Il Covid si sta dimostrando anche un corso di massa sulla gestione del denaro famigliare, di fronte a sfide in molti casi mai affrontate prima. Senza considerare il lato dell’impresa. Le imprese a guida femminile erano – già prima della crisi Covid – tutto sommato una minoranza. Rappresentavano solo il 20% del totale delle aziende italiane e risultavano concentrate nei settori turistici e nei servizi alla persona. Giusto quei comparti più massacrati dal combinato disposto di crisi economica e lockdown globali degli ultimi 12 mesi. Fare dunque il punto sulla relazione fra donne e denaro e in più nello specifico della relazione fra donne e gestione finanziaria appare quanto mai importante.
Nelle famiglie contemporanee, molto è cambiato in termini di ruoli. Ma, stando ai dati di ricerca (Agos Monitor Ottobre 2019: Donne e gestione del budget famigliare), il cambiamento ha solo intaccato la classica divisione dei ruoli nella gestione del denaro famigliare. Dati recenti mostrano come le figure femminili mantengano la gestione operativa del denaro famigliare, mentre alla figura maschile spettano spesso le incombenze di ordine “strategico”.
La stessa divisione dei ruoli appare oggi prevalentemente consensuale. nel senso che molte donne scelgono volontariamente di delegare ad altri o di non occuparsi delle materie finanziarie. Un caso lampante è come i ruoli si modificano quando non è presente l’uomo in famiglia e la donna deve prendere il controllo – per scelta o necessità – delle attività legate ad esempio al risparmio, alle polizze o ad altre aree tipicamente maschili (la gestione dell’auto, ad esempio). Le donne single che dichiarano di gestire in prima persona le proprie decisioni relative a risparmi ed investimenti sono il 63% (invece del 29% della donna in coppia): molte donne single preferiscono dunque appoggiarsi per queste attività a figure diverse.
Non è tanto un tema di complessità del linguaggio tecnico, ma di astrattezza dei riferimenti che rende l’investimento poco comprensibile (e credibile) per un genere che ha un certo talento per la concretezza. Se la finanza assomigliasse di più all’economia reale, se ne mutuasse direttamente valori e riferimenti forse sarebbe tutto più semplice per persone abituate a misurare valore ed opportunità in azienda come in famiglia, nelle scelte economiche di tutti i giorni. Diversamente da quello che pensano alcuni uomini, le donne attuano routine consolidate nel controllo delle loro spese: circa 7 donne su 10 dichiarano di controllare molto spesso le proprie spese.
Ma la forma dominante del controllo è quella ex post. Ovvero, il controllo periodico del livello a cui è arrivato il conto corrente, la cassa comune familiare, la carta di credito. Manca una forma di pianificazione ex ante. La ragione? Gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione per la gestione finanziaria sono ancora poco human oriented e ci richiedono un significativo sforzo per adattarci a loro. Sono pensati per smanettoni ossessionati dal controllo (di qualsiasi genere essi siano), senza dubbio. Ma uno strumento più user friendly di un foglio excel, più in grado di dialogare con esseri umani su un piano più relazionale potrebbe costituire – probabilmente – un approccio più sensato e pragmatico e in ultima analisi, più femminile.
Come ha di recente detto il professor Michelangelo Tagliaferri (grande saggio ed esperto di comunicazione) parlando del femminile e del maschile in azienda: “Il femminile cura, il maschile combatte”. Curare e combattere nella attività di gestione del denaro sono due componenti che ciascuno di noi può facilmente riconoscere. La motivazione classica dell’investimento finanziario è quella (maschile) di combattimento: l’investitore vince se batte gli altri (i mercati, gli altri investitori), se è più astuto, più veloce o più forte. Ma il nuovo scenario dell’investimento sembra più adatto alla cura (femminile) che al combattimento: le nuove prospettive d’investimento sono i megatrend, ovvero la risposta di medio lungo periodo ai bisogni del mondo: l’allungamento delle aspettative di vita, l’aumento della popolazione, le nuove città, la nuova medicina, la nuova tecnologia. Gli stessi investimenti Esg (Environmental, social, governance) ne sono una forma ancora più esplicita.