Il sipario sulla prima emissione di Btp per le famiglie è sceso venerdì 17 febbraio, con un risultato di tutto rispetto: il Btp Più ha raccolto 14,9 miliardi, contro gli 11,2 miliardi della precedente emissione retail, il Btp Valore emesso a maggio 2024. Chi avesse perso l’occasione di acquistare il Btp specifico per i piccoli risparmiatori, purtroppo, non potrà sperare in un acquisto sul mercato secondario alle stesse condizioni. Che si tratti del premio fedeltà del Btp Valore o dell’opzione di rimborso anticipato a capitale garantito del Btp Più, le caratteristiche premianti sono riservate solo per chi ha sottoscritto il titolo in emissione e l’ha tenuto sempre in portafoglio.
La buona notizia? Il Tesoro ha indicato che le emissioni per le famiglie sarebbero state almeno due nel corso del 2025. Considerato che il Btp Più è stato già messo in cascina, l’altra emissione su cui il Tesoro ha espresso un chiaro orientamento è quella di un Btp Italia, la cui emissione sarà valutata in base alle condizioni di mercato. Questo titolo di Stato è mancato in emissione per tutto il 2024 ed è stato particolarmente apprezzato negli anni di elevata inflazione perché il capitale e le cedole vengono rivalutati in modo da garantire un rendimento al netto dell’aumento dei prezzi.
Btp Italia 2025: buone ragioni per aspettarlo in primavera
“Con riferimento al Btp Italia, nel corso del 2024, il Tesoro non ha ritenuto opportuno effettuare nuove emissioni”, si legge nelle Linee Guida, “tuttavia nel 2025, considerato che verrà a scadenza un Btp Italia per circa 18,5 miliardi di euro, al fine di continuare a soddisfare la domanda degli investitori istituzionali e retail e di fornire uno strumento ormai consolidato di protezione dei loro risparmi, il Tesoro valuterà l’opportunità di effettuare almeno un’emissione di Btp Italia, riservandosi la massima flessibilità nella scelta della scadenza più opportuna per il nuovo titolo”.
Il Btp Italia in scadenza cui il Tesoro ha fatto riferimento è il titolo che matura il prossimo maggio. Immaginando le tempistiche della prossima emissione del titolo di Stato indicizzato all’inflazione, sarebbe ragionevole annunciarle in anticipo rispetto alla scadenza del precedente Btp. Questo permetterebbe di ottimizzare il cosiddetto rollover: gli investitori che volessero mantenere in portafoglio un Btp indicizzato potrebbero avere subito un’alternativa pronta alla quale rivolgersi.
Il Btp Italia, come tutti i titoli che adeguano la cedola all’inflazione nazionale, ha il vantaggio di coprire dal rischio di un inaspettato aumento dei prezzi: questa caratteristica ha reso i titoli indicizzati fra i migliori strumenti da avere in portafoglio nel 2022, quando l’impennata dei costi energetici dovuta alle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina aveva incrementato improvvisamente il costo della vita. Il limite dei titoli indicizzati è che questo genere di “assicurazione” si accompagna a un rendimento più contenuto, al netto degli adeguamenti. In altre parole, se l’inflazione diminuisce o rimane più bassa del previsto, la cedola reale sarà inferiore a quella di un normale Btp.
Con l’economia dell’Eurozona in rallentamento, l’inflazione potrebbe rimanere più contenuta rispetto agli ultimi anni. Se il Tesoro emettesse un nuovo Btp Italia, dovrebbe calibrare bene il premio offerto per renderlo attraente anche in uno scenario di inflazione in calo, ma potrebbe approfittare di questo rallentamento per contenere la spesa per interessi nei prossimi anni (se l’inflazione non sale, l’esborso pubblico si fa più basso). Resta da vedere se l’emissione verrà annunciata (o avverrà) prima della scadenza di maggio: per gli investitori retail, il tempismo farà la differenza.