Il Cda di Cattolica ha dunque esaminato i punti in questione e ha dato il via ai lavori di redazione del piano rimedi
Secondo l’Ivass il cda di Cattolica “ha trascurato di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall’impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale”
La relazione dell’Ivass
Secondo l’Ivass il cda di Cattolica “ha trascurato di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall’impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale e, per tale via, l’adeguatezza anche prospettica dei fondi propri”, a cui si aggiunge “una insufficiente capacità di risposta all’evoluzione sfavorevole dello scenario”.
La relazione Ivass sottolinea inoltre come il Cda abbia una limitata capacità di valutare compiutamente i profili di rischio/rendimento relativi ad alcune rilevanti decisioni di business aventi ad oggetto i canali di vendita. “In particolare, è evidenziata l’operazione di bancassurance con Banco Bpm, sottoscritta nel 2019” i cui “risultati negativi” non sono “stati dibattuti” in cda, a cui si aggiungono “altri investimenti molto meno rilevanti, effettuati a partire dal 2012, riguardanti soprattutto le società non assicurative del gruppo”. Ma non finisce qua perché, secondo Ivass, il cda “non ha svolto adeguatamente il ruolo di indirizzo e di monitoraggio” sulle controllate Cattolica beni immobili e Cattolica agricola in perdita per complessivi 23 milioni dalla loro costituzione. “Carenze sono inoltre state rilevate nelle analisi dei rischi nella sottoscrizione e gestione degli investimenti” in H-Farm e nel Fondo ca’ Tron HCampus.
Tutto questo ha portato l’Ivass a vietare a Cattolica “operazioni di apporto di liquidità” nelle controllate non assicurative e nel Fondo ca’ Tron HCampus “senza il previo parere favorevole del Comitato per il governo societario, la sostenibilità e la generazione del valore”.