Paura, avidità, impazienza, insicurezza o eccessiva fiducia sono solo alcune delle emozioni che entrano in gioco quando si tratta di investire il proprio denaro.
La finanza comportamentale è una branca della psicologia che si occupa di studiare il comportamento dell’individuo di fronte alle scelte di investimento, evidenziando come gli individui non agiscono in modo esclusivamente razionale in quanto non hanno la capacità cognitiva di elaborare le innumerevoli informazioni a propria disposizione e non riescono, quindi, ad individuare tutti i possibili scenari futuri. La conseguenza è che spesso è difficile scegliere l’opzione migliore tra quelle disponibili e questa difficoltà è amplificata quando gli scenari di mercato aumentano le condizioni di rischio.
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Ma quali sono i comportamenti tipici analizzati dalla finanza comportamentale? Sono numerosi e di seguito vengono elencate le principali tipologie, con qualche suggerimento per superare alcune criticità.
- Istinto gregario o effetto gregge: è la tendenza a seguire il pensiero maggiormente diffuso. Questo comportamento determina il panic selling nei momenti di mercati negativi così come contribuisce a bolle speculative in momenti di mercati positivi. È un modo per scaricare lo stress di una decisione e permette di condividere con gli altri le responsabilità di scelte sbagliate: il cosiddetto “mal comune mezzo gaudio”. Come riconoscere se si sta vivendo una situazione del genere? Chiedersi se si segue una determinata strategia finanziaria solo perché lo fanno tutti o perché rappresenta una tappa del piano ottimale aderente alla situazione personale è il principale riscontro da fare.
- La distorsione di auto-attribuzione è la tendenza dell’individuo ad attribuire i propri successi alle abilità personali mentre i propri fallimenti vengono attribuiti a fattori al di fuori del proprio controllo. Il principale rischio implicito in questo comportamento è quello di non imparare dagli errori commessi per mancanza di obiettività e di ricadere, quindi, negli stessi.
- La distorsione da rappresentanza è, invece, la tendenza a immaginare parallelismi fra eventi che sembrano simili ma che in realtà sono molto diversi tra loro. Per non cascare in questa trappola mentale bisogna prestare attenzione e verificare che la propria strategia decisionale sia fondata su fatti e non su sensazioni.
- La dissonanza cognitiva è, invece, la predisposizione ad eliminare tutte quelle informazioni che non corrispondono alla propria visione della realtà. Ad esempio si presta attenzione ad un solo aspetto della realtà dalla cui analisi deve scaturire la nostra decisione. Così, spesso, gli aspetti negativi vengono ignorati a favore di quelli positivi o viceversa, a seconda delle inclinazioni personali. Ancora una volta verificare se le conclusioni a cui siamo giunti sono supportate da fatti è una buona indicazione sulla strada da seguire.
- L’effetto ancoraggio si verifica quando le persone devono assegnare un valore a una quantità sconosciuta e partono da un determinato valore disponibile: il risultato più probabile è che saranno fatte delle stime che difficilmente si scosteranno dal valore preso come riferimento iniziale, anche se questa cifra è di natura arbitraria. L’immagine dell’ancora rappresenta in maniera efficace questa incapacità di sganciarsi dal riferimento iniziale facendo un ragionamento logico-razionale.
- Avversione alle perdite ovvero il dolore della perdita è quasi il doppio rispetto alla gioia del guadagno. In questo caso si rischia di non considerare in maniera corretta le prospettive di lungo termine di un investimento ma si concentra tutto su quelle di breve periodo, rendendo così più forte la paura di dover subire una perdita. È facile cadere in questo tipo di scorciatoia mentale, soprattutto quando il portafoglio di investimenti viene controllato troppo spesso. Il rischio principale è di liquidare gli investimenti che non vengono valutati in un corretto orizzonte temporale: si perdono così opportunità di lungo periodo che potrebbero, invece, rivelarsi decisive al fine della costruzione di un portafoglio equilibrato.
- La nostra mente, anche quando lavora in modo razionale, può incappare in errori come l’eccessiva sicurezza o l’eccessivo ottimismo, cioè l’idea illusoria di avere il controllo su fenomeni che in realtà non sono controllabili: spesso si vuole mantenere lo status quo perché, in realtà, non si è in grado di affrontare un cambiamento strategico.
In conclusione la conoscenza e l’accettazione di queste trappole mentali sono il primo passo di un processo teso ad evitare errori futuri: è necessario sapere che esistono elementi irrazionali che possono prevalere in un mondo fatto di individui e non di macchine. E che il confronto con un consulente aiuta a mettere a fuoco le variabili su cui prendere decisioni in maniera razionale.