Le posizioni ribassiste sull’euro messe in campo dai fondi speculativi hanno raggiunto il loro livello più alto da 11 mesi,
Era una delle poche previsioni che avevano messo d’accordo la gran parte dei gestori a fine 2022: dopo una grande corsa del dollaro, il 2023 sarebbe stato l’anno del recupero della moneta unica europea. Recupero che c’è stato per buona parte dell’anno con un picco a metà luglio, ma che negli ultimi giorni è completamente sfumato: a partire dal 21 settembre il bilancio da inizio anno è tornato favorevole al dollaro. Con un’economia americana molto più in salute di quella dell’Eurozona analisti e hedge fund scommettono che la debolezza dell’euro sul dollaro è destinata a proseguire nei prossimi mesi. Le posizioni ribassiste sull’euro messe in campo dai fondi speculativi, ha riportato Bloomberg citando i dati della Commodity futures trading commission, hanno raggiunto il loro livello più alto da 11 mesi, con posizioni corte nette pari a 23.306 contratti nella settimana conclusa il 19 settembre.
Cambio euro dollaro: le previsioni degli analisti
La Federal Reserve nella sua ultima riunione non ha alzato i tassi, ma ha innalzato le attese del mercato sulla posizione che la politica monetaria avrà nei prossimi due anni, nei quali il comitato prevede di tagliare i tassi, ma molto meno rispetto a quanto previsto in precedenza. Questa mossa è strettamente collegata alla revisione al rialzo della crescita economica, che solitamente si associa all’inflazione e potrebbe rallentare il processo di discesa degli aumenti dei prezzi all’obiettivo del 2%. Di conseguenza, i rendimenti dei Buoni del Tesoro americani sono aumentati di nuovo, così come la domanda di dollari per acquistarli. Al 26 settembre l’euro perde quasi l’1% da inizio anno sul dollaro, a quota 1,0599, con un rosso del 3,3% negli ultimi tre mesi. Il calo dell’euro, che si è protratto per dieci settimane consecutive è il più esteso mai registrato dal lancio della moneta unica.
“L’Europa sta lottando con una crescita anemica e un’inflazione appiccicosa, mentre gli Stati Uniti godono di una crescita superiore al trend, sostenuta da forti consumi“, ha dichiarato a Bloomberg Ashvin Murthy, chief investment officer dell’hedge fund AVM Capital Pte di Singapore, “questo periodo di eccezionalismo statunitense sta sostenendo il dollaro e ci aspettiamo che l’euro rimanga sotto pressione per i prossimi sei mesi“.
“Il contrasto tra la vivace economia statunitense e quella europea, in fase di stallo, e il pessimismo sulla ripresa economica cinese costituiscono un serio freno per la valuta comune” europea, hanno affermato gli analisti di Ebury, una fintech specializzata nei pagamenti, “tuttavia, riteniamo che gli attuali livelli valutari prezzino uno scenario già piuttosto cupo e che i dati economici cinesi inizino a sorprendere al rialzo”. Secondo Ebury i nuovi dati sull’inflazione dell’Eurozona, in uscita venerdì, saranno “fondamentali” in quanto “i mercati si aspettano un calo significativo sia nei livelli principali che in quelli core. Un’eventuale delusione su questo fronte alimenterebbe probabilmente un forte rally dell’euro, dato che prezzerebbe le aspettative di ulteriori rialzi”.
Mentre Ebury ritiene che l’euro possa aver toccato il suo minimo a 1,06, Capital Economics ritiene plausibile che possa scendere ulteriormente alla parità entro la fine dell’anno, mentre Rbc Capital Markets punta a un ribasso a 1,02.
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Alla forza del dollaro ha contribuito rendimenti particolarmente elevati per i Buoni del Tesoro Usa, titoli considerati un rifugio sicuro e, ultimamente, anche molto redditizio. Il Treasury a sei mesi offre un rendimento annuo del 5,551% ben superiore all’alternativa offerta dal Tesoro italiano con il Bot, il cui rendimento è del 3,948%. Se la forza dell’economia statunitense continuerà a superare quella dell’Eurozona nell’immediato futuro, come sottolineato in precedenza, l’esposizione al cambio dollaro/euro potrebbe essere favorevole per chi investe in Treasury dall’Europa e offrire un’alternativa per la gestione della liquidità. Passando al Treasury decennale il rendimento si riduce al 4,493%, che si confronta con il 4,668% offerto dal Btp decennale, tornato a offrire di più dopo una fase di insolito sorpasso da parte del titolo americano.