Oltre un consulente finanziario su cinque ha già integrato le criptovalute nei portafogli di alcuni suoi clienti, una quota raddoppiata rispetto a un anno fa – e il 18% di chi non l’ha ancora aggiunte potrebbe farlo nel 2025. Sono i dati della mappatura condotta negli Stati Uniti da Bitwise, una società di gestione specializzata in cripto che ha sondato 430 consulenti nel periodo post-elettorale negli Usa (14 novembre – 20 dicembre). La quota di consulenti che lavora con le cripto non è cresciuta costantemente secondo i dati di questo sondaggio: un primo picco al 16% era già stato raggiunto nel 2021, cui è seguito un periodo di stasi e contrazione nei due anni successivi. Nel 2024 il tempismo del survey è stato particolarmente favorevole per registrare una particolare fiducia degli esperti del risparmio nei confronti di questo mondo spesso ritenuto marginale nella finanza tradizionale: oltre la metà degli intervistati, infatti, ha dichiarato che l’esito delle elezioni presidenziali ha aumentato la probabilità di investire in cripto, grazie alla vittoria di Donald Trump e alla promessa di rendere gli Usa la “capitale delle criptovalute”. Non stupisce, quindi, che i consulenti che già hanno allocato cripto per i propri clienti prevedono di aumentare (57%) o mantenere (42%) la propria esposizione sul settore. Per oltre sei consulenti su dieci il Bitcoin chiuderà il 2025 oltre quota 100mila dollari, una soglia già raggiunta lo scorso dicembre, prima del recente raffreddamento che ha riportato la criptovaluta per eccellenza in area 100mila dollari.
Oltre all’effetto politico, è la stessa domanda della clientela a spingere i consulenti americani a considerare le criptovalute: il 35% degli intervistati ha ricevuto domande su questo mercato da parte di almeno un decimo dei propri clienti e virtualmente tutti i consulenti (96%) hanno dovuto rispondere almeno a una richiesta sul tema. Molti clienti, poi, investono in cripto per conto proprio, riferiscono i consulenti: se nel 2020 lo facevano in una quota pari al 34%, nel 2024 la percentuale è più che raddoppiata al 70%.
Crescono le cripto fra i consulenti, ma restano una fettina del portafoglio
Nonostante una diffusione crescente, per la maggioranza dei portafogli le cripto rappresentano una quota marginale: in oltre un caso su cinque queste monete rappresentano meno dell’1% dell’allocazione finanziaria complessiva. Tipicamente il consulente non va oltre una quota di cripto superiore al 5% del portafoglio.
La possibilità di acquistare un'esposizione in criptovalute attraverso gli Etf sembra avere avuto un'importanza rilevante per la diffusione nei portafogli dei consulenti finanziari, che citano gli Etf cripto come strumenti molto più graditi (22%) rispetto al possesso diretto delle cripto (9%). In assoluto sono gli Etf azionari con esposizione cripto, tuttavia, gli strumenti preferiti per esporsi a questo mercato (25%), con un maggior accento sulle strategie tematiche.
I principali ostacoli per l’esposizione alle criptovalute, secondo i consulenti finanziari, restano la volatilità e la mancanza di chiarezza normativa, rispettivamente segnalati dal 47% e dal 50% dei partecipanti al sondaggio. Non è una novità: sono da anni in cima ai rischi che allontanano i professionisti. Tuttavia, le preoccupazioni normative sono diminuite rispetto agli anni precedenti (dal 60%-65%), grazie al miglioramento delle prospettive regolatorie negli Stati Uniti con la nuova amministrazione. Anche la percezione della volatilità si è leggermente ridotta rispetto al 2022 (60%), ma rimane un tema centrale. Positivi i progressi nell’educazione sul settore: solo il 31% degli advisor si preclude l'investimento in cripto per il fatto di non sapere come valutare questi asset, in netto calo rispetto al 42% osservato nel 2023, mentre le preoccupazioni per la custodia e i furti sono scese al 24%.