Conoscere i costi che gravano sugli investimenti e capire dove trovare le informazioni che servono è importante per assumere il controllo delle proprie finanze
Ne abbiamo parlato con i consulenti finanziari indipendenti Matteo Cadei (Aegis Scf) e Salvatore Gaziano (SoldiExpert Scf)
Uno dei vantaggi di chi riesce a risparmiare e investire è che, in molti casi, può permettersi il meglio. A cena, una spesa superiore in un ristorante di lusso “rifletterà non solo la qualità del cibo, ma anche l’ambiente elegante, il servizio impeccabile e la cura dei dettagli… Ma nel mondo degli investimenti, l’equazione costi più alti = servizio migliore smette di funzionare”, ha affermato il consulente finanziario indipendente Matteo Cadei (Aegis Scf), “la ragione è molto semplice: più paghi, meno soldi hai a disposizione da investire”.
Comprendere come funzionano i costi sui prodotti di investimento come fondi comuni, Etf e polizze vita non è un dettaglio trascurabile. Infatti, l’Unione europea ha gradualmente facilitato questa analisi obbligando chi fornisce i prodotti a far visionare documenti standardizzati, dove le stesse informazioni si trovano sempre nelle medesime caselle. Spesso, però, avere le informazioni a portata di mano non basta prendere decisioni consapevoli: è necessario conoscere l’impatto dei costi sui risultati dei propri investimenti. Cadei riassume a We Wealth questa importanza con un esempio.
“Supponiamo di investire 100.000 euro per 20 anni con un rendimento del 7,5% annuo. Vediamo tre diversi scenari per i costi:
- Costi: al 2,5%. Capitale finale: 265.329,77 euro
- Costi all’1,5%. Capitale finale: 320.713,55 euro
- Costi allo 0,2%. Capitale finale: 409.255,42 euro
“Una differenza di 143.000 euro tra il primo scenario, con un costo del 2,5%, e il terzo, con un costo 10 volte inferiore. Praticamente un intero appartamento regalato in commissioni”.
Una volta compresa l’importanza dei costi, dove trovare le informazioni che servono? “Per avere un’idea di quali costi puoi pagare prima di effettuare un investimento dai un’occhiata al KID (Key Information Document), un documento dove sono riportate tutte le informazioni relative al prodotto che stai acquistando, tra cui i costi”, ha affermato Cadei.
A quali costi prestare più attenzione
Quando si tratta di individuare le informazioni più importanti sui costi dei fondi di investimento, Salvatore Gaziano, consulente finanziario indipendente e responsabile delle strategie d’investimento di SoldiExpert Scf, propone un metodo di analisi a “buccia di cipolla”, che comprende diversi livelli di dettaglio. Al primo livello, è fondamentale tenere d’occhio i costi di gestione. Questi includono le spese di gestione, commissioni annuali che il fondo addebita per coprire i costi di gestione del portafoglio e la remunerazione del gestore del fondo. “Questi costi sono estremamente importanti perché sono ricorrenti”, ha aggiunto Cadei, sottolineando che i costi di gestione si sottraggono ogni anno al capitale investito, anche quando gli investimenti sono andati male e hanno perso valore.
Qual è il costo di gestione “giusto”, una soglia di riferimento che per il mercato italiano possa dirsi corretta? “In pratica, per dare un numero come riferimento, diciamo che qualsiasi contenitore che costi più dello 0,8% deve essere analizzato con estrema attenzione”, ha affermato Cadei, “è un valore arbitrario, ma non casuale: alcuni ottimi fondi pensionistici aperti applicano questo costo”. Alcune situazioni particolari possono giustificare costi fino all’1% ha aggiunto Cadei. La soglia indicata da Cadei escluderebbe facilmente i fondi comuni dal perimetro, in favore dei più economici Etf. E’ una presa di posizione che il consulente ha difeso sulla base dei confronti fra fondi ed Etf comparabili, che ciascuno può verificare caso per caso sulla popolare piattaforma Morningstar, per verificare se il costo penalizza la performance finale: “anche se un fondo è gestito bene ma ha un costo maggiore dell’1% la probabilità di avere un rendimento minore rispetto ad un Etf della stessa categoria è estremamente alto”.
Gaziano ha sottolineato l’importanza di confrontare l’andamento del fondo con il benchmark di categoria per valutare non solo i costi, ma anche il valore aggiunto dato dalla gestione attiva del fondo, sia in termini di rendimenti che di contenimento del rischio. “Non conta quanto prendo, ma quanto rendo”, ha dichiarato Gaziano ricordando un concetto caro al giornalista Enzo Biagi. Quindi, se un gestore di un fondo richiede una quota superiore a quella di un Etf, ma dimostra di produrre rendimenti più alti corretti per il rischio, questo è un fattore da considerare. Tuttavia, “solo pochissimi gestori riescono a superare continuamente i loro benchmark”, ha affermato Gaziano, “la persistenza è bassissima e il migliore gestore di un fondo oggi a 1 o 3 anni potrebbe essere il peggiore nel futuro con una discreta probabilità”.
Per osservare a quanto ammontano i costi di gestione complessivi bisogna cercare all’interno del documento Kid il Total expense ratio (Ter). Gaziano, tuttavia, raccomanda di non limitare l’analisi ai soli costi dell’ultimo anno, che potrebbero essere stati influenzati da fattori straordinari.
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Commissioni di performance.
Le commissioni di performance sono dovute solo se il fondo ha performato bene e ha superato un indice di riferimento indicato nel contratto. Tale commissione si calcola sulla base del rendimento aggiuntivo realizzato dal fondo, rispetto al suo indice di riferimento. Se scatta la commissione di performance, anche il risparmiatore ha ottenuto un risultato superiore alla media di mercato. Tuttavia, sono sempre “soldi in meno che entrano in tasca, quando magari il gestore si è preso più rischi per realizzare questo obiettivo”, ha affermato Cadei. Del resto, non ci sono risarcimenti quando le performance del fondo risultano peggiori dell’indice di riferimento. Gaziano, inoltre, ritiene cruciale prestare attenzione a come vengono calcolate le commissioni di performance, che potrebbero essere calcolate in modo ingiusto a svantaggio dell’investitore.
Commissioni di entrata e di uscita
Note anche come “spese di sottoscrizione” o “spese di rimborso”, queste commissioni sono addebitate all’acquisto o al rimborso del fondo e, anch’esse, incidono sui rendimenti. “Sono sempre espresse in percentuale, ma il modo migliore per capire quanto stai pagando è trasformarle sempre in euro” ha affermato Cadei, “il 2% di commissione di entrata vuol dire che su 100.000 investiti ti vengono tolti immediatamente 2.000 euro, quindi il controvalore iniziale investito sarà 98.000 con annesso guadagno minore”.
Costi della piattaforma d’investimento
Investire con un piano di accumulo in Etf è una comune strategia d’investimento a basso costo per chi è agli inizi. Ma i costi applicati dalla piattaforma su ogni versamento possono incidere in modo significativo se le somme in gioco sono basse. “Oggi esistono piattaforme molto competitive, ma anche un costo molto basso di 2 euro può pesare se l’investimento iniziale è di 100 euro al mese”, ha dichiarato Cadei, “il principio da seguire è che i costi che paghi per utilizzare la piattaforma non devono mai superare l’1% del tuo capitale investito”. Nella pratica, meglio limitare le commissioni sul Pac investendo ad esempio 200 euro ogni due mesi, anziché 100 euro al mese.