazionari attivi è statisticamente meno complesso rispetto ai fondi azionari. Il 53% dei fondi obbligazionari corporate ha sottoperformato l’indice negli ultimi cinque anni, contro il 91% dei fondi azionari europei focalizzati sul mercato del Vecchio Continente.