Nel contesto attuale, in cui la mobilità internazionale cresce, così come la pressione fiscale in alcune giurisdizioni europee, sempre più individui ad alto patrimonio considerano un cambio di residenza fiscale. Ma farlo senza conoscere le regole può portare a contestazioni e doppie imposizioni. Ne abbiamo parlato con Fabio Oneglia, co-managing partner dello Studio Legale e Tributario Fivers, che ci aiuta a destreggiarci nel mare magnum delle norme e delle novità che contengono.
Allora, partiamo da un concetto di base: quali sono i criteri chiave per determinare la residenza fiscale di una persona fisica oggi?
I criteri per la definizione della residenza fiscale delle persone fisiche sono stati oggetto di recenti modifiche in Italia, grazie ad un intervento normativo che ha rivisto la disciplina contenuta nell’articolo 2 del TUIR. A partire dal 2024, i parametri rilevanti si allineano maggiormente agli standard internazionali: si guarda alla residenza civilistica (o dimora abituale), al domicilio e alla presenza fisica sul territorio italiano per la maggior parte del periodo d’imposta. Inoltre, salvo prova contraria, l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente determina la residenza fiscale.
In particolare, la nozione di domicilio si è evoluta da un’accezione civilistica legata alla sede principale degli affari ed interessi ad una definizione ai fini fiscali basata sul luogo in cui si sviluppano in via principale le relazioni personali e familiari.
Quali sono gli errori più comuni che si commettono nella rilocalizzazione fiscale?
Innanzitutto, occorre sottolineare che la determinazione della residenza fiscale richiede una valutazione sostanziale e non solo formale. Un trasferimento deve essere reale e dimostrabile con elementi di fatto, a partire dalle relazioni personali e familiari.
La normativa italiana prevede poi che quando il trasferimento avviene verso Paesi inclusi nella cosiddetta “black list” la residenza fiscale si presume ancora in Italia, salvo prova contraria che deve essere fornita dal contribuente.
Inoltre, in caso di trasferimento della residenza all’estero, è opportuno considerare se il Paese di destinazione abbia stipulato Trattati contro le doppie imposizioni, in particolare con l’Italia.
Sempre più Paesi stanno proponendo regimi fiscali agevolati per attrarre capitali e talenti. Quali modelli risultano oggi più competitivi e sostenibili nel lungo periodo?
Il regime dei nuovi residenti introdotto in Italia nel 2017 rappresenta una misura ormai stabile nel tempo ed attrattiva. Dal 2024, la flat tax annuale è stata portata da 100.000 a 200.000 euro per i redditi prodotti all’estero, mentre quelli di fonte italiana restano tassati secondo le regole ordinarie, applicabili ad ogni altro residente. Il regime è applicabile a chi trasferisce la residenza in Italia ed ha risieduto all’estero almeno 9 anni negli ultimi 10, può essere esteso ai familiari con un’imposta sostituiva di euro 25.000 per ciascuno ed è valido per 15 anni. Il regime ha avuto un impatto positivo sul gettito fiscale, sia per le imposte dirette che indirette, attirando nuovi contribuenti. In generale, il modello italiano è competitivo rispetto a regimi di altri Paesi, ma resta essenziale una valutazione personalizzata.
Come cambia la pianificazione patrimoniale e successoria in caso di rilocalizzazione?
Dal punto di vista della pianificazione successoria, è importante sottolineare che – a prescindere da eventuali dinamiche internazionali – è opportuno pianificare con anticipo la trasmissione del patrimonio. Si tratta di un tema personale e delicato, da affrontare caso per caso, ma diventa ancora più rilevante in presenza di asset e beneficiari dislocati in più Paesi.
In Italia, ad esempio, la normativa stabilisce che, in caso di decesso di un soggetto residente, l’imposta di successione si applica su tutti i beni e diritti, ovunque localizzati. Diversamente, se il de cuius è non residente, l’imposta si applica solo sui beni e diritti situati in Italia. Questi criteri possono generare fenomeni di doppia imposizione, specie in assenza di una pianificazione.
Si ricorda inoltre che l’Italia ha stipulato trattati in materia di imposta di successione con alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito.
Quali altre misure rendono oggi l’Italia attrattiva per i non residenti?
Il regime fiscale per i neo-residenti in Italia è chiaramente pensato per attrarre persone ad alto patrimonio che, in assenza di tale incentivo, probabilmente non si trasferirebbero nel nostro Paese. Pur interessando una platea ristretta – poche migliaia di individui – ha contribuito ad aumentare il gettito, sia direttamente attraverso l’imposta sostitutiva sui redditi di fonte estera e le imposte ordinarie sui redditi di fonte italiana, sia indirettamente tramite i consumi e gli investimenti generati da questi soggetti sul territorio italiano. Il regime ha dimostrato di essere sostenibile nel tempo e ha rafforzato la credibilità dell’Italia come Paese in grado di mantenere gli impegni presi in materia fiscale. Oltre al regime dei neo-residenti, vale la pena citare, in particolare, le semplificazioni per la concessione dei visti agli investitori strategici, le disposizioni per il “rientro dei cervelli”, il regime per gli impatriati, la normativa sul carried interest, le disposizioni sulla stabile organizzazione per i veicoli di investimento. Sono strumenti che, se ben conosciuti e utilizzati, possono fare dell’Italia una destinazione fiscale interessante anche nel lungo periodo.
Domande frequenti su Cambio di residenza fiscale: opportunità, rischi e nuove regole
La crescente mobilità internazionale e la pressione fiscale in alcune giurisdizioni europee sono le principali ragioni che inducono gli individui ad alto patrimonio a valutare un cambio di residenza fiscale. L'obiettivo è ottimizzare la propria situazione finanziaria.
Un cambio di residenza fiscale non gestito adeguatamente può comportare contestazioni da parte delle autorità fiscali e situazioni di doppia imposizione. È fondamentale conoscere le normative vigenti per evitare problemi.
Fabio Oneglia è co-managing partner dello Studio Legale e Tributario Fivers. Nell'articolo, fornisce consulenza e guida per orientarsi tra le complesse normative e le novità relative al cambio di residenza fiscale.
L'articolo fa riferimento a un 'mare magnum' di norme e novità, sottolineando la necessità di un esperto per destreggiarsi tra le complessità. Non specifica però novità puntuali, ma evidenzia la complessità del quadro normativo.
Una pianificazione accurata è essenziale per evitare contestazioni e doppie imposizioni. Conoscere le regole e le implicazioni fiscali è cruciale per un cambio di residenza fiscale di successo.