La scomparsa di Del Vecchio, e con essa la vicenda successoria che ne seguirà, mette in evidenza l’importanza di adottare per tempo una corretta pianificazione successoria
È importante dedicare una quota del nostro tempo ad immaginare la migliore architettura possibile perorando una soluzione coerente ad i nostri bisogni di pianificazione
La notizia della scomparsa di Del Vecchio ha fatto presto il
giro del mondo, ed è stata ripresa dai maggiori quotidiani e giornali. Persino
il New York Times ha dedicato un lungo approfondimento al presidente esecutivo
di EssilorLuxottica.
Certamente, tra le circostanze che più hanno destato e
ancora destano l’attenzione del pubblico vi è tanto la storia personale di Del
Vecchio, che da un’infanzia di povertà ha raggiunto un successo riconosciuto a
livello globale, quanto l’enorme patrimonio accumulato. Patrimonio che aspetta,
ora, di essere devoluto agli eredi.
Ebbene, proprio su questo aspetto occorre
soffermare l’attenzione. La famiglia Del Vecchio, infatti, al 52° posto tra le
dinastie più ricche del mondo, vanta un patrimonio netto stimato in svariati miliardi di dollari.
Ma come si affronta una successione di questo tipo? Quali
sono le strategie che conviene seguire quando si ha a che fare con patrimoni,
per così dire, “importanti”? La scomparsa di Del Vecchio, e con essa la vicenda
successoria che ne seguirà, mette in evidenza l’importanza di adottare per
tempo una corretta pianificazione successoria.
A tal riguardo, per approfondire la questione, We Wealth ha
intervistato Paolo Gaeta, dottore commercialista e tributarista, esperto in
Trust e tutela del patrimonio.
– Dott. Gaeta, in che modo verrà gestita la successione di
Del Vecchio?
La fine di un imprenditore straordinario, un gigante a capo
di un gruppo gigante è sempre preparata con attenzione, certe aziende hanno succession
plan curati con dovizia di particolari ed aggiornati periodicamente. Ma ciò
non toglie che il momento in cui si mettono in moto i piani è sempre critico e
desta attenzione e curiosità.
Nel caso Del Vecchio c’è stata pianificazione in tutti e tre
i sistemi: family, business e ownership. Infatti, è stato lasciato agli eredi
un documento di visione strategica con i “desiderata” del Cavaliere, è stato
pianificato che alla guida del gruppo rimanessero almeno per un primo periodo
due manager di fiducia, i dottori Francesco Milleri e Romolo Bardin; ed infine è
stata pianificata la gestione del passaggio della ownership in capo alla
società finanziaria di famiglia localizzata in Lussemburgo, la Delfin. Il
capitale della finanziaria è ora diviso tra 8 familiari, sei figli con il
12,5%, la moglie del Cavaliere Del Vecchio Nicoletta Zampillo ed il di lei
figlio (Rocco Basilico già coinvolto nelle attività aziendali) con il 25%.
E’ interessante notare che allo statuto Delfin è stato
affidato il compito di regolare la governance della società con la previsione
che le scelte “straordinarie” possano essere prese con un quorum dell’ 88% che,
per l’attuale divisione delle partecipazioni, è dell’unanimità.
A valle di questi cambiamenti non resta che attendere per
vedere come saranno interpretate dagli eredi le volontà scritte dal Cavaliere e
per quanto tempo l’assetto proprietario resterà così configurato in otto quote
con delibere all’unanimità.
L’architettura prevista per il passaggio generazionale si è
affidata al miglior uso di strumenti ben rodati. Questo assieme alla
preparazione e coinvolgimento degli eredi sono fattori predisponenti al
successo del passaggio del testimone in azienda.
– Quali sono i vantaggi del trust nell’ambito dal passaggio
generazionale dell’azienda?
Comparare scelte di successione come quelle descritte con
soluzioni che danno spazio al trust è sempre interessante. Prendiamo ad esempio
la struttura di successione messa in atto da un altro grande personaggio ed
imprenditore italiano, Giampaolo Dallara. Le società operative del gruppo, da
qualche mese, fanno riferimento alla società Dallara Group srl, il cui 70% è
controllato da Partecipazioni Dallara Spa le cui azioni sono in trust al 100%.
Tra le regole che dovrà seguire il trustee vi è il dover favorire
il permanere, per un periodo di almeno qualche decennio, la permanenza
dell’azienda nel territorio ed anzi una parte dei dividendi dovranno essere
destinati ad attività filantropiche proprio rivolte al territorio.
– Dott. Gaeta, cosa cambia tra una struttura del genere
e quella della famiglia Del Vecchio?
Innanzitutto, occorre osservare che Dallara ha deciso in vita e può
osservare come funziona il sistema che ha progettato, magari anche
migliorandolo. Le azioni non entreranno in successione. Non ci si dovrà
affidare a “lettere di desiderio” verso gli eredi. Con il trust l’Ing. Dallara
ha creato un meccanismo di gestione dinamico
che può reagire agli accadimenti interni ed esterni al gruppo ed alla famiglia.
– Quali sono i passi che occorrerebbe seguire per gestire
al meglio una pianificazione successoria?
È nella natura umana rimandare ciò che oggi sembra meno
importante, perché possiamo sempre “farlo domani”. Eppure, a livello razionale sappiamo
tutti che il momento migliore per pianificare è quando non è necessario. La
mancata pianificazione ha delle conseguenze, mai positive e spesso gravi. E’
importante dedicare una quota del nostro tempo ad immaginare la migliore
architettura possibile perorando una soluzione coerente ad i nostri bisogni di
pianificazione.
Inoltre, è senza dubbio fondamentale, indipendentemente dagli
strumenti giuridici disponibili comunicare: in famiglia, con i soci, con i
parenti, in azienda.
Insieme alla scelta degli strumenti giuridici prepariamo al
meglio le nostre persone a saperli utilizzare.