Autentico simbolo della rivoluzione tecnologica nel mondo dei dispositivi elettronici, dal personal computer allo smartwatch, Apple è ancora oggi una delle società più importanti al mondo per capitalizzazione di mercato con oltre 3.200 miliardi di dollari di valore (al 14 marzo 2025). Nel momento di pubblicazione, Apple è al primo posto della classifica delle società quotate di maggior valore, davanti a Nvidia (2.968 miliardi) e alla storica rivale Microsoft (2.888 miliardi). Ma chi sono i maggiori azionisti della società?
Fra i primi 100 miliardari al mondo solo uno, oggi, è direttamente collegato a una forte quota di azioni Apple: Warren Buffett. Se si dovesse dare un volto chiaro a un azionista rilevante in Cupertino, non potrebbe che essere la conglomerata guidata da Buffett, Berkshire Hathaway, che detiene una quota pari a circa il 2% dell’azienda per un controvalore attorno ai 64 miliardi di dollari.
Tuttavia, i primi investitori istituzionali a detenere quote di Apple sono i colossi del risparmio gestito Vanguard, BlackRock e State Street.
Il peso dei grandi fondi nell’azionariato di Apple
I tre giganti dell’asset management – Vanguard Group, BlackRock e State Street Corporation – dominano la lista degli azionisti di Apple, controllando complessivamente oltre il 20% delle azioni della società. Vanguard detiene la quota più alta con il 9,29%, seguita da BlackRock con il 7,48% e State Street con il 3,96%. Insieme, questi fondi rappresentano un pilastro del capitale di Apple, influenzando in modo significativo la governance e le decisioni aziendali.
L’origine di queste partecipazioni deriva dalla grande popolarità di Apple nei fondi d’investimento, che in molti casi riflettono la capitalizzazione del massimo indice di Borsa, l’S&P 500, su cui Apple ha un forte peso specifico. A differenza di Berkshire Hathaway, che acquista azioni in base a una strategia di valore a lungo termine, questi colossi dell’asset management detengono le loro partecipazioni principalmente attraverso fondi indicizzati e ETF, che replicano la composizione degli indici di mercato. Questo significa che la loro quota varia nel tempo in base alle fluttuazioni del titolo Apple all’interno dell’S&P 500 e del Nasdaq 100.
Norges Bank e il ruolo dei fondi sovrani
Tra i principali azionisti di Apple figura anche Norges Bank Investment Management, la società che gestisce il fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo con un patrimonio che supera i 1.800 miliardi di dollari. Norges Bank detiene 187,16 milioni di azioni Apple, pari all’1,25% della società, per un controvalore di circa 40 miliardi di dollari.
La partecipazione di Norges Bank in Apple è parte di una strategia di diversificazione globale, con un forte orientamento verso le big tech americane. Nel 2024, il fondo ha registrato un rendimento record di oltre 222 miliardi di dollari, trainato proprio dalle performance di Apple, Microsoft e Nvidia.
A differenza dei fondi di investimento tradizionali, che possono subire eventuali disinvestimenti di massa da parte degli investitori al dettaglio, Norges Bank ha un mandato di lungo termine e adotta un approccio di investimento responsabile. Il fondo ha storicamente mantenuto una posizione stabile in Apple, dimostrando fiducia nelle prospettive di crescita della società.
L’influenza degli azionisti sulle strategie di Apple
Quando si pensa alla guida dell’azienda, il primo pensiero corre ovviamente al Ceo Tim Cook. Tuttavia, sia lui sia il consiglio di amministrazione detengono un controllo limitato in termini di azioni. Ma quanto pesa il parere di azionisti influenti come Vanguard, BlackRock, State Street e Berkshire Hathaway?
Anche questi attori possono avere un impatto sulle scelte strategiche dell’azienda, soprattutto attraverso le loro votazioni nelle assemblee societarie. Temi come il riacquisto di azioni proprie, la politica dei dividendi e le iniziative Esg (Environmental, Social, and Governance) sono spesso al centro dell’attenzione degli investitori istituzionali.
Apple e il futuro dell’azionariato
Per quasi 15 anni, il mercato azionario statunitense, di cui Apple rappresenta la punta di diamante con il suo record di capitalizzazione, ha dominato la scena globale grazie a una crescita degli utili superiore rispetto agli altri mercati, con il settore tecnologico come principale traino. Tuttavia, come affermato da Goldman Sachs nel report Magnificent Diversification, nel corso dell’ultimo anno questa tendenza ha iniziato a vacillare.
Mentre l’S&P 500 ha perso l’8% e il Nasdaq il 12%, gli indici europei e cinesi hanno registrato rispettivamente una crescita del 7% e del 14% in termini di dollari. Questo cambiamento ha messo in discussione l’idea che il mercato Usa e le sue big tech – Apple in testa – possano continuare a essere l’unico pilastro per la crescita del capitale globale.
La stessa Norges Bank Investment Management, tra i principali azionisti di Apple con 187,16 milioni di azioni, ha adottato negli ultimi anni una strategia più bilanciata, aumentando le esposizioni su Europa e Asia. Questa scelta riflette una visione più prudente rispetto all’eccezionalismo delle big tech americane e alla loro capacità di mantenere il primato assoluto nel lungo periodo.
L’attuale convergenza dei mercati globali suggerisce che, sebbene Apple rimanga una componente essenziale nei portafogli di investitori istituzionali come Vanguard, BlackRock e State Street, il futuro della leadership del settore tecnologico non è più garantito. La crescente attenzione verso strategie di diversificazione geografica e settoriale potrebbe influenzare la composizione dell’azionariato delle big tech nei prossimi anni, con possibili implicazioni per il valore di mercato e il ruolo degli investitori istituzionali nel controllo dell’azienda.