Chi avesse comprato all’inizio dell’anno azioni Nvidia o Bitcoin potrebbe certo vantare ottimi risultati, ma avrebbe comunque mancato la vera star di questo primo trimestre. Il cacao ha superato una performance del 140% da inizio anno, arrivando a raddoppiare il suo precedente picco storico. Si tratta di performance più che doppia rispetto a quella del Bitcoin, che pure ha toccato un nuovo record a marzo. Ed è anche nettamente superiore al +82% messo a segno da Nvidia, il titolo più caldo dell’S&P 500. Allargando lo sguardo agli ultimi 12 mesi, il prezzo del cacao è più che triplicato, con un rincaro del 238% che sembra essersi assestato dopo il 25 marzo.
Una stagione di raccolti avversi nell’Africa occidentale, in cui si concentrano le produzioni di cacao di Costa d’Avorio e Ghana, ha innescato le speculazioni degli hedge fund all’inizio dell’anno. Dalle piogge abbondanti che hanno abbattuto i raccolti, il diluvio è passato sugli ordini di acquisto sui future del cacao, che per la prima volta hanno portato la loro asticella oltre i 10mila dollari alla tonnellata. I produttori di cioccolato hanno dovuto adeguare al rialzo i prezzi proprio nel periodo che conduce alla Pasqua, riducendo in alcuni casi i formati delle uova per mascherare parte dei rincari.
Da commodity di nicchia a dolce tentazione
“Una stretta sulla domanda e sull’offerta si è trasformata in una stravaganza speculativa, in un mercato solitamente piccolo e trascurato, non abbastanza grande da essere incluso nel Bloomberg Commodity Index, un indice di riferimento di 24 asset”, ha affermato il Global markets strategist di eToro, Ben Laidler. In questo momento, la speculazione del cacao sembra una dolce tentazione per una crescente schiera di trader. “Ora il cacao è la quinta commodity più scambiata sulla piattaforma eToro, con una crescita del 150% dei possessori nell’ultimo mese”, ha segnalato il Global markets strategist di eToro, Ben Laidler. “Questi picchi di prezzo fanno parte della routine delle materie prime e spesso portano a un crollo dei prezzi. Ma i prezzi elevati del cacao possono durare e i consumatori hanno appena iniziato a sentirli”, ha aggiunto Laidler, ricordando come con una volatilità annualizzata delle materie prime si attesti in media al 18% nell’ultimo decennio, contro il 5% delle obbligazioni, il 7% delle valute e il 15% delle large cap statunitensi”.
Secondo Laidler il rally del cacao presenta analogie con quelli del succo d’arancia, del grano, del gas naturale e del litio “per citarne solo quattro”. Nella maggioranza dei casi, dopo la corsa forsennata, è seguito il crollo. Cosa succederà al cacao da adesso in avanti? “Di solito i prezzi scendono perché la ‘soluzione ai prezzi alti è il prezzo alto’, con l’offerta incentivata e la domanda frenata. In alternativa, le strozzature dell’offerta si attenuano”, ha affermato Laidler, “l’abbiamo visto nel grano, nel litio e nel gas, ma non nel succo d’arancia, dove i problemi di approvvigionamento permangono. Il succo d’arancia è il parallelo più vicino al cacao”.
L’analisi tecnica sul cacao – e motivi per stare cauti
Negli ultimi mesi, da settembre 2023 e soprattutto a partire dal nuovo anno, “l’estensione rialzista del cacao ha raggiunto delle proiezioni di Fibonacci, sulla base dei movimenti precedenti, di tutto rilievo, anche se 10.000 dollari sono una soglia “psicologica” che potrebbe indurre qualche operatore a ridurre l’esposizione rialzista ed incamerare dei profitti di notevole entità”, ha dichiarato a We Wealth l’esperto di analisi tecnica e membro del consiglio Siat, Eugenio Sartorelli.
Dalla semplice analisi delle tendenze, “non vi sono segnali di un fine rialzo sia su grafici giornalieri sia settimanali e mensili; tuttavia, quella dei 10.000 dollari è una soglia importante da superare al rialzo”, ha affermato Sartorelli, “sappiamo che questo rialzo notevole è figlio di una carenza di offerta da parte dei produttori africani, soprattutto per ragioni legate al cambiamento del clima”, inoltre, “la domanda di cacao è in un periodo dell’anno (festività pasquali) in cui è storicamente elevato”. Sono tutti elementi che dovrebbero invitare alla prudenza ulteriori scommesse al rialzo: “è probabile che da aprile la domanda di cacao si riduca, proprio per prezzi poco sostenibili e per una stagionalità della domanda meno favorevole (stagione calda)”, ha proseguito Sartorelli, “anche per questo un rialzo ulteriore ben sopra i 10.000 dollari sembra avere minori probabilità di accadimento”.
Entrare nell’arena del cacao
Anche se gli acquisti sul cacao hanno i presupposti di una bolla speculativa, con tutti i rischi che ne conseguono, chi volesse piazzare la sua scommessa sul futuro andamento del cacao ha molti strumenti per poterlo fare. In generale, si tratta di mosse che è opportuno monitorare molto attivamente: non è un investimento in cui si imposta la rotta per mesi o anni.
“Uno dei principali strumenti utilizzati è il contratto futures, che consente agli investitori di seguire il trend in crescita del prezzo del cacao. Tuttavia, è importante notare che i contratti futures hanno scadenze periodiche e richiedono una gestione attiva delle posizioni”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach.
“Per coloro che ipotizzano una potenziale flessione delle quotazioni del cacao, si possono considerare i Contratti per differenza (Cfd) in vendita sul contratto futures. Anche in questo caso, è essenziale comprendere i rischi associati e gestire attentamente le posizioni”, ha ricordato Debach.
Chi avesse in mente di scommettere indirettamente sulle conseguenze dei rincari del cacao attraverso le aziende dolciarie non sembra avere molti dati a supporto. Secondo le analisi di Debach la correlazione di aziende come Nestlé e Mondelez risulta irrilevante, o offre dati contrastanti con alcune società positivamente correlate al cacao e altre che si muovono in direzione opposta (fra queste la Mondelez, nota per le barrette Milka e molti altre). “Questi dati suggeriscono che investire sul cacao riflettendo le performance delle aziende dolciarie potrebbe non essere redditizio”, ha affermato Debach, “negli ultimi tempi, queste aziende sono riuscite a compensare gli aumenti dei prezzi a monte, riportando una crescita del profitto lordo maggiore rispetto a quella del fatturato. Questo è stato ottenuto attraverso modifiche delle ricette, riduzione delle dimensioni del packaging (shrinkflation) o diretti aumenti dei prezzi. Tuttavia”, ha concluso Debach, “non sempre queste strategie si traducono in un apprezzamento dei titoli in borsa..anzi”.